FORMIA – “Il tempo passa, si susseguono normative nazionali ecomunitarie, deliberazioni regionali, regolamenti, indagini e ricerche che ancora oggi non trovano attuazione, in particolare, l‘istituzione dell’Area Marina Protetta di Monte di Scauri prevista da una legge del 1991 equella dell’Area Sensibile nel Golfo di Gaeta prevista dalla Delibera Regionale Lazio n.116 del 2010. Hanno ribadito con forza queste decennali inadempienze alcune associazione, tra cui l’Associazione cittadini per la tutela dei Beni Comuni, l’Assemblea popolare del Golfo e l’Associazione Pendolari Minturno-Scaurinel corso dell’audizione della Commissione Consiliare Regionale Ambientetenutasi il 25 novembre scorso”. Inizia così una nota a firma dell’Associazione Beni Comuni Formia che intervendo sulla questione “area sensibile” del Golfo di Gaeta e impianti di acquacoltura si sentono come davanti a quella che definiscono “una storia infinita”.
“Fermo restando l’apprezzata positività dell’iniziativa regionale, abbiamo fatto – scrivono le Associazioni- richieste chiare, partendo dall’emendamento della Delibera di Giunta regionale n. 710 dell’ottobre 2021 “Piani di Gestione dello spazio marittimo”affinché si inserisca nella tabella finale, in cui si individuano e descrivono gli usi attuali dello spazio marittimo e gli elementi rilevanti per l’ambiente, l’Area Sensibile del Golfo di Gaeta istituita nel 2010 con Delibera Regionale e che preclude nell’area la presenza di impianti di acquacoltura.
L’attuazione delle normative enunciate – è stato ribadito in commissione -deve vedere l’impegno non solo della Regione, ma anche della Provincia e dei Comuni, nella mappatura degli impianti esistenti rispetto a quanto dato in concessioni, nella verifica sei concessionari provvedono adeguatamente alla pulizia dei residui e alla rimozione delle gabbie inutilizzate e nell’adeguare le autorizzazione agli scarichi degli impianti di depurazione, gestiti da Acqualatina, rispetto a quanto previsto dalla Delibera Regionale del 2010″.
“A tal proposito – si legge ancora nella medesima nota – si è fatta menzione della Deliberazione del novembre 2020 ad opera della Giunta Villa del Comune di Formia che oltre a disporre il diniego di proroga e lo spirare di tutti i titoli concessori agli impianti di pertinenza dell’amministrazione comunale dava mandato ai competenti uffici comunali di procedere ad una ricognizione puntuale degli impianti di acquacoltura per la loro delocalizzazione. Le associazioni e i comitati, pur recependo quanto riferito dall’Assessore alla Transizione Ecologica Lombardi, cioè che bisognerà attendere maggio 2022 per la definizione della Carta regionale di Pianificazione con una mappatura delle zone idonee per l’acquacoltura, hanno chiesto ai Sindaci di esprimere una loro posizione e assumersi la responsabilità di eventuali concessioni ad impianti di acquacoltura qualora la Carta Regionale definisca il Golfo di Gaeta utilizzabile a tale scopo.
È stato fatto emergere chiaramente che l’Area Sensibile per avere un senso di propulsione per la “blu-economy” necessita di un ampliamento almeno fino al fiume Garigliano e come la rimozione degli impianti di acquacultura sia misura indispensabile ma non sufficiente. Petanto, è necessaria un’azione sinergica tra Stato, Regione ed Enti Locali a tutela dell’intero Golfo di Gaeta per evitare la completa eutofrizzazione delle acque che unitamente ad inefficienti scarichi della depurazione civile rendono di fatto non idonee le acque per una serie di usi, dalla balneazione allo stesso pescato”.
E conclude: “Gli strumenti di controllo dell’inquinamento, con dati utilizzabili, sono esplicitati nel rapporto Samobis così come sono disponibili gli strumenti legislativi da attuare, per cui nulla manca ma serve solamente una decisa volontà politica nell’unica direzione che si ritiene possibile ovvero di una gestione e sviluppo sostenibile del territorio. Restiamo, ancora una volta, in attesa delle ulteriori decisioni di Regione ed Enti Locali pronti e vigili a batterci per la salvaguardia del territorio e del mare“.