Cronaca

Formia / Ferimento Bardellino: proseguono le indagini, alcuni commenti dal mondo della politica

FORMIA –  Un proiettile per uccidere. Ne sono sempre più convinti i Carabinieri della compagnia di Formia che stanno indagando sul grave e tuttora misterioso ferimento di cui è stato fatto bersaglio, nel tardo pomeriggio di martedì, Gustavo Bardellino, di 42 anni di Formia. L’uomo è stato colpito alle spalle, a mezz’altezza, nella toracica nel luogo in cui lavorava da tempo come addetto alle vendite, la concessionaria Autobuonerba, in via Ponteritto in località Gianola, lungo la strada Appia. L’autore dell’agguato sicuramente ha agito con premeditazione. L’ha fatto quando si trovava in piedi sparando alcuni colpi di pistola all’indirizzo di Bardellino nel momento preciso in cui la vittima aveva le spalle rivolte al suo potenziale killer. Una prima verifica balistica effettuata all’interno dell’attività commerciale di Gianola, non ha lasciato spazio a dubbi: Bardellino junior, figlio di Ernesto e nipote di Antonio – boss indiscusso del clan dei Casalesi, scomparso in circostanze misteriose anni fa – sarebbe stato sfiorato anche alla testa dai colpi sparati dall’uomo poi dileguatosi nell’oscurità della zona.

Che non sia stato un avvertimento, un gesto per intimidire ma per uccidere ne sono convinti i Carabinieri che ora indagano non più sotto il coordinamento della Procura di Cassino ma di uno dei magistrati di punta della Direzione Distrettuale antimafia di Roma, il sostituto procuratore Corrado Fasanella. Gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo sulle indagini che ormai stanno privilegiando l’ipotesi che la sparatoria possa inquadrarsi in un presunto regolamento di conti di stampo camorristico.

Gustavo Bardellino nella giornata di mercoledì, nonostante un’emorragia e fosse reduce da un lungo e delicato intervento alla schiena per l’asportazione di un proiettile arrivato a lambire il polmone sinistro, ha deciso di lasciare l’ospedale Dono Svizzero dov’era ricoverato. L’ha fatto, nonostante la contrarietà dei Carabinieri, sottolineando la circostanza di non sentirsi al sicuro. Ad ogni modo sarà ascoltato quanto prima insieme al suo datore di lavoro, ai suoi familiari e semplici conoscenti, ma le indagini saranno arricchite, oltre che dai rilievi balistici proseguiti nella giornata di mercoledì, dalla prova dello Stub cui sarebbe stato sottoposto uno dei presenti intorno alle 19 di martedì nella concessionaria di Gianola.

Sarà determinante anche l’esame da parte dei Carabinieri del contenuto del sistema di videosorvegianza dell’autosalone, delle abitazioni attigue e della stessa via Appia attraverso la quale il feritore ha fatto perdere a piede le proprie tracce oppure si è dileguato a bordo di un’auto di un eventuale complice che lo attendeva.

Preoccupato il commento di un ex Pm della Dda di Napoli Cesare Sirignano. A suo dire il ferimento di Bardellino rappresenta di per sè un fatto oltre che grave per le modalità, anche sintomatico di una rottura con il passato, in cui solo in casi davvero eccezionali vengono colpiti parenti o congiunti di elementi di vertice di una organizzazione mafiosa o legati alla sua storia come nel caso dei Bardellino. “Occorre attendere l’esito delle indagini – suggerisce il magistrato – per comprendere cosa sia realmente accaduto e se questo episodio costituisca o meno un sintomo di una malattia più grave che non tarderà a manifestarsi”.

Il lavoro degli inquirenti si preannuncia ancora più difficoltoso per gli scarni precedenti penali di Gustavo Bardellino. Era stato arrestato in una sola circostanza, nel 2019, da parte degli agenti del commissariato di Polizia di Formia all’epoca guidato dal Vice questore Massimo Mazio. Stalking e minacce ai danni della sua fidanzata furono le ipotesi di reato per le quali finì ai domiciliari prima di riottenere la libertà grazie al pronunciato del Tribunale del Riesame cui si appellò il suo legale, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, ora alla guida del Consiglio comunale di Formia.

La Polizia dovette operare un’azione di persuasione nei confronti dell’ex fidanzata di Bardellino per sporgere e denunciare quanto le sarebbe accaduto. Gli inquirenti cercarono una pistola in occasione di una perquisizione domiciliare ma senza alcun esito. Il commissariato di Formia inviò poi una corposa informativa alla Procura di Cassino per monitorare di nuovo, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, le attività dei componenti della famiglia Bardellino, trapiantata a Formia dalla metà degli anni ottanta. Quell’attività investigativa richiesta dal Vice questore Mazio non venne mai autorizzata dalla Procura di piazza Labriola. 

La sparatoria all’interno della concessionaria “Autobuonerba” non è stata accompagnata nel panorama politico formiano da alcuna valanga di prese di posizioni. Ha fatto eccezione solo il breve monito dell’ex sindaco Paola Villa a “fermarsi prima che succeda altro. Fermiamoci tutti!”. Le indagini sono in corso e pertanto hanno consigliato un po’ tutti, a cominciare dall’amministrazione comunale, alla cautela nei giudizi.

Gli unici due sono arrivati dall’esterno della città. Il primo a prendere carta e penna è stato il deputato di Gaeta di Alternativa C’è Raffaele Trano. Ha scrtto una lettrta al neo procuratore capo della Repubblica di Roma per evidenziare “il grave stato di allarme in cui versa l’intera comunità del sud Pontino” a seguito del dei fatti di sangue verificatisi in data 15 febbraio u.s., episodio che vede coinvolto un membro della famiglia Bardellino. Per Trano quanto accaduto “non può essere considerato semplicemente un fatto isolato, bensì solo l’ultimo passaggio di una vera e propria escalation di violenza che colpisce già da diversi anni in particolare la città di Formia e numerosi esponenti della famiglia Bardellino, sempre gli stessi. E che arriva al culmine con un agguato di chiara matrice camorrista, con tanto di colpi di arma da fuoco sparati in una attività commerciale di un quartiere densamente abitato e quasi in pieno giorno. I miei concittadini – scrive il parlamentare di Gaeta – vivono in un clima esplosivo, più volte segnalato in sede parlamentare, e sono preoccupato che tutto ciò possa rappresentare l’inizio di una nuova guerra di Camorra”.

Raffaele Trano è tornato ad esprimere la necessità di una sede della Direzione investigativa antimafia a Formia o quantomeno l’istituzione di un reparto della squadra mobile: “Ho chiesto a più riprese di valutare anche un presidio della Direzione Distrettuale Antimafia nell’area al confine con la Campania e – ha concluso il deputato di Alternativa C’è – l’invio di personale specializzato nelle indagini patrimoniali.

Da Latina è arrivato il commento del capogruppo della Lega alla Regione Angelo Tripodi: ”Sono molto preoccupato per la sparatoria a Formia, dove si è consumato l’ennesimo episodio di violenza che scuote la cittadinanza. Credo che la politica debba parlare con una voce sola contro i clan. Sono certo che gli inquirenti e gli investigatori risponderanno fermamente per liberare definitivamente il Sud pontino dalla camorra e dalla criminalità organizzata. Chiediamo l’istituzione di un presidio dell’Antimafia nel basso Lazio per essere vicini alle esigenze e alle conoscenze di un territorio ad alto rischio infiltrazioni”.

 

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