FORMIA – Induzione indebita a dare o promettere utilità. E’ il reato, previsto dall’articolo 319 quater del Codice Penale, di cui l’ex sindaco di Formia Paola Villa non riesce a liberarsi definitivamente. Sullo sfondo dei guai giudiziari dell’ex sindaco di Formia c’è la vicenda di Michele Castelli e Pasquale Galliano, la coppia residente presso il complesso Ater di Penitro di cui la professoressa di scienze naturali ha seguito le minacce omofobe di cui sono stati vittima nel corso del 2020 da parte della coppia vicina di casa dei due, A.C. e G. I..
Proprio questi due inquilini hanno formulato un’opposizione alla richiesta di archiviazione formulata il 21 agosto 2020 dall’allora sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo nel procedimento penale in cui erano stati coinvolti la dirigente dell’epoca del settore urbanistica del Comune Annunziata Lanzillotta ed il funzionario della stessa ripartizione Filippo Gionta.
I coniugi accusati si sono opposti non solo all’istanza di archiviazione, hanno chiesto che vengano promosse ulteriori indagini su un caso che non è stato solo di omofobia ma anche di pesanti favoritismi e pressioni esercitate dall’ex sindaco Villa nei confronti dell’ufficio casa del comune. Il motivo? Perché i presunti autori delle minacce e dei danneggiamenti compiuti ai danni della coppia di Penitro perdessero – come poi è avvenuto – il diritto ad occupare un alloggio di proprietà dell’Ater di Latina.
Dell’opposizione all’archiviazione proposta dalla Procura favore dell’ex sindaco di Formia, dell’architetto Lanzillotta e del funzionario Gionta si è occupato in una vivace udienza il Gip del Tribunale di Cassino Alessandra Casinelli che naturalmente si è riservata la decisione.
E’ molto interessato il legale di parte civile, l’avvocato Luigi Scipione, che sostiene di non aver condiviso la conclusione cui era giunta la dottoressa Siravo secondo la quale “…nessun abuso da parte del sindaco può ravvisarsi, in quanto la legge regionale numero 12/1999, all’art. 4 e seguenti., integrata dal regolamento regionale n.2/2000, prevede poteri concorrenti dell’Ater e del comune in materia di edilizia residenziale pubblica, per cui il sindaco non ha violato i suoi doveri/poteri”.
La stessa Procura, in effetti, aveva autorizzato i Carabinieri della Stazione di Formia ad informare gli organi deputati, tra cui il Comune, sui procedimenti penali in corso nei confronti dei coniugi, “al fine di avviare il procedimento di decadenza degli stessi”.
I fatti. I coniugi accusati sono venuti a conoscenza del fatto che l’allora sindaco Paola Villa fosse intervenuta presso l’Ater di Latina per farli decadere dall’assegnazione dell’alloggio popolare di cui sono legittimi assegnatari. E questo per risolvere, “a suo modo”, la questione relativa a dissapori che questi hanno con i vicini Castelli-Galliano.
Temendo che l’indebita ingerenza potesse portare effettivamente alla decadenza dall’alloggio popolare, i due vicini il 28 maggio 2020 formularono una denuncia al Commissariato di Polizia di Formia. ”Purtroppo la denuncia è andata dispersa – ha scritto l’avvocato Scipione nell’opposizione all’archiviazione – e non è stata portata all’attenzione del Pm fino a quando, attraverso un accesso in procura, non se ne è constatata la mancanza facendo ‘riattivare’ la dovuta procedura, anche ridepositando la copia presso il Commissariato di PS di Formia”.
Il 29 maggio 2020 venne notificato l’avvio del procedimento di decadenza dell’assegnazione di alloggi ma il 3 luglio il Comune di Formia, nella persona del Dirigente Lanzillotta, rifiutava l’accesso agli atti perché “era sua facoltà di dirigente e responsabile del settore, dopo aver visionato attentamente la pratica, stabilire quali di questi atti eventualmente potevano essere secretati per motivi di salute, indagini o altro”.
L’accesso alla documentazione avvenne, tuttavia, cinque giorni più tardi e, a dire dell’avvocato Scipione, l’architetto Lanzillotta esibì sì il fascicolo ma dal quale mancavano documenti essenziali, “come il preteso accertamento dell’autorità giudiziaria legittimante la decadenza dall’assegnazione dell’alloggio popolare”.
