GAETA – Ha fatto ballare dalla metà degli anni settanta intere generazioni di giovani in Italia e nel mondo. Soprattutto da quando aveva cominciato nella seconda metà degli anni settanta, dai tempi della mitologica Radio Andromeda, a far scorrere su un piatto i vinili che vendeva il suo papà in un negozio di elettrodomestici via Lungomare Caboto. La sua passione per la musica, poi, aveva già un carattere pedagogico: la considerava un deterrente per sviare il ricorso, facilissimo, all’eroina e a forme estreme e radicalizzate della politica di quegli anni. Il 2 marzo 2021 se ne andava troppo frettolosamente Claudio Coccoluto,un artista indiscusso che, nonostante le sue umili origini, è diventato nel corso del tempo innovativo e grandioso per la crescita e per la trasformazione della sua arte, la musica per l’appunto.
Per commemorare questo triste anniversario non hanno avuto lo stesso comportamento le due città legate a “Cocco”, Cassino e Gaeta, le città in cui è morto ed era nato il 59enne dj. Il sindaco di Cassino Enzo Salera per via del suo mestiere di commercialista ha una memoria di ferro e mercoledì sapeva di dover commemorare un personaggio che aveva deciso da anni di legarsi alla città martire. E così, complice una bella giornata di sole, il sindaco Saleria ha voluto rendere omaggio al celebre concittadino, dj di fama mondiale, depositando un fascio di fiori “a nome della Città” sulla tomba di Coccoluto presso il cimitero di San Bartolomeo dove Claudio da un anno riposa. Ad accompagnarlo la presidente del Consiglio Comunale, Barbara Di Rollo, il consigliere comunale Rosario Iemma e, soprattutto, la vedova di Coccoluto, la signora Paola, i figli, Gianmaria e Gaia, alcuni amici, tra questi Marcello Russo promotore dell’iniziativa “Insieme per ricordare Claudio Coccoluto”. E’ stato flashmob “social” con l’obiettivo di onorare , con la musica e non solo, un artista della cultura underground che ha fatto ballare ogni generazione del clubbing fino ai nostri giorni. Un artista indiscusso, sempre innovativo, uomo umile e grande”.
Da Gaeta, città in cui era nato e a cui era morbosamente legato Coccoluto, nessuna iniziativa pubblica, nessun gesto, neanche un rigo sui social per rendere omaggio o, più semplicemente, ricordare un gaetano che ha contribuito, attraverso la sua attività artistica, a far conoscere in ogni dove.
Eppure un anno fa in questi giorni il sindaco Mitrano nel suo messaggio di condoglianze alla famiglia si rivolgeva così al dj appena scomparso: “Caro Claudio, Gaeta ti è grata ed è onorata di averti avuto come figlio. Gaeta non ti dimenticherà mai”. Probabilmente sarà anche così ma, nonostante le limitazioni anti Covid , un momento, un minuto possa esssere ricavato nella campagna elettorale per commemorare “un Dj di statura internazionale, protagonista dell’avanguardia in consolle, tra i capostipiti della house music per oltre quarant’anni, capace di portarein tutto il mondo il nome di Gaeta, un ambasciatore della nostra città, a lui dobbiamo molto”.
Un anno fa purtroppo Coccoluto aveva dovuto issare bandiera bianca al cospetto di un brutto male che l’aveva portato via troppo in fretta naturalmente alla sua famiglia e a quella stessa Gaeta dove Claudio era nato e cresciuto prima di diventare nel corso del tempo il suo principale ambasciatore. Coccoluto arrivava da una famiglia umile ed onesta come tante di Gaeta e,nonostante tutto, ha lasciato, a distanza di un anno, un vuoto incolmabile nel panorama musicale e culturale in Italia e non solo.
Quando aveva cominciato Coccoluto aveva dovuto far fronte anche ad anni grigi e pesanti anche per una realtà provinciale come quella del Golfo. Ma uno come lui era un predestinato e,soprattutto, aveva talento ed intuito. Nelle sue amabili interviste aveva sempre messo al centro dei suoi indelebili ricordi papà Erasmo. Aveva un negozio di elettrodomestici in via Lungomare Caboto che naturalmente vendeva 45 e 33 giri. E’ stato un modo, come tanti, per il giovanissimo Claudio per imparare ad usare i piatti, far scivolare il disco in vinile su un panno grigio. All’epoca non c’erano i computer ma il giovane Coccoluto con un po’ di estro e fantasia aveva fatto un ricorso ad un piccolo mixer e, oplà, quel negozio era diventato una mini discoteca sul principale lungomare della città. Che questo ragazzo facesse tanta strada lo si è capito subito dominando le consolle delle principali discoteche di Gaeta e Sperlonga e soprattutto di quella regina, di Formia, che è si è rivelata subito uno snodo della sua lunga, ricca e poliedrica carriera.
