FORMIA – La sua colpa? Aver chiesto alle 8 del mattino ad un cittadino di non poter entrare nel reparto di chirurgia dell’ospedale Dono Svizzero” di Formia senza una motivazione e senza alcuna urgenza. Dopo esattamente 7anni è terminata la “via crucis” processuale di Vincenzo Viola, l’attuale dirigente facente funzione della divisione chirurgia del nosocomio formiano sinora imputato con l’ipotesi di reato di lesioni gravi.
Il giudice monocratico del Tribunale di Cassino Giorgio Alessio lo ha assolto perché il fatto non costituisce reato relativamente a quanto accaduto il 10 marzo 2015 davanti l’ingresso del reparto dal quale Viola stava andando via dopo aver efettuato un pesante e tradizionale turno notturno. Alla porta arrivano Francesco D’A., all’epoca 48enne di Minturno ed un suo amico che, attraverso modi assai spiccioli, chiesero di entrare nel reparto sino in quel momento chiuso. Dalle parole si passò ben presto ai fatti e D’A. dichiarò di aver ricevuto dal chirurgo (da ottobre consigliere d’opposizione al comune di Sperlonga dopo essersi candidato a sindaco contro l’attuale primo cittadino Armando Cusani) una testata sul volto.
Il legale del dirigente medico, l’avvocato Lino Magliuzzi, ha dimostrato invece il contrario: la lesione riportata dall’infermiere di
Minturno è stata procurata accidentalmente dal dottor Viola nel tentativo di divincolarsi dalla presa al collo da parte del 48enne. Insomma Viola avrebbe ferito la parte offesa (assistito dall’avvocato Francesco Ialongko) nel tentativo di sottrarsi alla sua aggressione. La sentenza di assoluzione di Viola è stata avallata anche da altri due elementi: il medico chirurgo ha una statura medio-bassa e semmai avesse voluto colpito l’infermiere di Minturno non avrebbe potuto mai centrarlo al volto.
L’avvocato Lino Magliuzzi, poi, ha allegato agli atti del processo penale una sentenza del giudice di Pace di Gaeta che aveva condannato
Francesco D’A. al pagamento di una sanzione di 800 euro per aver causato al primario facente funzioni – in questo procedimento parte offesa – una distorsione cervicale nella fase in cui gli aveva stretto il collo. Si chiude con la sentenza di assoluzione di Viola – peraltro sollecitata dal rappresentante della pubblica accusa – una brutta pagina su come le regole a volte non vengano rispettate dall’utenza in un luogo sensibile qual è un ospedale ma non è escluso che il legale del 55enne possa impugnarla in appello.