GAETA – Un’amministrazione comunale, quella del sindaco di Forza Italia Massimo Magliozzi, concluse anticipatamente il suo mandato ma, dopo 18 anni, è una realtà il piano di recupero e di riassetto dell’area della cantieristica e della maricoltura in località Peschiera-La Piaja a Gaeta. L’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno centro settentrionale ha approvato la progettazione esecutiva di quello che a Gaeta, il 18 gennaio ed il 3 maggio 2007, è conosciuto come il “Piano Frattasi”, dal nome del Prefetto che guidò all’epoca, in qualità di commissario Prefettizio, il comune in stretta collaborazione l’allora segretario generale Alessandro Izzi.
Lo strumento urbanistico prevede, dopo l’ok definitivo del consiglio comunale del 29 dicembre 2011, la riqualificazione ed il riordino dell’intero comparto della cantieristica all’ingresso sud della città prevedendo la possibilità di delocalizzare alcune attività incompatibili con l’attuale destinazione urbanistica, riservata alla cantieristica e all’itticoltura, nell’ambito dell’agglomerato industriale di competenza del Consorzio Industriale con il quale l’ex Authority del Lazio sottosrisse un accordo quadro nel luglio 2018. In sintesi i cantieri navali, che rappresentano uno dei settori trainanti della blue economy di Gaeta e dell’intero, devono riqualificarsi o, se considerati impattanti sul piano ambientale o in grado di interferire con la completa attuazione del piano regolatore portuale, delocalizzare. Il progetto esecutivo, che mira al recupero ambientale e igienico-sanitario di parte del water front cittadino di Gaeta, è diventato il contenuto di un decreto del presidente dell’Autorità di sistema portuale, Pino Musolino che, pubblicato per permettere ai concessionari di presentare le relative osservazioni, sarà prodeutico per il rilascio delle nuove concessioni
Ma qual è stata la filosofia di questo progetto esecutivo? Innanzitutto ha perseguito una strategia “di ricucitura e di conservazione degli elementi di coerenza dell’esistente. La rigenerazione ha il suo cardine nel ridisegno dello spazio pubblico in relazione al tessuto urbano, al contesto paesaggistico e al portato della memoria storica”. L’area oggetto di questo progetto urbano ha una dimensione di circa 80mila metri quadrati ed è collocata lungo la costa di levante come water front del quartiere di Calegna, quadrante della città la cui espansione è legata principalmente all’attuazione del Prg approvato nel 1973. L’area in effetti ha subito un processo di progressivo imbonimento e sedimentazione della linea di costa a partire dall’immediato dopoguerra. Storicamente utilizzata per attività legate all’economia del mare, si è sviluppata a partire dalla fine degli anni cinquanta per poi cristallizzarsi nella sua configurazione attuale verso la fine degli anni settanta.
Se sotto l’aspetto geomorfologico l’area può essere definita come doppia, le vocazioni ‘praticate sono invece almeno tre. La prima parte del comparto è infatti una darsena per la nautica da diporto, la Darsena di San Carlo (di circa 15mila metri quadrati); la seconda parte, il sub comparto C1 (circa 30mila metri quadrati), è dedicato, alla cantieristica nautica, la terza parte, il sub comparto C2 (circa 24mila metri quadrati) è invece a destinazione mista, cantieri navali, itticoltura e officine meccaniche di consolidato insediamento Cardine della proposta progettuale ora approvata dall’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro settentrionale è “l’organizzazione dello spazio pubblico, come sistema a pettine, vera e propria spina dorsale dell’intero comparto, che ha nel boulevard su Lungomare Caboto il suo asse portante. Lo spazio pubblico, attraverso la riorganizzazione di quello esistente e il suo potenziamento ottenuto razionalizzando le concessioni, diviene l’ossatura del nuovo tessuto produttivo. La riappropriazione della linea di costa e la definizione di una grande piazza d’acqua, sull’asse di Calegna, a cerniera delle diverse giaciture del comparto, sono gli elementi dirimenti ipotizzati.
