GAETA – Ancora un nulla di fatto, il terzo consecutivo, nell’ambito della maxi inchiesta della Capitaneria di Porto di Gaeta sulla presunta ed illegittima gestione di alcune e piccole porzioni di demanio marittimo da parte di società e agenzie marittime della città impegnate storicamente nelle attività economiche ed imprenditoriali gravitanti nel porto commerciali.
Il Tribunale di Cassino, composto dai magistrati Tavolieri, Di Fonzo e Falchi Delitala, ha assolto con formula piena i cinque imputato finiti sotto processo con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio. Il collegio non ha per nulla condiviso la portata della requisitoria del sostituto procuratore Marina Marra che aveva chiesto per gli imputati due anni di reclusione ciascuno. Determinante è stata la linea difensiva che, rappresentata dagli avvocati Alfredo Zaza d’Aulisio, Vincenzo e Matteo Macari e Luigi D’Anna, che ha dimostrato, grazie ad voluminoso carteggio amministrativo, che i manufatti per i quali era stato incardinato questo processo erano stati autorizzati in passato dalla stessa Capitaneria di Gaera. La stessa autorità marittima li aveva sequestrati su ordine del Gip Massimo Lo Mastro, lo stesso magistrato revocò i sigilli alla luce della documentazione prodotta dalla difesa.
Il più importante degli imputati è stato Franco Spinosa, di 55 anni, l’ex responsabile della sede di Gaeta dell’ex Autorità portuale del Lazio, che, al culmine delle indagini del nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria, venne raggiunto da un’ordinanza cautelare con cui venne addirittura e temporeamente sospeso dal servizio. Spinosa è stato costretto a difendersi dalle ipotesi di reato di concorso in abuso d’ufficio e occupazione abusiva di demanio per aver consentito, tra il gennaio e l’agosto 2015, a due agenzie marittime di Gaeta – l’”Europa Shipping and logistics srl” e la “Lellimar” – di occupare senza alcuna concessione spazi di demanio marittimo per realizzarvi strutture prefabbricate destinate ad uso ufficio. Per questo motivo sono finiti sotto processo, insieme a Spinosa, i soci e i rappresentanti di queste attività imprenditoriali, Marco, Manuel e Antonio Algozzino, 57, 53 e 82 anni, e Luigi Lelli, di 78 anni di Gaeta. Spinosa finì nei guai per alcune intercettazioni intercorse tra Spinosa ed il titolare dell’agenzia “Lellimar”, Luigi Lelli.
Spinosa fu il responsabile del procedimento al termine che culminò con il rilascio, da parte dell’allora presidente dell’Autorità portuale del Lazio, Pasqualino Monti, della concessione demaniale marittima numero 1 del 2015. Spinosa – secondo il capo d’imputazione – avrebbe dovuto informare il suo presidente dell’epoca di una precisa indicazione interna al network portuale del Lazio. L’articolo 43 del decreto 27/2014, contenente il regolamento d’uso delle aree demaniali marittime nei porti di Fiumicino, Civitavecchia e Gaeta, sosteneva che, in caso di occupazione di aree demaniali marittime da parte di soggetti privi di concessione, la condotta deve essere denunciata all’autorità giudiziaria e di polizia ” in quanto integrante la violazione dell’articolo 1161 del Codice della navigazione deve essere avviato il procedimento finalizzato all’emissione dell’ingiunzione di sgombero ai sensi dell’articolo 54 dello stesso Codice.
Il Pm Mattei all’epoca aveva anche ipotizzato per Lelli e Spinosa la violazione del Dpr 32/52 in forza del quale, in caso di istanza di concessione demaniale superiore ai due anni, doveva essere acquisito il parere dell’Agenzia del demanio e dello stesso piano utilizzazione delle aree demaniali e dei piazzali siti in ambito portuale che, approvato il 30 gennaio 2008 dalla stessa ex Autorità portuale del Lazio, parlava chiaro: nell’area oggetto della richiesta di concessione “possono essere realizzati solo manufatti per lo stazionamento del personale addetto alle funzioni di controllo, con assoluta esclusione di strutture adibite ad uso ufficio e appartamenti a privati”.Dopo un dibattimento durato circa 3 anni ed oltre 15 udienze (il tribunale depositerà le motivazioni nei prossimi 90 giorni) il processo è terminato con una sentenza di assoluzione.
(In copertina, immagine di repertorio)