SUD PONTINO – Nessun rallentamento nelle operazioni di decommissioning della centrale nucleare dei Garigliano. Per la Sogin, la società incaricata dallo Stato di provvedere allo smaltamento dei siti nucleari italiani chiusi dal referendum del 1987 dopo il disastro di Chernobyl, la migliore risposta l’ha data nei giorni scorsi il Ministro per i rapporti con il parlamento Federico d’Incà, durante il question tim alla Camera.
Il piano aziendale della Sogin 2020-2025, in grado di realizzare investimenti per oltre 900 milioni di euro, vivrà il suo picco tra quest’anno ed il 2023 con l’avvio, fra l’altro, degli smantellamenti dei reattori della centrale del Garigliano che , a dire della Sogin, rappresentano i lavori più complessi dal punto di vista ingegneristico e operativo nella dismissione di un impianto nucleare. Non a caso, nei giorni scorsi è stata promossa la gara per l’affidamento dei lavori di smantellamento del “nocciolo” del reattore della centrale del Garigliano, ossia di tutti i componenti metallici attivati, denominati internals, presenti nel vessel che è la struttura nella quale durante l’esercizio avveniva la reazione nucleare.
“Gli obiettivi strategici del Piano industriale 2020-2025 – secondo la Sogin – investono anche un cambio di modello organizzativo che consente il netto miglioramento delle performance nel core business e favorisce la generazione di valore per il sistema Paese, anche grazie a soluzioni innovative e sostenibili di gestione dei rifiuti radioattivi improntati ai principi dell’economia circolare”. La Sogin ricorda come “oltre il 90% dei materiali oggetto del decommissioning siano stati e saranno destinati a essere recuperati. Naturalmente resta molto lavoro da fare, ma Sogin è finalmente in grado di raggiungere i traguardi che si è data nel medio e lungo periodo a beneficio della sicurezza, dell’ambiente e dell’economia del nostro Paese”.