Disastro ambientale e lesioni personali gravissime. Con queste ipotesi accusatorie formulate dal sostituto procuratore Vittorio Misiti ha preso il via lunedì mattina davanti il giudice unico Tribunale di Frosinone Marta Tamburro il processo nei confronti degli ex vertici che, dal dicembre 2006 al luglio 2013, hanno guidato la Marangoni, l’azienda che produceva pneumatici ad Anagni.
L’udienza inaugurale, nonostante le eccezioni (poi respinte) presentate dal collegio difensivo che ha contestato l’indeterminatezza dei capi d’imputazione, è stata caratterizzata dall’ammissione delle prove d’accusa e soprattutto dalla costituzione di parte civile, attraverso l’avvocato Vittorina Teofilatto, di gran parte di 57 cittadini che, residenti nelle zone limitrofe all’azienda sulla via Anticolana, hanno subito lesioni gravissime per aver respirato a più riprese diossine ritenute altamente tossiche da parte del Dep, l’Istituto Epidemiologico Regionale.
I legali dei sei dirigenti d’azienda sotto processo, gli avvocati Nicola Ottaviani ed Enrico Morigi, hanno subito controbattuto sostenendo, tra l’altro, che le emissioni di diossina evidenziata nei terreni confinanti lo stabilimento fosse inferiore al limite consentito e, dunque, l’azienda non avrebbe alcuna responsabilità per quanto riguarda le lesioni riportate.
Attraverso gli avvocati Alessia Maggi, Angelo Galanti, Caterina Frattali, Roberta Ciavardini, Renata Frattale, Federica Nardoni, si sono costituiti parte civile, oltre i cittadini gravemente ammalati e le famiglie che hanno perso alcuni cari, anche il comune di Anagni e due associazioni ambientaliste, Legambiente e Fare Verde. A loro dire la diossina sarebbe stata provocata dalla combustione di pneumatici.
Si torna in aula il prossimo 21 marzo con la deposizione di diversi Carabinieri della Stazione di Anagni e del Nucleo operativo ecologico che svolsero le indagini.