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Minturno / “Roman Environment Wind Indicators”, il progetto di ricerca sulla foce del Garigliano

E’ partito il programma di ricerca del progetto Roman Environment Wind Indicators finalizzato al principale obiettivo di determinare direzione e velocità dei venti regnanti, dominanti e prevalenti in epoca romana, pree post-romana attraverso le analisi delle analisi sedimentologiche, analisi morfoscopiche al microscopio e prelievo di campioni di sedimento delle particelle di sabbia. Il campionamento che è stato prelevato in due diversi siti a levante e ponente del fiume Garigliano ai piedi della duna.

I siti sono stati identificati sulla base della ricerca bibliografica, al fine di eseguire datazioni molto precise con la tecnica dell’OSL (Optically Stimulated Luminescence). Il progetto organizzato dall’Associazione per lo sviluppo sostenibile AIPU dall’arch. Luigi Valerio e coordinata dall ‘Università degli Studi di Napoli Federico II D, grazie ad un accordo tra il DiSTAR e UNICAMP, Universidade Estadual de Campinas, Brasile, responsabili rispettivamente il Prof. C.Donadio ed il Prof A.Perez Filho ha ottenuto la collaborazione del Parco Regionale Riviera di Ulisse, del Parco Regionale Area Vulcanica di Roccamonfina e Foce Garigliano e dell’assistenza del Comune di Minturno vicesindaco Elisa Venturo e del Dirigente Pasquale Sarao, nell’ambito dei progetti previsti dal Contratto di Costa.

“Abbiamo aderito a questa significativa ricerca scientifica in quanto le dune costiere sono uno degli ambienti naturali più minacciati – dichiara la Presidente del Parco Riviera di Ulisse Carmela Cassetta – rappresentano un importante ecosistema e svolgono un ruolo sostanzioso nella difesa della costa, rappresentano un ostacolo fisico all’avanzamento del mare e costituiscono un consistente deposito di sabbia che può ‘ripascere’ naturalmente. Quindi, si sono prelevati due campioni per sito al piede della duna costiera, scavando trincee di circa 1.5 m di profondità per una larghezza di circa 0.7 m. In totale, saranno prelevati quattro campioni infiggendo orizzontalmente un cilindro di PVC nero con diametro di 10 cm e lunghezza di 60 cm circa. Ogni cilindro è stato sigillato ermeticamente alle estremità, per non far penetrare la luce che inficerebbe la datazione. Successivamente i campioni saranno spediti ad un laboratorio fisico altamente specializzato in Brasile per la datazione. In tal modo, per la prima volta al mondo, con i dati geomorfologici e la determinazione dell’età dei sedimenti ottenuta con il metodo OSL, sarà possibile definire anemoscopia ed anemometria del periodo greco-romano”.

Scavando in questi due piccoli siti mai avremmo immaginato che in profondità, circa 90 cm dalla base della duna, avremmo trovato dei pezzetti di plasticadichiara l’arch. Luigi Valerio –  ciò dimostra agli occhi dei ricercatori che nella base di spiaggia già negli ’50 sui cui poi si è andata creando la duna, si gettava plastica in mare, questo la dice lunga di quanta plastica e contenuta nella spiaggia dei litorali sabbiosi. Il progetto continuerà, successivamente, anche sul litorale di Fondi e sulla duna del Circeo in collaborazione con il Parco Nazionale ed i primi dati li potremmo avere nell’incontro nella giornata mondiale degli oceani”.

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