CASSINO – La statistica applicabile al diritto e alla ricerca della verità. Si è espresso in questi termini l’ex comandante nazionale del Ris dei Carabinieri di Parma, il generale Luciano Garofano, intervenendo, in qualità di consulente della parte civile dei fratelli Guglielmo e Antonio Mollicone, nella nuova udienza, la 34°, del processo per la morte di Serena Mollicone che si sta svolgendo davanti la Corte D’assise del Tribunale di Cassino. L’alto ufficiale è arrivato a tre conclusioni: si è dichiarato certo che Serena il 1 giugno 2011 si trovasse all’interno della caserma dei Carabinieri di Arce, per l’98% delle probabilità è stata colpita all’interno della caserma e per il 95% la studentessa 18enne è stata mortalmente scaraventata contro la porta del bagno dell’alloggio sfitto della stessa stazione dell’Arma di Arce.
Il generale Garofano ha dichiarato di aver applicato il teorema Bahesiano che, molto in voga in statistica e nel calcolo delle probabilità,è utilizzato per definire appunto la probabilità di una causa che ha provocato l’evento verificatosi. L’ex Comandante del Ris, affiancato dalla psicologa forense Laura Volpini, per stabilire come e dove è stata uccisa Serena ha dichiarato di aver utulizzato le testimonianze e le prove scientifiche prodotte dal 2001 in poi, soprattutto quella della patologa forense Cristina Cattaneo. Le sue conclusioni – cioè che Serena è stata sbattuta contro la porta del bagno perdendo conoscenza – sono state definite dal Garofano “un lavoro eccezionale”.
La seconda parte dell’udienza è stata caratterizzata dalla drammatica deposizione – è avvenuta per la prima volta ed è durata quasi tre ore intervallata da una pausa di soli cinque minuti – di uno dei cinque imputati. L’ex luogotenente dei Carabinieri Vincenzo Quatrale è accusato del concorso morale nell’omicidio di Serena e nell’istigazione al suicidio di Santino Tuzi, avvenuo l’11 aprile 2008 dopo aver deciso di riferire ai pm di aver visto, sette anni prima, Serena entrare nella caserma dei Carabinieri dove è stata uccisa. E l’interrogatorio effettuato dal sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo – il magistrato che nel 2016 ha contribuito a riaprire le indagini – è stato senza esclusione di colpi al punto che tra i due sono volate scintille e molto di più.
Quatrale ha dovuto rispondere a tante domande corrispondenti ai capi d’accusa, gravi, per i quali è sotto processo. Ha ripercoso le fasi, controverse, legate al giorno alla scomparsa e al delitto di Serena, il 1 giugno 2001. L’ufficiale lavorò nel turno di mattina presso la stazione di Arce, dalle 7.30 alle 13.30. Nella prim’ora, in compagnia del brigadiere poi suicida Santino Tuzi, effettuò servizi di controllo nei pressi di obiettivi sensibili di Arce e del circondario quali banche e uffici postali. Alle 8.30 furono in caserma perchè ad attenderli c’era la signora Rosa Mirarchi, la donna che tre giorni la settimana effettuava le pulizie presso la caserma dell’Arma di Arce.
Il sostituto procuratore Beatrice Siravo ha contestato più volte la regolarità e la correttezza degli ordini di servizio relativamente agli orari e ai compiti effettuati quella mattina da Quatrale e dal brigadiere di Sora. Sarebbero stati falsificati successivamente per coprire qualcuno e qualcosa? E’ la convinzione della Procura e Quatrale ha chiamato pesamentemente in causa il compianto Tuzi: “Ho sbagliato, fidandomi, a lasciargli il compito di completare la compilazione di quei moduli. Santino non lo faceva durante l’orario di servizio ma superficiamente anche molto tempo dopo”.
Non si è fatta attendere la rabbiosa replica della figlia del brigadiere che si tolse la vita, Maria: “Se mio padre fosse incappato in simili errori per quanto riguarda la composizione di questi ordini di servizio sarebbe stato richiamato dai suoi superiori – ha detto nell’intervista video allegata – Oggi è facile scaricare colpe o eventuali responsabilità con chi non può più difendersi”.
Quatrale, poi, ha chiarito il tipo dei suoi rapporti con Tuzi e con gli altri Carabinieri in servizio presso la caserma di Arce: erano soltanto professionali e lavorativi. “Già dal 1997 – ha aggiunto l’ex Carabiniere di Cassino – volevo andare via da Arce per incompatibilità ambientale”.
E poi un’altra precisazione : Quatrale ha seccamente smentito che Tuzi gli abbia mai detto di aver visto Serena entrare nella caserma dei Carabinieri il 1 giugno 2001. L’ex luogotenente è stato durissimo contro i suoi ex colleghi della Polizia giudiziaria della Procura: “Hanno cominciato ad intercettarmi nel periodo più buio della mia vita a metà del 2016. Sapevano che non ero tranquillo perchè, dopo una breve malattia, stava morendo mio padre”.
L’udienza era iniziata con l’annuncio dell’avvocato di parte civile Dario De Santis, anticipato giovedì sera dal criminologo di fiducia della parte civile Carmelo Lavorino. E’ stato per certi versi ribaltato il contenuto della deposizione di qualche settimana fa dell’ex responsabile provinciale del Sert dell’Asl di Frosinone. Il dottor Fernando Ferrauti aveva dichiarato di aver saputo, tra il 4 ed il 5 giugno 2001, da due tossicodidenti di Ferentino che Serena il 1 di quel mese sarebbe stata uccisa da Marco Mottola. La Corte d’Assise del Tribunale di Cassino avrebbe dovuto decidere se far ascoltare o meno quei due giovani. Questa deposizione non avverrà mai. L’avvocato De Santis ed il professor Lavorino hanno sostenuto che i due fratelli di Ferentino sono nel frattempo scomparsi tra il 2007 e l’anno successivo. Probabilmente per la stessa causa: un’overdose di droga.
Si tornerà in aula il 6 maggio prossimo. Sarà completato l’interrogatorio di Quatrale – soprattutto relativamente alle fasi che precedettero il suicidio di Tuzi nell’aprile di 14 anni fa – e inizierà quello, attesissimo, dei tre principali imputati: Marco, Franco e Annamaria Mottola. Ma con un deroga prevista da alcune sentenze della Cassazione: la Procura ha concesso la propria autorizzazione perchè ad iniziare l’interrogatorio del presunto omicida di Serena, Marco Mottola, saranno i suoi stessi difensori. Poi sarà il turno della Procura di Cassino e delle parti civili.
INTERVISTE Luciano Garofano, ex comandante nazionale del Ris di Parma; Laura Volpini psicologa forense; Francesco Candido, legale di Vincenzo Quatrale; Maria Tuzi, figlia di Santino Tuzi e Mauro Marsella, legale difensore famiglia Mottola.