GOLFO DI GAETA – “La Regione nella Delibera sugli Spazi Marini dimentica l’Area Sensibile del Golfo di Gaeta”, a denunciarlo in una nota è l’associazione ecologista “La Barba di Giove”.
“In questi giorni – spiega ancora nella nota – è stata pubblicata una Delibera della Giunta Regionale del Lazio (la n. 710) avente ad oggetto: Piani di Gestione dello Spazio Marittimo. Presa d’atto della visione e degli obiettivi specifici e identificazione delle Unità di Pianificazione. Un obiettivo, sicuramente condivisibile, quello di pianificare lo spazio marittimo attraverso l’elaborazione di piani di gestione che ne disciplinino gli usi , dall’acquacoltura, alla pesca, passando le aree di tutela e cosi via. In essa sono definiti una serie di obiettivi, per le singole arre di intervento, che nella loro genericità mettono tutti d’accordo.
Nella Delibera, per l’acquacoltura si rimanda a successive disposizioni, anche in considerazione del famoso emendamento che l’anno scorso aveva di fatto prorogato per altri 18 mesi le concessioni in scadenza nel nostro Golfo, in attesa della approvazione di una Carta Regionale che indicasse le zone idonee per l’acquacoltura e le aree ad essa precluse. Noi, a suo tempo, criticammo questo emendamento non per il suo proposito, la Carta Regionale, ma perché nei fatti concedeva agli impianti localizzati nel Golfo, in una zona già preclusa da una norma e le cui concessioni scadevano il 31 dicembre 2020, di continuare ad inquinare per un altro anno e mezzo, non avendo oltretutto certezza sul loro spostamento offshore”.
“La delibera approvata – si legge ancora nella nota dell’associazione “La barba di Giove” – in una tabella finale denominata Proposta operativa dei Piani, graficizza e descrive, tra gli altri, gli usi attuali dello spazio marittimo e gli elementi rilevanti per l’ambiente, il paesaggio ed il patrimonio culturale. Nello scorrere la tabella siamo rimasti attoniti nel constatare che nel Golfo tra gli elementi rilevanti per l’ambiente da tenere in considerazione, non è fatta alcuna menzione dell’Area Sensibile istituita nel 2010 con Delibera Regionale e che preclude nell’area la presenza di impianti di acquacoltura. Liberare il Golfo dagli impianti è un obbligo sancito da una norma inattuata da ben 11 anni e la dimenticanza della Regione che nella propria deliberazione nemmeno la cita non ci rende ottimisti. Ma noi non molliamo. Siamo stati, a suo tempo, i promotori della proposta di area sensibile del Golfo e continueremo in tutte le forme a denunciare ritardi ed omissioni.
Sempre dalla delibera abbiamo appreso che la già citata Carta delle aree idonee all’acquacoltura è in stato di avanzata realizzazione e che dal 9 settembre sono in corso consultazioni su di essa. Temi di carattere ambientale come questi che segnano il destino del nostro comprensorio necessiterebbero di decisioni partecipate. La partecipazione è invece sempre più una pratica politica solo declamata ma mai praticata e la cittadinanza e le associazioni dei territori sono esclusi. Chiediamo alle amministrazioni comunali del territorio di incalzare l’Ente Regionale affinché in tempi certi indichi lo spostamento offshore degli impianti”.
E conclude: “Ad oggi, delle amministrazioni attualmente in carica, solo l’Amministrazione Comunale di Minturno con una propria deliberazione consiliare ha espresso un parere netto sullo spostamento offshore degli impianti chiedendo oltremodo un ampliamento dell’Area sensibile del Golfo di Gaeta fino alla foce del Garigliano. Chiediamo, inoltre che sia elaborato dalla Regione un piano di azione che dia compiutezza alle prescrizioni previste per il decollo dell’area sensibile del Golfo. Tali prescrizioni – forse è utile ricordarlo – non sono mai state attuate. Peraltro, intendiamo ricordare che la delibera sull’area sensibile prevede oltre alla delocalizzazione degli impianti di acquacoltura, una serie di interventi ulteriori di cui non è ancora chiaro lo stato della loro realizzazione. Tra questi, la depurazione, l’individuazione degli scarichi e il contenimento dei nutrienti (azoto e fosforo) di origine agricola.
La Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli del Dipartimento Territorio avrebbe dovuto istituire una Task Force composta da tutti gli Enti competenti in materia di tutela delle coste per svolgere azioni di indagine, di studio, di monitoraggio e strutturali tese a ridurre il carico di sostanze inquinanti in mare, nonché a verificare l’eventuale necessità di una modifica alla delimitazione dell’area sensibile, da noi più volte richiesta. Sarebbe opportuno allora verificare quanti di queste prescrizioni o impegni siano stati adempiuti e se si profila da parte della Regione l’intenzione reale di attuarle, per contribuire con energia al raggiungimento di soluzioni definitive. Il tempo dell’attesa è finito. Servono provvedimenti”.