ITRI – Se non è un record poco ci manca. E’ durato poco di quattro mesi il matrimonio politico ed amministrativo tra Forza Italia ed il neo sindaco di Itri Giovanni Agresti. Il divorzio, annunciato da entrambe le parti, è stato ufficializzato mercoledì sera nel corso di una seduta tecnica del consiglio comunale nel corso della quale sono affiorati tutti i limiti, di qualsiasi natura, di un rapporto iniziato male la scorsa primavera con la frettolosa decisione di chiudere anzitempo il primo mandato amministrativo dell’allora sindaco Antonio Fargiorgio e terminato ora peggio.
Il paziente coordinatore azzurro di Itri Michele Stamegna in un’intervista rilasciata al nostro portale aveva chiesto un gesto di “buona volontà e di buon senso” al nuovo capo dell’amministrazione itrana. Non avendo ricevuto alcun tipo di segnale per azzerare soprattutto la Giunta, il direttivo di Forza Italia martedì ha deciso di salutare il sindaco Giovanni Agresti e di approdare, senza imprimere al salto alcuna velocità, dall’altra parte della barricata. A sancire il fallimento di questo divorzio, acuito dall’adozione di alcune unilaterali decisioni da parte del sindaco di Itri, è stato il capogruppo azzurro Andrea Di Biase che per mitezza e pacatezza non ha secondi nel rinnovato consiglio comunale aurunco.
Grazie all’importante contributo elettorale di Forza Italia Giovanni Agresti è riuscito con la miseria di 80 voti a battere al fotofinish l’avvocato Antonio Fargiorgio il 3 ed il 4 ottobre scorsi ed il capogruppo nella fase iniziale del suo atteso intervento si è rivolto, quasi volendo chiedere scusa, ai “tantissimi elettori che ci hanno affidato le loro speranze, di rilancio e di crescita per il futuro della nostra comunità”. Si tratta di speranze – ed è stato il primo affondo di Di Biase – che purtroppo vedono sempre più scemare non riuscendo a riconoscere in questa amministrazione, ormai ad oltre quattro mesi dal suo insediamento, quella forza innovatrice.
In effetti è stato decisamente pessimo l’inizio dell’attuale consiliatura che ha condizionato inevitabilmente il varo della Giunta. Forza Italia aveva avanzato precise richieste per la formulazione dell’esecutivo (due assessori o, tutt’al più, una rappresentanza in Giunta e la presidenza del consiglio comunale) ma il neo sindaco Agresti è andato dritto come un treno Michele Stamegna ha ancora gli incubi notturni quando ricorda una richiesta del sindaco Agresti: “Un solo posto in Giunta spetta a Forza Italia – gli disse – ma dovrà essere una donna”.
Il sindaco gioca di sponda proponendo ed ottenendo la disponibilità della terza degli eletti di Forza Italia, la debuttante Gabriella Dragonetti, a far parte della Giunta municipale con le deleghe minori alla Pubblica Istruzione e all’associazionismo. Michele Stamegna di quell’affronto informò il Senatore Claudio Fazzone per ricordargli che la neo assessora Dragonetti non aveva mai ottenuto il via libera del direttivo a far parte della terza Giunta Agresti. Insomma il neo sindaco di Itri aveva effettuato una legittima nomina ma senza la necessaria copertura del principale partito della sua coalizione.
Questo particolare, di non secondaria importanza, l’ha voluto sottolineare mercoledì il capogruppo Di Biase. Chiedendo di utilizzare un “po’ di decenza” è arrivato a definire “incresciosi gli episodi che coincisero con le vicende che hanno portato alla formazione della Giunta. Nei mesi a seguire tutti i propositivi sforzi profusi dal gruppo politico e consiliare di Forza Italia finalizzati all’idea del bene comune sono rimasti completamente inascoltati”.
La seconda goccia che ha contribuito a far tracimare il vaso della tolleranza politica c’è stata con il secondo adempimento della rinnovata amministrazione comunale: il varo della presidenza del consiglio comunale.
Quando tutti davano per scontata la scelta di uno dei due esponenti della rappresentanza di Forza Italia (l’ex vice sindaco Andrea Di Biase o l’ex assessore ai Lavori Pubblici Serena Ciccarelli), Giovanni Agresti ha deciso di andare dritto. La presidenza d’aula è andata, invece, ad uno dei fedelissimi di Agresti, Salvatore Ciccone, ma la tensione è salita alle stelle quando – caso unico e raro in provincia di Latina – il neo presidente del consiglio comunale è stato nominato anche delegato alla raccolta differenziata, igiene urbana e contenzioso e finanche presidente della commissione consiliare al bilancio. Per Forza Italia la terza provocazione difficilmente da digerire si è verificata, poi, in occasione del varo delle tre commissioni consiliari con l’elezione dei rispettivi presidenti.
