Cronaca

Cassino / Delitto Mollicone: al centro ancora la morte di Tuzi, parla Anna Rita Torriero

CASSINO – E’ calato il gelo nella Corte d’Assise del Tribunale di Cassino durante l’attesa deposizione di Anna Rita Torriero, la donna di Ceprano che nel 2008 aveva una relazione extraconiugale con Santino Tuzi. E’ stata fatta ascoltare in aula un’intercettazione ambientale registrata all’interno della stazione dell’Arma di Fontana Liri tra i due il 28 marzo 2008, alcune ore prima dell’interrogatorio dei Carabinieri con cui avrebbe rivelato dopo sette anni di aver visto entrare il 1 giugno 2001 Serena Mollicone nella caserma dei Carabinieri di Arce il giorno in cui scomparve e fu uccisa

“Mo mi mettano le manette” ha esclamato terrorizzato il brigadiere che all’epoca dei fatti era il piantone della caserma del centro in cui avvenne il delitto. La Torriero ha confermato di aver avuto un rapporto extraconiugale con Santino, una storia “segreta” che stava scemando nei primi mesi del 2008 quando aveva deciso di andare a vivere con altro uomo a Ceprano.  E poi il giorno drammatico, l’11 aprile di quell’anno, del suicidio del brigadiere di Sora. La signora Torriero ha ricordato di essersi svegliata quella mattina e di aver trovato sull’uscio di casa una confezione di sigarette ed un omaggio floreale con allegato un biglietto. Riportava la seguente frase: “Queste rose appassiranno ma l’amore che ho per te rimarrà in eterno. Addio amore mio”. 

La donna originaria di Arce subì subito dei propositi di Tuzzi di togliersi la vita da due elementi. L’ha raccontato nel lungo interrogatorio dei sostituti procuratori Maria Beatrice Siravo e Carmen Fusco. Il militare andò via in tutta fretta esclamando questa frase: “Tra poco ti farà sapere dove potrai portare questi fiori”. Anna Rita Torriero però, non si perse d’animo. Era preoccupata del fatto che l’amante potesse mettere in atto gesti inconsulti . E così che provò a contattare il carabiniere convincendolo a fare ritorno a casa sua a Ceprano. Rimase terrorizzata del fatto che l’uomo avesse con se la pistola d’ordinanza, un’arma che lasciava nel suo armadietto quando non era in servizio.

Del precario stato d’animo di Tuzi la Torriero informò anche i vertici dell’epoca della Stazione dei Carabinieri di Fontana Liri e, in particolare, il maresciallo Gaetano Evangelista, tra i pimi poi ad indagare il suicidio del brigadiere nel piazzale della diga dell’Enel in località Sant’Eleuterio. Ma Anna Rita Torriero, originaria di Arce, conosceva Serena Mollicone, la studentessa uccisa che nel processo che porta il suo nome si parla sempre così poco? La risposta è stata positiva. Anzi, la donna ha aggiunto di averla vista entrare e uscire dalla Caserma dell’Arma i Arce dove saltuariamente si recava per consegnare all’amante un panino e una ricarica telefonica.

Il 1 giugno 2001 la donna non era stata in caserma e, di conseguenza – contrariamente alle dichiarazioni rese il 28 marzo e confermate il 9 aprile 2008 da Tuzi in Procura – non avrebbe potuto notare entrare Serena nel luogo in cui secondo la Procura di Cassino sarebbe stata uccisa. La donna ha dichiarato di aver ascoltato in diretta, al telefonino, il tonfo del colpo di pistola con cui il carabiniere ormai fuori controllo si suicidò. “E’ stato talmente forte – ha raccontato – che mi ha lesionato per certi versi il timpano. Da quell’orecchio non ci sento più come una volta”.

Il dottor Costantino Cialella il primo pomeriggio dell’11 aprile di tredici anni fu contattato dal magistrato all’epoca titolare delle indagini sull’omicidio di Serena Mollicone, il sostituto procuratore Maria Perna. Gli chiese, in qualità di medico legale, di “andare subito” e di effettuare un sopralluogo in cui si era appena tolto la vita Tuzi. Erano le 17 quando riscontrò una “rigidità cadaverica non molto accentuata”. Insomma il decesso volontario era avvenuto tre-sei ore prima dell’accertamento medico legale così’ come il flusso ematico era “coerente” con la posizione degli arti superiori della vittima

Il dottor Cialella ha ribadito come Tuzi si sia tolto la vita con un colpo di pistola, della sua arma in dotazione, che da distanza ravvicinato gli ha provocato una copiosa emorragia, la causa scientifica della morte. Lo stesso brigadiere – ha spiegato il medico legale della Procura che sarà sentito nelle prossime settimane su richiesta degli avvocati di Franco, Marco e Annamaria Mottola, gli avvocati Piergiorgio Di Giuseppe, Mauro Marsella e Franco Germani – ha imbracciato l’arma con entrambe le mani e, ancora semi cosciente, l’ha poggiata sul sedile lato passeggero dove è stata rinvenuta dal medico legale insieme al telefonino e ad un paio di occhiali

Il consulente della procura su un fatto è stato chiaro: ha escluso l’ipotesi omicidiaria . “Se così fosse stato nella Fiat Brava di Tuzi – avrei dovuto trovare un po’ di disordine. Era invece era tutto a posto”.

Questa audizione ha lasciato irrisolto un quesito: se la signora Torriero ha udito il colpo di pistola dal telefonino di Tuzi, l’uomo, che ha utilizzato entrambi le mani per suicidarsi, come avrebbe potuto utilizzarlo per interloquire con l’amante? Aveva azionato il vivavoce o ha parlato al telefonino mentre sparava contro se stesso.

Tanti ‘non ricordo’ ha caratterizzato la breve audizione, interrotta dal presidente della Corte d’assise e del Tribunale di Cassino Massimo Capurso , del figlio di Annarita Giovanni Peruzzi. Il giovane con le sue sillabiche affermazioni non ha provocato il disappunto del presidente Capurso. Ha ammesso di aver conosciuto l’amante della madre ma “non mi ricordo cosa successe l’11 aprile 2008”. 

E’ iniziata ed è stata sospesa invece la deposizione del maresciallo abruzzese Luca Torrese, all’epoca in forza ai Ris. Oggi l’uomo 49enne ha cambiato mestiere tra lo sconcerto dell’intera Corte d’assise. Ha deciso di diventare sacerdote. Davanti a questa dichiarazione l’imbarazzo del presidente Capurso: “Le chiedo di averla fatta venire sin qui. Significa che andranno nel processo le sue sommarie dichiarazioni rese all’epoca agli inquirenti”. Si tornerà in aula il prossimo 19 novembre.

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