L’interrogativo – com’era prevedibile – ha alimentato certezze da una parte ma ne ha anche ridimensionate delle altre: ma il simbolo del partito Democratico serve davvero alla causa elettorale di Sabina Mitrano alle amministrative del comune di Gaeta del 12 giugno prossimo? Il quesito se lo sta ponendo in queste ore la stessa professoressa di lettere. Pensava di dare sostegno e linfa alla sua sfida elettorale anti-Cristian Leccese confidando nell’apporto politico del Partito Democratico – cosa avvenuta venerdì’ scorso con la votazione del direttivo che ha bocciato a larga maggioranza lo svolgimento delle primarie nello stesso Pd e nella coalizione – ma anche in quello indiretto del voto disgiunto “made in Cristian Leccese”.
A sostenerlo da settimane era un autorevole rappresentante della coalizione di centro destra, l’ex assessore all’urbanistica, prima per An e poi per Forza Italia, Pasqualino De Simone. In aperta polemica con il candidato a sindaco “rampollo” di Cosimino Mitrano, De Simone era arrivato a sostenee tre cose creando un mix di disappunto e di stupore nella coalizione che ora governa il comune di Gaeta. E cioè di non candidarsi in prima persona di sostenere l’elezione nel nuovo consiglio comunale di una donna regolarmente candidata per Leccese ma di appoggiare alla carica di sindaco proprio Sabina Mitrano
Per giorni Cristian Leccese ostentava serenità e tranquillità e, davanti alle molteplici richieste di intervento per mettere in riga De Simone, rispondeva e scriveva così: “Pasqualino è un amico e, come tale, va preso per quello che è”. L’ex assessore all’urbanistica piuttosto che provocatore è stato utilizzato dalla stessa coalizione Leccese come un cavallo di Troia per assaltare nella prima occasione utile il recinto, tutt’altro che chiuso, di Sabina Mitrano? Sembrerebbe perseguire ora questa seconda opzione dopo la decisione – come detto – del Pd di sostenere Mitrano. Per De Simone la professoressa Mitrano indossando il cappello del Pd ha perso la sua verginità politica e, dunque, non è appetibile sul piano elettorale e, dunque, non è più la novità assoluta del voto amministrativo 2022.
De Simone aveva bluffato quando anticipava il sostegno diretto alla Mitrano pur facendo parte di uno schieramento avverso? Ora considera la professoressa di lettere una prigioniera che può diventare un oggetto di scambio sul piano politico vanificando in poche settimane quell’originalità che aveva portato nello scenario di Gaeta.
“Chiudersi in un recinto ideologico – tra l’altro di un partito in disarmo (il Pd, dunque, ndr) che va completamente ripensato e fondato nelle sue coordinate di base – vanificherebbe un lavoro sano finalizzato alla costruzione di un polo civico ampio ed ossigenato da tante sensibilità diverse – aveva osservato De Simone – Un discorso è fiancheggiare un orientamento, sentirsi vicini ad un mondo di ‘sentire’, altra cosa è tuffarsi nel lago identitario di un singolo partito. Tutto ciò – aveva aggiunto l’ex assessore all’urbanistica della seconda Giunta Mitrano – è legittimo e rispettabile. Ma quel lago impedirebbe la navigazione di una mare politico più, ancora non navigato”.
De Simone sarebbe arrivato ad un’indiretta conclusione politica: è inutile ricorrere al voto disgiunto quando Sabina Mitrano ha abiurato la sua totale civicità che molti interessi stava creando. A questo Cristian Leccese sarà pure il male minore ma teniamocelo stretto. Questo dietro front dell’ex assessore all’urbanistica nel frattempo ha rinvigorito, sul piano psicologico e militare, le truppe della parte più a sinistra del Pd, quella che, candidando insieme ad altre liste civiche e movimenti l’ex sindaco Pds Silvio D’Amante, aveva chiesto lo svolgimento delle primarie per la scelta del candidato primo cittadino.
