GAETA – Con sentenza di ieri il TAR del Lazio ha di fatto annullato tutti i provvedimenti relativi al progetto per la costruzione e gestione del forno crematorio in località Sant’Angelo a Gaeta. La sentenza del giudice amministrativo arriva a seguito del ricorso presentato contro il Comune da una cittadina di Gaeta – tramite l’avvocato Luca Scipione – che, a causa dell’eventuale realizzazione della struttura, sarebbe stata espropriata di alcune proprietà.
Il giudice amministrativo ha accolto la sua posizione e annullato gli atti relativi alla realizzazione del forno crematorio lì dove previsto – “in cui attualmente non è presente un cimitero” – e ha disposto che le spese giudiziali siano a carico del Comune di Gaeta.
A stretto giro i comunisti gaetani, da sempre vicini alla vicenda e dalla parte dei cittadini avversi alla realizzazione del progetto, sono intervenuti attribuendo il risultato alla “lotta dei cittadini che si sono riuniti in associazione ed hanno intrapreso sia la battaglia per vie legali, che ha portato alla sentenza di ieri, che la lotta politica attraverso la raccolta di centinaia e centinaia di firme”.
“Come Partito Comunista – dichiarano – esprimiamo ancora una volta tutta la nostra solidarietà con chi non si è arreso alla distruzione del proprio territorio e ha lottato affinché ciò non avvenisse. Ancora una volta dopo Villa delle Sirene, l’amministrazione Mitrano è stata sconfitta e messa in difficoltà, solo grazie alla partecipazione della cittadinanza”.
Il partito comunista non è l’unico a riflettere ad alta voce sui risvolti della vicenda. Lo fanno anche gli ex-assessori Antonio Salone e Luigi Zazzaro, di nuovo sulla scena politica in vista delle prossime elezioni del 2022, che evidenziano – in una nota – in merito al ricorso dei cittadini come “il Tar gli ha dato ragione su tutta la linea annullando la deliberazione comunale numero 75 che approvava il progetto preliminare, la scandalosa determina 764 con la quale il dirigente al settore dichiarava conclusa la Conferenza dei Servizi nonostante ben tre richiami della Provincia di Latina che al contrario bocciava il progetto e la relativa delibera di Consiglio che ne prendeva atto, e ancora le note del Ministero per i beni culturali, quella dell’Autorità di Bacino e tutte le carte della vergogna”.
“Che vergogna! Che figuraccia! Che fine! L’amministrazione comunale di Gaeta – commentano Salone e Zazzaro -, il sindaco Cosmo Mitrano, la giunta e parte dei funzionari comunali hanno gettato la città di Gaeta forse nel punto più buio e più basso della sua storia”.