“Mors tua, vita mea”. Ai Finanzieri del gruppo di Formia che gli hanno notificato un provvedimento di sequestro del Gip del Tribunale di Cassino per un valore di mezzo milione di euro ha replicato così: “Sono stato davanti ad un bivio: o versavo l’Iva o ero costretto a licenziare i miei dipendenti. Ho preferito evitare la seconda ipotesi”.
Ha 60 anni – le sue iniziali sono M.T.- l’imprenditore di Formia rappresentante legale di una nota cooperativa di stanza a Spigno Saturnia ed impegnata nel settore dei trasporti su gomma finito nei guai dopo che il sostituto Procuratore Alfredo Mattei gli ha notificato un avviso di garanzia per omesso versamento dell’Iva e,soprattutto, ha chiesto ed ottenuto dal Gip del Tribunale di Cassino un provvedimento di sequestro di conti correnti, fabbricati, terreni e mezzi aziendali il cui valore economico è analogo all’importo dell’imposta valore aggiunto che M.T. avrebbe dovuto – e non ha ottemperato – versare all’erario.
L’applicazione di questa misura scaturisce da quella che doveva essere una verifica fiscale di routine. Gli agenti del tenente Colonnello Luigi Galluccio si sono imbattute in fatture fotocopia: erano identiche nella loro compilazione, i destinatari sempre gli stessi e gli importi si differenziavano per una manciata di centesimi di euro. Con un importante elemento comune denominatore: le fatture, oltre 1200 all’anno, erano essenzialmente false.
M.T. – secondo la Guardia di Finanza del gruppo di Formia – avrebbe messo in piedi questa frode fiscale, questo sistema truffaldino molto artigianale nel periodo 2014-2018 quando la crisi del settore ha posto un dilemma all’imprenditore: il mantenimento dei suoi livelli occupazionali era garantito solo dall’evasione dell’Iva che, invece, gli ha consentito di “reggere” gli alti costi della manodopera. L’uomo è accusato di aver contabilizzato e inserito le 1200 fatture annue nella dichiarazione fiscale per ottenere un illecito risparmio, l’Iva non versata per un importo di quasi mezzo milione di euro. A fare il resto sono state le indagini compiute attraverso l’analisi di rischio effettuata con il supporto delle banche dati a disposizione della Guardia di Finanza e al termine di mirati accertamenti bancari.
Insomma l’imprenditore “self made” era diventato anche un abile tipografo specializzandosi in un sistema di stampa a tampone per riprodurre,in modo semplice ma con elevata fedeltà e risoluzione,quanto gli serviva. Appunto le fatture fiscali. M.T. , che ha annunciato di impugnare al Riesame di Frosinone il provvedimento di sequestro emesso dal Gip del Tribunale di Cassino, è stato denunciato secondo quanto prevedono gli articoli 2 e 8 del decreto legislativo 74/2000: uso ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.