L’opera di riordino e ricucitura dell’area cantieristica si concretizzerà in due fasi: la prima è quella della riformulazione dei perimetri delle concessioni, la seconda riguarda la riorganizzazione dei volumi dei singoli concessionari. Questo metodo consentirà una razionalizzazione e riqualificazione dell’area procedendo per gradi al fine di determinare le migliori condizioni per svolgere le attività dei cantieri presenti. In questa logica si inserisce anche la ricollocazione dei Cantieri Navali “Semater”, che posti attualmente nell’area portuale adiacente la Banchina di Riva, saranno integrati nel sub comparto C1. I cantieri “Semater” infatti sono concessionari di un’area posta all’interno del perimetro del Porto, all’interno della cinta doganale, in una zona che il Piano regolatore Portuale, di recente approvazione, ha destinato ad altre funzioni, diverse da quelle della cantieristica. Concettualmente l’operazione proposta segue la linea del restauro del paesaggio che è uno dei cardini del metodo progettuale.
Le premesse giuridiche ed operative sono state perseguite in modo lungimirante dall’ ex Autorità Portuale che ha determinato le condizioni per spostare i cantieri “Semater” in un lotto ottenuto dal ridisegno del’ ex-Cantiere navale del Golfo, la cui disponilità immobiliare è stata assorbita nel patrimonio dell’ex Authority grazie ad un’iniziativa del dirigente della filiale di Gaeta Lucio Pavone. Si è proceduto alla rettifica dei confini tenendo in debita considerazione gli attuali manufatti che almeno in un primo momento verranno conservati anche in virtù della loro legittimità.
In un secondo tempo l’auspicio è che i fabbricati esistenti possano essere sostituiti con altri che presentino tutti le medesime fattezze, proporzioni e finiture e che insieme al progetto delle nuove giaciture e rettifiche dei confini possano costituire il ridisegno organico e uniforme del comparto. Qualche esempio: “Mitilgaeta” e “Carrozzeria la Piaja” sono concessioni la cui destinazione d’uso “non è del tutto congrua con quella del comparto in oggetto”. Nella prima stesura del progetto venivano delocalizzati mentre in questa definitiva vengono ricollocati all’interno del comparto stesso. La loro dislocazione è funzionale alla riqualificazione e ridefinizione del fronte nonché alla fruizione dello spazio pubblico della darsena di San Carlo.
“Mitilgaeta” in virtù degli attuali 171 metri quadrati avrà una concessione di 217 metri quadrati, con un incremento di 46 metri quadrati mentre la “Carrozzeria la Piaja” avrà 324 metri quadrati in virtù degli attuali 271, con un incremento di 53 metri quadrati. “Gaeta Marine”, ora “Sapinav” subisce la rettifica dei confini conservando la propria collocazione nel sito. La concessione sarà incrementata di circa 28,5 metri quadrati da 488 a 517 metri quadrati. Anche “Fortunato” subirà una rettifica dei confini con un incremento della superficie della concessione di 90 metri quadrati, da 2623 mq a 2713 metri quadrati.
“Baia Fisch” nella prima stesura del progetto veniva delocalizzata poiché la sua destinazione d’uso non è congrua con la previsione di piano. In questa nuova viene conservata subendo una rettifica dei confini della concessione che passa da 1300 a 1496 metri quadrati, con un incremento di 196 metri quadrati. Anche “Nautica Lieto” subisce una rettifica dei confini con un incremento di 45 metri della superficie della concessione da 2618 a 2663 metri quadrati. La razionalizzazione della concessione ne consentirà un uso migliore, inoltre saranno conservati i binari per gli alaggi attualmente presenti.
Le concessioni ex Spicamar ora “Marina Services” ed ex Cng” in previsione di accogliere il cantiere della “Semater”, pur rimanendo nella loro collocazione originale, sono state riformulate sul principio di razionalizzazione che informa la proposta progettuale in oggetto, sia in riferimento agli attuali perimetri che rispetto all’estensione delle concessioni. La prima, “Marine Services”, viene incrementata di 470 metri quadrati passando da 1736 a 2206 metri quadrati mentre la seconda, l’unica a subire un decremento, passerà da 3488 a 2870 metri quadrati, ovvero 618 metri quadrati in meno. Pur subendo questa sottrazione la concessione ottiene un fronte di 24 metri sul fronte a mare che ne consentirà un uso migliore. Su questo lotto, così riformulato, verrà collocata la “Semater”, che rispetto all’area concessa sulla banchina di Riva, circa 2000 metri quadrati ottiene un incremento significativo.
Per quanto concerne la “Nautica Azzurra” la rettifica dei confini determina la necessità di smontare le pensiline presenti al confine con i “F.lli Aprea”. La consistenza varia di circa 130 metri quadrati passando da 5551 a 5682 metri quadrati. Anche “F.lli Aprea” subisce una leggera rettifica dei confini con un incremento di 83 metri quadrati della superficie della concessione da 4554 a 4637 metri quadrati.
