GAETA – Anche la marineria di Gaeta ha aderito senza esitazione, dalla mezzanotte di domenica, allo sciopero indetto lo scorso fine settimana a Civitanove Marche, in provincia di Macerata, per protestar contro il caro carburanti. Già dalla scora notte pescherecci della flotta di Gaeta non sono usciti in mare. E sarà così tutta la settimana se non sopraggiungeranno importanti novità che possano portare risposte concrete alle serie preoccupazioni dell’intero comparto della pesca italiana, messo a dura prova dall’impennata dei prezzi dei carburanti, soprattutto del gasolio.
Il caro carburanti ha rappresentato l’ultima emergenza che ha acuito la crisi del comparto, già vessato da altre imposizioni normative oltre da un carico tributario eccezionale. Un incontro con il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali è stato comunque fissato per il prossimo mercoledì 9 marzo a Roma. Nel frattempo si attende un forte contraccolpo sulla disponibilità e sul prezzo del pescato anche sui mercati di Gaeta e dell’intero sud pontino e del cassinate
“L’aumento del costo del gasolio è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso – sostiene Giacomo Spinosa, armatore del peschereccio “Attilla II” – Noi lavoravamo, dall’inizio della pandemia, con il gasolio a 30 centesimi. Piano piano il costo è aumentato ed è arrivato ad 1 euro e 10 oggi. Più che raddoppiato se non triplicato. Ora le barche più grandi in mare consumano 2.500 euro al giorno rispetto alle mille di prima. Abbiamo voluto aderire noi armatori e pescatori di Gaeta a questa protesta nazionale dell’associazione produttori Pesca – ha aggiunto Spinosa – per dare un segnale forte e riconsegneremo i documenti delle imprese che non possono lavorare alle Capitanerie di porto. Il caro gasolio non permette più di sostenere l’attività di pesca e il comparto ha deciso di fermarsi. Il pescato è sempre di meno, i costi aumentano e il prezzo del pesce non si può aumentare più di tanto altrimenti va fuori mercato”.
Qualche numero. In un mese e mezzo il pieno di un peschereccio — sottolineano i pescatori di Gaeta — è passato da 700 a quasi 1200 euro, per un incremento del 70%, con il gasolio a 1,30 euro al litro contro gli 86 centesimi di una settimana fa e i 30-35 centesimi dello scorso anno”.
Secondo Coldiretti Impresapesca, il prezzo medio del gasolio per la pesca è praticamente raddoppiato (+90%) rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero: fino a oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata, infatti, proprio dal carburante.
Le associazioni di categoria – come detto – andranno a Roma per un incontro al ministero. E l’intento è di far entrare il comparto della pesca tra quelli che vedranno un sostegno nel prossimo Decreto. Molti lo faranno simbolicamente, qualcuno — come chi è prossimo alla pensione, con imbarcazioni usurate e stanco di aspettare contributi per la demolizione — definitivamente. Questo particolare fermo pesca procurerà una carenza del prodotto locale che rappresenta una componente importante del prodotto commercializzato . Le difficoltà che stanno vivendo le imprese della pesca con un improvviso raddoppio del costo del carburante interessano tutta la filiera, in quanto il pesce viene trasportato in un sistema di catena del freddo comportando un alto assorbimento dei consumi energetici”.
(In copertina, foto di repertorio)