FORMIA – Dopo aver chiesto lo scorso settembre dal Gip una proroga di sei mesi per completare le indagini, il sostituto procuratore presso il Tribunale dei Minorenni di Roma Maria Perna ha definito ora il quadro investigativo sul delitto di Romeo Bondanese, lo studente di 17 anni di Formia ucciso la sera del 16 febbraio all’incrocio tra via Vitruvio e Ponte Tallini.
Il magistrato, di fatto, ha recepito l’attività investigativa svolta nel corso di questi 9 mesi dagli agenti del commissariato di Polizia e ha chiuso le indagini preliminari con quattro capi d’imputazione. L’omicidio preteritenzionale e le lesioni gravi sono i reati, più importanti, ipotizzati nei confronti di C.B, il giovane di 17 anni di Casapulla, in provincia di Caserta, accusato di aver inferto il fendente mortale all’arteria e vena femorale che provocò la morte dello studente formiano frequentante l’istituto nautico “Giovanni Caboto” di Gaeta. Secondo la Procura dei Minorenni Bondanese cessò di vivere per un arresto cardiocircolatorio “in shock ipovolemico per ferita penetrante”.
C.B., assistito dagli avvocati Luigi Tecchia e Giuseppe Biondi, è accusato di aver ferito gravemente il cugino coetaneo della vittima, Osvaldo Vellozzi, intervenuto in suo difesa. Lo attinse alla coscia destra e gli provocò una “ferita estesa alla coscia destra da arma bianca” giudicata guaribile in 60 giorni.
Il terzo reato per il quale il 17enne rischia ora il processo fu la disponibilità di un coltello che “illegittimamente e senza giustificato motivo aveva portato fuori dalla propria abitazione”.
Il sostituto procuratore Perna ha chiuso le indagini preliminari con l’accusa di concorso in rissa nei confronti di altri quattro giovani all’epoca dei fatti minorenni: sono residenti a Recale, Caserta e Casapulla mentre il quarto è proprio Vellozzi che, dopo essere stato colpito nel corso della rissa scoppiata la sera di Martedì grasso, lottò per alcuni giorni contro la morte.
Si tratta di G. M., 18 anni il prossimo 30 novembre, N.P, 17enne e N.C., maggiorenne dal 15 settembre scorso, che, difesi dagli avvocati Gianluca Giordano, Carmela Ferraro e Massimo Grillo, dovranno ora evitare il processo davanti il Tribunale di Minorenni.
Secondo la Procura competente c’era stato un banale litigio tra Bondanese ed il 17enne di Casapulla a fianco del quale si affiancarono successivamente tre giovani della provincia di Caserta che parteciparono alla rissa. I legali di Vellozzi hanno sempre contestato dal primo momento la versione della Polizia e ora la ricostruzione della Procura dei Minorenni secondo le quali il fendente che ha provocato la morte di Romeo sarebbe stato sferrato al termine di una rissa. Sostengono – ora più che mai – il contrario: solo dopo la coltellata, a causa della quale Romeo è deceduto in pochi minuti, è scoppiata la colluttazione tra la comitiva casertana da una parte, Romeo ed il cugino dall’altra.
Se i quattro giovanissimi imputati casertani potranno presentare memorie o chiedere di essere interrogati nei prossimi 20 giorni, alla famiglia del povero Bondanese restano pochi margini di manovra. Il Codice di procedura penale ha divieto di costituirsi parte civile in un procedimento i cui imputati sono minorenni all’epoca dei fatti contestati.