Il dentista due volte sindaco, nonostante il simbolo del Pd fiancheggerà il nome di Sabina Mitrano, ha sciolto le ultime riserve e, completando a suo modo l’atomizzazione del centro sinistra gaetano, ha deciso che sarà della partita elettorale il 12 giugno prossimo. La macchina elettorale di D’Amante, ferma ai box per quasi due mesi in attesa dello svolgimento del congresso del Pd e della successiva decisione del direttivo sull’attribuzione del simbolo Dem, si è rimessa in moto e subito dopo Pasquale con la presentazione del candidato sindaco sarà operativa attraverso un necessario tagliando dal meccanico
Che il peggio sia passato l’ha fatto intendere sui social anche lo stesso D’Amante: ”Più passano i giorni e piano piano tutto diventa più chiaro. Non poteva essere diversamente”. Il dietro front dell’assessore De Simone ha colto di sorpresa lo stesso neo segretario del Pd di Gaeta Gianluca conte, speranzoso che, nonostante lo scontro fratricida all’interno del centro sinistra di Silvio D’Amante, arrivassero voti a Sabina Mitrano da qualche malpancista della coalizione Leccese.
A Conte l’accusa di essere alla guida dal 20 marzo di un “ partito in disarmo” non è affatto piaciuta. L’occasione è stata, per dirottare altrove l’attenzione, un durissimo affondo a Cristian Leccese e, più a monte, a Cosimino Mitrano: “Conosco sin troppo bene le difficoltà locali ma al momento il Pd di Gaeta – ha subito esordito l’avvocato penalista – è stato l’unico partito ad aver celebrato un regolare congresso negli ultimi e sviluppare un dibattito interno che si svolge negli organismi previsti. Capisco che per chi è abituato ad un centrodestra che preferisce nascondersi dietro liste civiche e dove ci sono pochi (se non una singola persona) che decidono per tutti queste dinamiche – ha puntualizzato il segretario del Pd di Gaeta – possono sembrare poco funzionali”.
E difendendo il proprio ruolo (“Almeno io posso dire di poter avere l’onere di guidare un vero partito”), il segretario Conte legittima anche quello del Pd: “Questo partito in disarmo – ha aggiunto – attualmente governa l’Italia e la Regione Lazio esprimendo dirigenti ed amministratori che hanno saputo dimostrare tutta la loro competenza nelle recenti emergenze. Siamo il primo partito nei sondaggi e, dunque, occhio e croce – così termina Conte – direi che qualche arma ce l’abbiamo”.
Le vicende congressuali de Pd, il no alle primarie (“lo strumento appare ulteriormente divisivo anziché utile a ricongiungere posizioni divergenti …lo stesso Statuto del Pd non prevede l’obbligatorietà delle primarie di coalizioni ma rimanda al primato della politica e a quella attitudine coalizionale che non impone nostri metodi selettivi a potenziali e preziosi alleati”) e la sfida interna tra Sabina Mitrano e Silvio D’Amante hanno, alla distanza, riabilitato l’operato della presidente del consiglio comunale di Gaeta, la moscardelliana Pina Rosato .
I suoi tanti detrattori l’accusavano di essere la causa della mancata presentazione del simbolo del Pd alle elezioni amministrative svoltesi dal 2008 in poi. Dal 2012 questa componente del Pd, senza simbolo, fa parte in maniera stabile di un’amministrazione che ha reso Gaeta una città più appetibili sullo scenario provinciale e regionale.
La segreteria uscente ha deciso di non partecipare al congresso del 20 marzo ribadendo con la lista civica Gaeta Democratuca la sua fedeltà allo schieramento amministrativo ed elettorale di Cristian Leccese. Se le altre due componenti interne al Pd non nono riuscite a trovare una sintesi, le resposanbilità non sono certamente imputabili alla signora Pina Rosato.