L’accusa formulata all’ex sindaco di Formia è stata quella di essere stata messa a conoscenza di documenti che “dovevano restare rinchiusi nel segreto istruttorio prima, e nel segreto d’ufficio” non esercitando alcun potere propriamente amministrativo, ma solo di indirizzo politico – programmatico. Un fatto è certo. Il 18 febbraio 2020, il giorno seguente al’ordine impartito, l’architetto Lanzillotta lo eseguì e diede avvio al procedimento per la decadenza dell’alloggio- il decreto venne emesso il 27 febbraio di due anni fa.
La controversia si arenò per qualche mese. La seconda svolta è datata 22 giugno 2020. L’allora sindaco di Formia inoltrò una lettera alla dirigente Lanzillotta, all’assessore al ramo Paolo Mazza ed al Segretario Generale Alessandro Izzi con la quale sollecitò “l’ufficio casa a provvedere quanto prima all’atto di revoca richiesto” e , allegando la documentazione pervenutale dai Carabinieri di Formia, chiese altresì di essere informata del decorso della pratica in modo da poter informare i Carabinieri come richiesto.
Secondo l’avvocato Scipione in questa seconda comunicazione “appare chiaro ed inequivocabile il ‘persistente potere di controllo e decisione’ del Sindaco, su questioni che competono invece al personale strettamente amministrativo; potere persuasivo attuato anche attraverso la spendita dell’Arma dei Carabinieri che, non si capisce a quale titolo, dovrebbe essere informata dal Sindaco, se non per dimostrare la buona riuscita del concorde intento”.
Trascorsero quattro giorni ed il 27 giugno venne notificato un nuovo avvio del procedimento di decadenza a firma del responsabile del procedimento l’architetto Gionta. Il 1 luglio invece, l’architetto Lanzilliotta sentì il dovere di relazione, oltre all’Ater e ai Carabinieri, anche il sindaco (che ne ha fatto espressa richiesta) e l’assessore Mazza.
“Sostanzialmente ben si comprende come il Dirigente sembra scusarsi per il ritardo nell’emanazione del provvedimento di decadenza – si legge nell’opposizione all’archiviazione sottoscritta dall’avvocato Scipione – giustificando lo stesso nel fatto che la decadenza per morosità, (già sostanzialmente decisa dai Carabinieri di Formia, dagli Uffici Comunali, dal sindaco e dal Dirigente Comunale), non poteva essere attuata se non ci fosse stata una richiesta da parte dell’Ater, atto che è arrivato con nota 27 febbraio 2020 protocollo 2677”.
Intanto il 1 luglio di due anni fa la figlia dei coniugi estinse il debito con l’Ater ma, nonostante ciò, il 18 agosto 2020 venne emanato l’ordine di decadenza e di consegna alloggio. Per la parte ricorrente non poteva essere attuato per la l’inesistente presupposto dell’accertamento della Procura e per la morosità nel frattempo risolta.
Nella sua memoria l’avvocato Scipione ha allegato anche un post scritto sul suo profilo facebook dalla professoressa Villa il 5 luglio. Quattro giorni dopo l’avvenuta seconda notifica del procedimento di decadenza della dirigente Lanzillotta: “Il 5 luglio il sindaco Paola Villa si reca a pranzo dai conviventi Castelli-Galliano, evidentemente per festeggiare la ‘buona novella’.
Nella discussione svoltasi davanti il gip Casinelli – la professoressa Villa era difesa dall’avvocato Vincenzo Macari – il legale di parte civile dei coniugi ha chiesto di riaprire le indagini (che per la Procura di Cassino sono state – come detto – già archiviate) non solo nei confronti dell’ex sindaco di Formia ma anche dell’ex dirigente Lanzillotta. Ha ipotizzato i reati del falso ideologico e dell’omissione d’ufficio, nei riguardi del responsabile unico del procedimento Gionta (abuso d’ufficio) e ancora dell’ex sindaco Villa e dell’architetto Lanzillotta accusati di violenza privata. Avrebbero adottato un provvedimento amministrativo illegittimo “omettendo invece di verificare, in violazione dell’articolo 17 della legge regionale 2/2000, lo stato della loro grave difficoltà economica”. Una prova? Il reddito Isse del 2020 fu inferiore a 3900 euro.