Anche qui Forza Italia è rimasta a secco. Forse volutamente. Giovanni Agresti ha deciso, invece, di proseguire da solo (con il fidato vice sindaco di Fratelli d’Italia Elena Palazzo)…forse per necessità. Se avesse fatto marcia indietro, avrebbe manifestato una tangibile prova di debolezza politica.
L’atto d’accusa di Di Biase sulle linee programmatiche del sindaco Agresti per il quinquennio 2021-2026 è stato impietoso: “Le abbiamo condivise tutti ma ogni tentativo è stato vano. Le poche, sterili iniziative intraprese sono andate in direzioni opposte rispetto a quanto condiviso e promesso agli elettori. Un esempio ? – si è interrogato il capogruppo di Forza Italia – la pensa vicenda della riapertura al traffico di piazza Umberto I°. Invece abbiamo sistemato a situazioni legate al soddisfacimento di meri intessi privati e familismi – è stata questa l’altra bordata che meriterebbe un supplemento degli organi competenti – a cui nessuno in questa amministrazione sembra dare importanza né tantomeno cercare di arginare”.
Insomma non ci cono più i presupposti per continuare a stare nella maggioranza Agresti e Forza Italia ha deciso “all’unanimità” di staccare la spina, di lasciare la maggioranza da cui la “maggior parte dei nostri concittadini non si sente rappresentata”.
In questo momento c’è stato il gesto plastico e simbolico dei consiglieri azzurri Di Biase e Serena Ciccarelli di lasciare i banchi della maggioranza e di sedersi a fianco del capogruppo di “Itri Facciamo futuro” , l’ex sindaco Antonio Fargiorgio. Un gesto politicamente significativo quasi una corretta (e mai tardiva) forma di ravvedimento per la decisione di Forza Italia di approvare lo scorso maggio con le dimissioni dei suoi tre consiglieri comunali la mozione di sfiducia ai danni dell’avvocato Fargiorgio. Gli azzurri avrebbero potuto optare per una forma di indipendenza all’interno della (sin troppo) silenziosa maggioranza Agresti. E invece la decisione di “andare a rimpinguare i banchi delle forze di opposizione dove – ha concluso Andrea Di Biase – continueremo a condurre da lì’ un ruolo di attento controllo sulle scelte che verranno assunte dall’amministrazione garantendo la nostra disponibilità verso le esigenze e le istanze di tutti i concittadini tentando di tradurle in valide iniziative da proporre a chi sta governando”
L’ordine del giorno del consiglio comunale di Itri, alle prese con la possibile delocalizzazione del polo scolastico, aveva un carattere esclusivamente tecnico e l’ex sindaco Fargiorgio ha deciso di arricchirlo con veementi bordate politiche.
“La decisione dei consiglieri comunali di Forza Italia deve far riflettere (e tanto) il sindaco Agresti – ha commentato l’ex primo cittadino – Un gruppo importante ha scelto volutamente l’opposizione dopo essere stato determinante con i suoi consensi per una risicata vittoria dell’attuale sindaco. Questa decisione rispecchia l’incredibile isolamento istituzionale e politico di questa amministrazione che sarà ancora maggioranza ancora in consiglio ma non lo è più nella nostra comunità. Un sindaco responsabile dovrebbe prenderne atto e arrivare a tante conclusioni”.
Il sindaco Agresti, da parte sua, sapeva che questo momento sarebbe, prima o poi, arrivato e pertanto ha deciso di non drammatizzarlo: “Che la mia maggioranza fosse composta da 10 componenti e non da 12 lo sapevamo un po’ tutti. Forza Italia mi ha chiesto due assessorati e ho detto di no perché la Giunta sarebbe dovuta essere rappresentativa di ciascuna componente interna. Avevo proposto a Forza Italia di avere un assessorato e la presidenza del consiglio ma ha continuato a dire di no. I suoi limiti politici li ha esternati votando contro l’elezione del presidente Ciccone. Lo scriva: Forza Italia è fuori dalla maggioranza da quattro mesi. Io, a differenza del mio predecessore, non mi faccio imporre nomine e la linea politica. Il Senatore Claudio Fazzone fa la sua politica, io la mia e non vedo cosa possa esserci di male”
Sul futuro del mandato amministrativo al comune di Itri diventa ora – in attesa che vengano superati alcuni mal di pancia con la Lega – determinante il secondo gruppo d’opposizione. Si chiama “Promessa per Itri” che ha mandato in consiglio l’ex sindaco socialista e di Forza Italia Giuseppe De Santis ed una delle prime ortodossie del Movimento cinque stelle in provincia di Latina, Osvaldo Agresti. Soprattutto nel confronto del primo Agresti è una valanga di endorsement: “Peppino è un protagonista del panorama politico cittadino con le sue battaglie com’è giusto che sia. Ma, a differenza di altri, non è mai stato animato da sentimenti rancore quando potrebbe – il riferimento alla mozione di sfiducia subita nel 2015 – ancora nutrirli”.