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Formia / Romeo Bondanese: nell’anniversario dell’uccisione trionfano ricordo, desiderio di pace e giustizia [VIDEO]

FORMIA – Un anno senza Romeo Bondanese non poteva passare in silenzio. La giornata che a distanza di trecentossesantacinque giorni riconsegna la memoria alla tragica uccisione del 17enne formiano sulla panchina all’angolo tra via Vitruvio e ponte Tallini, nel tardo pomeriggo del 16 febbraio 2021, non poteva non tornare a bussare alla porta emotiva di parenti, amici, e un’intera società che ieri hanno risposto alla necessità di far memoria.

In vari momenti della giornata si è ricordata la spensieratezza ed il sorriso di questo ragazzo: sempre col doppio valore di non dimenticare Romeo, ma soprattutto di rivolgersi ai più giovani nell’invito a non reiterare l’uso della violenza, perchè linguaggio abietto e privo di qualsiasi presupposto di comunicazione stessa, a temere – anzi – l’uso della violenza, a deprecarlo.

La prima occasione di abbraccio simbolico attorno al ricordo di Romeo è stato presso la scuola che avrebbe dovuto vederlo diplomarsi,l’istituo nautico “Giovanni Caboto” di Gaeta. I ragazzi della V I, la sua classe, ma anche quelli della V G e della V E, insieme alla Dirigente scolastica – Maria Rosa Valente – i docenti e i famigliari della vittima si sono fermati in una lunga riflessione guidata da Don Francesco Fiorillo della Comunità di San Magno.

Alle 11, nella chiesa di San Paolo, c’è stata poi la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Gaeta, Monsignor Luigi Vari, che ha ricordato ai giovani presenti come il “perdono” – anche quando non sembra possibile – è il gesto più “rivoluzionario” che possa introdurre una rinnovata forza sociale.

“Siamo tristi – ha detto la Dirigente scolastica Valente – perché noi potremo guardarlo solo in foto, non potremo più abbracciarlo e tutto quello che resta di Romeo è racchiuso nei nostri ricordi. Ma loro, i ricordi, sono l’arma più potente di tutte: nessuno è in grado di cancellarli e quelli più forti sopravvivono persino al tempo che fugge senza pensare alle persone che lascia indietro. Questi ricordi sono il nostro bene più prezioso perché nessuno potrà portarli via e anche se un giorno ci verrà voglia di abbracciare Romeo e non potremo farlo ci tufferemo proprio in un ricordo, lo rivivremo assieme e allora sarà compiuto un piccolo grande miracolo, come sta accadendo proprio ora perché Romeo è qui con noi”.

Ed ancora: “da oggi abbiamo pensato di istituire il 16 febbraio di ogni anno la ‘Giornata del Ricordo del Caboto’, giornata dedicata ad un confronto tra docenti, esperti ed alunni sulle problematiche giovanili, sui temi della violenza, del bullismo e sul perché di alcuni accadimenti, proprio perché nessuno di noi avrebbe mai immaginato che saremmo stati qui a ricordare insieme il nostro alunno, amico, figlio Romeo, la sua determinazione, il suo entusiasmo, la sua grinta e la sua allegria”.

Il pomeriggio, intorno alle 19, l’affetto tributato a Romeo si è spostato sul luogo del delitto, divenuto simbolo di rinascita con la piantumazione di un albero di Acacia. Quella panchina è tornata nella troiettoria dello sguardo dei presenti: non più “sporca”, non più piena di fiori come nei giorni immediatamente successivi all’uccisione, ma colma di lumini. Quella luce che ha una forza simbolica potentissima, quella luce a cui più volte è stato assimilato lo stesso Romeo. Una sorta di luce guida.

Fotografie, brevi video, momenti di vita di Romeo hanno riempito un piccolo maxi-schermo allestito sul posto grazie alla fattiva collaborazione di Don Mariano Salpinone (parroco di Don Bosco), mentre alcune palpebre chiudevano sguardi che cercavano altrove quello che la realtà non gli avrebbe più concesso di vedere, altre trattenevano inevitabili lascrime, ed altre ancora rimanevano spalancate a fissare un vuoto pieno di pensieri.

Grazie per essere venuti qui ad onorare la memoria di Romeo: la memoria di nostro figlio, la memoria del nostro amico, di una persona che a vedervi negli occhi credo che abbia lasciato un segno idelebile” – ha detto lo zio di Romeo, Salvatore Orsini, prendendo la parola all’incontro.

“Questa mattina – ha proseguito – in Chiesa ho sentito le parole più belle che potessi sentire, parole che ho già sentito anche da voi, qui, questa sera: «non ti dimenticheremo mai!». E’ questo quello che io vi chiedo qua. Voglio che questa sera sia l’espressione di un sentimento di grande tristezza, però voglio che resti un messaggio di non violenza: quello che deve insegnarci il triste evento che ha caratterizzato questo intero territorio, questa intera città, la vita di ognuno di noi, deve essere un messaggio di pace. Solo così potrà continuare a vivere nelle memorie di tutti noi”.

E poi, parlando del suo “Baby Romy”, lo zio ha auspicato, rivolgendosi ai giovani presenti: “siate in grado di chiedere alle Istituzioni tutto quello che si può fare per i giovani, tutto quello che si può fare per voi, per crescere bene in questa città”.

Un appello che ha trovato una prima risposta nella presenza all’evento dell’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Formia, Rosita Nervino, che rivolgendosi ai giovani ha detto: “dobbiamo fare in modo di essere gli occhi, la bocca di Romeo e tutti insieme dobbiamo iniziare un percorso di diffusione della cultura della non violenza; voi durante questo anno – anche questa sera – ci avete insegnato che può esserci una risposta alla violenza con la non-violenza”.

Un atteggiamento quello dei giovani presenti che sia un punto di partenza, nel senso ultimo che sono riusciti a dare alla convinzione che l’amore possa essere più forte della morte.

Il prossimo 18 maggio ci sarà l’udienza preliminare del processo a carico di cinque ragazzi – tutti minorenni all’epoca dei fatti. A tal proposito l’avvocato della famiglia Bondanese, intervistata a margine del momento di ritrovo promosso attorno alla panchina-simulacro, l’avv. Civita Di Russo ha affermato: “Noi non sappiamo quale tipo rito sceglierà l’imputato, che cosa vorrà fare, quali saranno le richieste; io spero chiaramente, come tutta la famiglia, nella giustizia. Noi non cerchiamo vendetta, non vogliamo vendetta a tutti i costi, perchè qualsiasi pena questo ragazzo possa ricevere non ci porterà mai indietro il nostro Romeo, però sicuramente una sentenza che sia giusta, che dica ed espliciti veramente quello che è accaduto e come sono andate le cose. E’ questo che vogliamo perchè dobbiamo dare la pace alla famiglia e a questi ragazzi che sono qui stasera, che devono capire cosa è successo, che devono capire che in Italia la giustizia funziona”.

Nel video parla l’avvocato Civita Di Russo, legale della famiglia di Romeo Bondanese.

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