SUD PONTINO – E’ caduto di nuovo il vincolo associativo per uno dei 25 indagati che esattamente un anno fa – il 26 gennaio 2021 – vennero arrestati nell’ambito dell’operazione anti camorra dei Carabinieri denominata “Anni 2000” con le ipotesi accusatorie di detenzione illegale di armi, rapina, danneggiamento, traffico di droga, incendio e anche estorsione ai danni alcuni imprenditori impegnati sul territorio di Castelforte, Santi Cosma e Damiano e Minturno. Secondo le risultanze investigative del sostituto procuratore della Dda di Roma Corrado Fasanelli questi episodi delittuosi sarebbero stati compiuti dal 2015 al dicembre 2020 suffragati da almeno 300 intercettazioni telefoniche ed ambientali registrate dai Carabinieri in stretta collaborazione con la stessa Dda capitolina.
Lo scorso luglio la V sezione della Corte di Cassazione nei confronti di Ciro Bonifacio, di 32 anni, di San Cosma e Damiano, aveva annullato con rinvio per nuovo esame al Tribunale del Riesame di Roma l’ipotesi dell’associazione finalizzata al narcotraffico proprio nel comune di residenza. L’accusa della Dda di Roma era riuscita ad ottenere la nuova conferma del Tribunale del Riesame che, chiamato a pronunciarsi, nuovamente ribadiva ancora una volta la sussistenza del sodalizio finalizzato al narcotraffico. Di altro avviso, tuttavia, il difensore di Ciro Bonifacio, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, per il quale continuavano a difettare i presupposti giuridici per il riconoscimento dell’associazione. Il penalista ha depositato così nuovo ricorso in Cassazione, chiedendo questa volta che fosse la stessa Suprema Corte ad annullare, senza rinvio, l’ipotesi dell’accusa.
Il ricorso è stato assegnato alla prima sezione che, sciogliendo la riserva assunta, ha proceduto ad emettere dispositivo con il quale, in accoglimento del Ricorso, annullava definitivamente la contestazione associativa per Bonifacio. Sono stati – come si ricorderà – oltre 60 i capi d’imputazione accertati dai Carabinieri della Compagnia di Formia e della Comando provinciale di Latina, risultanze investigative poi condivise dalla Dda. Nello specifico Antonio Antinozzi, il figlio Decoroso, Agostino Di Franco, Antonio Reale, Vincenzo De Martino e Marika Messore, dopo aver abbandonato il clan capeggiato da Ettore Mendico e Orlandino Riccardi, diedero vita sul territorio di Castelforte e Santi Cosma e Damiano ad un ‘organizzazione impegnata nel traffico di cocaina e hashish ma anche ad estorcere somme di danaro a commercianti e a imprenditori dei due centri.
Ettore Mendico, Maurizio e Pierluigi Mendico, invece, avrebbero capeggiato la fazione che, con la complicità appunto di Ciro Bonifacio, Eduardo e Francisco Parente, e Fabio Buonamano, avrebbero gestito dal 2015 in poi un remunerativo giro di spaccio di cocaina, hashish e marijuana. Se un analogo procedimento con il rito abbreviato è da tempo in corso di svolgimento davanti il Tribunale di Roma per alcuni degli imputati, si entrerà nel vivo a Cassino (il collegio difensivo è composto dagli avvocati Mariano Giuliano, Camillo Irace, Roberto Palermo, Pasquale Cardillo Cupo, Anna Marciano, Enzo Mastantuono, Pasquale Santamaria ed Enzo Biasillo) nell’udienza già fissata per il 25 gennaio. Il Tribunale nominerà il proprio perito chiamato a trascrivere – come detto – le chilometriche intercettazioni telefoniche e con l”audizione dei primi testi della Dda di Roma