FORMIA – C’erano ancora gli operai al lavoro il 31 gennaio scorso quando la direttrice generale dell’Asl di Latina Silvia Cavalli, accompagnata dal direttore sanitario del polo ospedaliero sud dell’Asl Pino Ciarlo, dal responsabile del distretto socio sanitario Antonio Graziano e dal dirigente del pronto soccorso Carlo Nucera, dribblando qualche legittima polemica, aveva inaugurato la nuova postazione per la gestione dei pazienti Covid 19.
Era stata realizzata in tempi da record nella zona laterale dello stesso pronto soccorso dell‘ospedale “Dono Svizzero” di Formia con la previsione di non essere un reparto di degenza ma di ospitare 12 posti letto e di sostituire il precedente che, istituito subito dopo lo scoppio della pandemia – a Formia il 1 marzo 2020, due anni fa esatti, si registrò il primo contagio nella provincia di Latina – ospitava soltanto due posti letto.
A distanza di un mese da questo taglio del nastro il quadro che traccia il sindacato Fials di Latina è stato un po’ preoccupante: “Questa nuova struttura è spenta ed è senza medici,infermieri e del personale ausiliario. Posizionata tardi e gestita peggio,è costata soltanto 400mila euro. Ad oggi la nuova struttura adiacente al pronto soccorso dell’ospedale di Formia, che dovrebbe accogliere i pazienti positivi al Covid 19, non ha personale dedicato ed è attivata “a chiamata”.
In pratica – osserva il sindacato – il personale di turno in Pronto soccorso avrebbe disposizione di chiudere una medicheria per andare nella tensostruttura, creando ulteriori disagi e rallentamenti ai pazienti “no Covid”. Non si è attendere la replica della direttrice generale dell’Asl di Latina Silvia Cavalli secondo la quale, la struttura, realizzata per garantire un percorso riservato ai pazienti Covid, “più confortevole ed umanizzato”, non ospita letti di degenza ma accogliere pazienti positivi o fortemente sospetti per il prosieguo dell’iter diagnostico in percorsi predefiniti. L’Asl precisa che nella tensostruttura, che è e rimarrà aperta per accogliere pazienti Covid positivi, è gestita, quando sono presenti pazienti Covid positivi, dal personale infermieristico e, all’occorrenza, da quello medico, senza che “ciò determini una consensuale chiusura di alcuna medicheria nel Pronto Soccorso”.
L’Asl ammette che il numero degli accessi e la presenza di personale in malattia a causa del Covid può determinare un allungamento dei tempi di attesa. In questa prospettiva – ha concluso la direttrice generale Silvia Cavalli – l’azienda “continua nella sua azione di potenziamento degli organici attraverso lo scorrimento delle graduatorie concorsuali e l’indizione ed espletamento di numerose procedure concorsuali, soprattutto nell’ambito delle professioni sanitarie”.