Al Seven Up di Gianola, prima che le bombe della camorra provocassero danni e vittime umane, Coccoluto era diventato ben presto un mito per tanti giovani delle sua generazione. Che arrivassero da Gaeta, Formia, Minturno o (d’estate) dalle lontane Torino, Milano e Genova poco importava. Coccoluto aveva guadagnato sul campo la qualifica di “dj resident”. Basta rispolverare lo slogan pubblicitario del Seven Up di quei bellissimi anni purtroppo condizionati dai tentacoli della camorra imprenditrice: “SevenUp: music, light and show. Dj resident: Claudio Coccoluto”.
Il Golfo giustamente cominciava a stare stretto a Coccoluto. E così che dall’Histeria di Roma – un altro monumento della notte dei primi anni ottanta – arrivò una telefonata da Marco Trani con un compito per niente facile: sostituire al mixer chi, come Corrado Rizza, che aveva giù spiccato il volo nella disco music internazionale.
Ma Coccoluto si distinse ben presto anche come imprenditore. Voleva offrire posti di lavoro quasi per sdebitarsi simbolicamente nei confronti di coloro che avevano pensato al suo lavoro. E così prima di diventare il primo Dj proveniente dalla vecchia Europa ad esibirsi al prestigioso Sound Factory Bar di New York, creò a Roma il “Goa”, l’unico club italiano di quegli anni a presenziare nelle classifiche mondiali del settore. Un merito che condivise con il suo socio, Giancarlino Battafarano, guarda un po’ lo stesso che su facebook ha reso noto a Gaeta, all’Italia e al mondo la prematura scomparsa di Claudio Coccoluto. Essenziale, raffinato, mai banale, il dj di Gaeta aveva incarnato l’utopia di una movida lontana da pregiudizi , di una libertà “totale”, di un innovatore che l’ha portato a creare la musica “underground“ e ad essere vivace produttore di se stesso, con la realizzazione di sei compilation in otto anni, l’ultima del quale, risalente al 2008, fu la sua consacrazione artistica: ben quattordici 14 tracce mixate in un’unica sequenza di vinili ed effetti mixati a mano libera.
Il dj originario di Gaeta si è rivelato un vero e proprio Ulisse della creatività . A Radio Deejay fu l’ideatore di C.O.C.C.O – così si faceva chiamare Coccoluto nel suo ambiente – uno spazio in cui mixava in diretta come ai tempi di Radio Andromeda ma non disdegnava di dialogare con il pubblico. Naturalmente la sua carriera non poteva non sintetizzarla in un libro per Einaudi e in un docufilm autobiografico, “Vinilici”, il cui merito, grazie alla regista di Fulvio Iannucci, è stato quello di esplorare in anni fantastici e contradditori e di raccontare diversi mondi,su tutti quello della notte , che stavano cambiando.
Claudio Coccoluto è stato una diversità che si è fatta apprezzare, il suo mito ha avuto un carattere cromatico ben preciso,il tricolore. Nonostante portasse sulle sue spalle tante borse piene di dischi, si è rivelato un leader (poco silenzioso) di una certa rivoluzione musicale grazie ad fantastica combinazione di straordinaria eleganza , capacità tecniche eccezionali e, soprattutto, di un’infinita cultura musicale. Dove l’ha imparata? Per le strade umili della sua Gaeta, nella bottega di papà Erasmo che, prima di tutti gli altri, gli ha insegnato la libertà di inseguire i propri sogni. Un messaggio attualissimo in un’era condizionata dall’incertezza del Coronavirus…e della guerra fuori casa. Claudio, come il sindaco di Cassino, aveva tanta memoria, la considerava la fonte privilegiata per fronteggiare un domani ricco di incertezze. Gaeta è una città distratta ma Claudio cristianamente da lassù ha già perdonato.