“Di Donna”, a fronte di una modifica consistente per liberare il fronte verso la strada pubblica, è soggetto a un incremento della propria concessione di 114 metri quadrati passando da 3746 a 3860 metri quadrati, conservando naturalmente i binari per gli alaggi e il relativo spazio di manovra.
In sintesi, rispetto all’attuale configurazione dell’area, il numero delle concessioni rimane sostanzialmente invariato, riducendosi di una sola unità, ovvero quella di “Toscano Rosalia” la cui concessione è decaduta. Uno degli aspetti di preminenza è indubbiamente la riformulazione del fronte su Lungomare Caboto, finalizzata a uniformare e a dare ordine, “secondo un principio stereometrico”, a quello che oggi appare come un insieme informe e disordinato di volumi sparsi.
I nuovi volumi avranno uno sviluppo perpendicolare al Lungomare, con il fronte su strada costituito da moduli multipli di 6 (6, 12 e 18 metri) con un’altezza alla gronda di 6 metri e la copertura a falde la cui inclinazione sarà del 30%. Tutti i fabbricati si svilupperanno sullo stesso filo arretrato di circa 20 metri dai cancelli di ingresso delle singole concessioni. Con l’intenzione di creare un fronte unitario che potesse essere riletto anche su diversi piani, si è intervenuti con una proposta progettuale per le recinzioni delle concessioni su lungomare Caboto e contemporaneamente con una proposta di skyline per i manufatti all’interno delle medesime concessioni.
La recinzione che costituisce il primo elemento di rapporto tra le concessioni del Comparto e la città di Gaeta sarà realizzata con pannelli metallici microforati da cui quasi a scomparsa si apriranno i cancelli per i flussi di ingresso e uscita. Si ipotizza (il tema verrà sviluppato successivamente) che la recinzione pieghi verso l’interno delle concessioni senza soluzione di continuità a costituire una pensilina per il ricovero delle auto. I manufatti in un’alternanza di volumi e spazi coperti creano un gioco di linee spezzate che si rincorrono a definire un profilo unitario ma dinamico.
Relativamente alla riqualificazione della Darsena di san Carlo e del relativo spazio pubblico l’ipotesi progettuale è basata su pochi interventi finalizzati a potenziare la relazione tra lo spazio pubblico, costituito dal boulevard di Lungomare Caboto e l’area della darsena, rendendo questa parte di comparto più favorevole alla frequentazione pubblica. Nella proposta di progetto lo spazio pubblico costituito dal susseguirsi di spazi pedonali su Lungomare Caboto la sistemazione attuale, frutto del recente intervento dell’Amministrazione Comunale di Gaeta, rimane sostanzialmente inalterato. L’intervento si concentrerà invece sulla realizzazione di una complanare al Lungomare per l’accesso alle concessioni che viene dotata di un cospicuo numero di parcheggi a servizio della città e soprattutto dei fruitori della darsena.
Quest’ultima, infatti, costituisce il vero spazio pubblico donato alla città di Gaeta, anche attraverso la realizzazione di una piccola piazza sull’acqua in luogo dell’attività di itticoltura da delocalizzare. Per favorire la fruizione di questo spazio e migliorare la circolazione interna al Comparto si è ritenuto necessario la ricollocazione di alcune concessioni, come precedentemente descritto. Il sub ambito C2, quello destinato alla maricoltura,è indubbiamente la parte del comparto con il più alto gradiente di trasformazione edilizia. Questa parte è infatti caratterizzata dal maggior numero di attività incoerenti rispetto a quanto stabilito dal piano esecutivo. La delocalizzazione di attività cantieristiche e di altre attività quali le officine meccaniche, il cui esercizio appare molto complesso sotto l’aspetto logistico, libererà lo spazio per nuove concessioni, legate alle attività di allevamento e lavorazione ittica e determina le condizioni per un nuovo assetto formale attraverso la realizzazione di nuovi edifici e nuovi perimetri per le concessioni.
La progettazione è già affidata ad un tecnico – l’architetto Pietrosanto – dunque la domanda è: quali saranno i tempi di applicazione del progetto esecutivo? Sarà applicato subito, dopo una gestazione di quindici anni – visto che c’è già il finanziamento dell’Autorità Portuale di circa 540mila euro – o si aspetterà il dopo elezioni amministrative?