SUD PONTINO – “Nonostante siano anni che denunciamo il radicamento della criminalità organizzata e la conseguente diffusione del malaffare nel territorio pontino, e le varie vicende giudiziarie che si sono succedute ci abbiano dato ragione, quanto sta accadendo negli ultimi tempi pur non stupendoci, ci preoccupa profondamente”. A parlare è l’associazione anti-mafia “Antonino Caponnetto” in una nota della segreteria nazionale.
“La ‘malapianta’ – scrivono – per usare una definizione utilizzata da Nicola Gratteri ed applicandola nel senso più ampio, non ha solo ben radicato, ma ha iniziato a fruttificare, avvelenando il tessuto socioeconomico e la struttura amministrativa dell’intera area pontina. Dalle vicende che hanno attraversato la vita amministrativa di Terracina e coinvolto diversi politici ed imprenditori locali, culminate con il recente arresto del vice sindaco, ai sequestri e alle ombre sul porto di Gaeta con il suo probabile coinvolgimento nel traffico illecito di rifiuti su cui sta indagando la DDA di Napoli. Dai carabinieri negli uffici del comune di Sperlonga alla cosiddetta concorsopoli a Latina, dall’ultima operazione che ha coinvolto i comuni di Anzio e Nettuno (peraltro primo comune del Lazio già in passato sciolto per mafia)
convincendo il Prefetto ad istituire le commissioni d’accesso per valutare se non ci siano le condizioni per commissariare le relative amministrazioni comunali, fino alle ultime vicende di Sabaudia con l’arresto della Sindaca Gervasi”.
“Se a ciò – scrivono ancora – aggiungiamo quando emerso nel recente passato con le inchieste quali, solo per citarne alcune, Alba Pontina, Reset, Dirty Glass, ecc appare evidente che la situazione è ben al di là della soglia di allarme e che lo Stato deve intervenire pesantemente ed in maniera più incisiva affinché dalla necessaria azione di repressione, si passi all’acquisizione di consapevolezza e alla reazione della società civile e la comunità possa riacquistare fiducia nelle istituzioni, facendo tornare a germinare quegli anticorpi contro le illegalità che soli possono evitare ulteriori degenerazioni. Per questo, nell’apprezzare lo scatto di orgoglio della popolazione di Anzio che ha deciso di scendere in piazza il prossimo 26 febbraio per ribadire che ‘il Silenzio è mafia’, e nell’aderire convintamente alla manifestazione, vogliamo ribadire la nostra richiesta della creazione di uno specifico dipartimento della DIA nel territorio pontino, che possa meglio affrontare la complessità delle vicende e delle dinamiche in atto nel sud pontino”.
E conclude: “Luoghi e risorse ci sono, ma, fino ad oggi, è mancata la volontà politica. Chiediamo a tutti coloro che hanno a cuore la legalità nel sud pontino, prima fra tutte la Regione Lazio, di fare propria e supportare questa proposta, affinchè si riesca ad invertire concretamente la tendenza e il malaffare da padrone del territorio, torni a sentirsi corpo estraneo allo stesso”.