CASSINO – Sarà ancora una volta protagonista nell’udienza in programma venerdì la porta chiusa del bagno dell’alloggio sfitto della caserma dei carabinieri di Arce contro la quale – secondo la procura di Cassino – Serena Mollicone sarebbe stata sbattuta il 1 giugno 2001 e, in conseguenza dei traumi e delle ferite riportate unitamente alla successiva asfissia subita, ha perso la vita.
Nella nuova udienza del processo che si sta celebrando davanti la Corte d’assise del Tribunale di piazza Labriola compariranno tre sottufficiali dei Ris dei Carabinieri che, dopo l’apertura delle indagini nel 2016 con la riesumazione del cadavere della 18enne studentessa di Arce, hanno arricchito con i loro accertamenti tecnico scientifici le indagini della pataloga forense Cristina Cattaneo. I Sostituti procuratori Maria Beatrice Siravo e Carnen Fusco interrogheranno i marescialli Rosario Casamassima e Ferdinando Scatamacchia ed il luogotenente Vittorio Della Guardia che, su richiesta della Procura di Cassino, effettuarono mirate e circostanziate analisi di laboratorio sui capelli e sugli indumenti di Serena e soprattutto sul nastro adesivo con cui furono inmobilizzati gli arti inferiori e superiori subito dopo il suo omicidio.
Se non sono state trovate impronte digitali appartenenti alla stessa vittima e ai cinque imputati – Franco, Marco e Annamaria Mottola, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale- i periti dei Ris hanno isolato invece micro frammenti lignei che, a loro dire, sarebbero compatibili con la porta contro la quale sarebbe stata scaraventata Serena tra le 11 e le 11.40 di venerdì 1 giugno 2001.
Le difese dei cinque imputati nel contro esame dell’udienza di venerdì scorso hanno contestato la conclusione cui è giunta la dottoressa Cattaneo e, cioè, che la porta sarebbe l’arma del delitto. Semplicemente perché il foro provocato dall’urto si trova ad un’altezza da terra leggermente diversa dalla statura di Serena.