FROSINONE – Il prossimo 15 maggio saranno trascorsi undici anni dalla scomparsa di Giuseppe Ruggiero, conosciuto come Zio Peppuccio, 84enne di Coreno Ausonio (Frosinone). Proprio con l’avvicinarsi della data da cui si sono perse le sue tracce la trasmissione televisiva, in onda su Rai3, “Chi l’ha visto?”, ha deciso di dedicare un servizio al suo caso, ripercorrendo gli attimi di quella giornata del 2011 e mettendo in luce elementi che potrebbero ancora condurre sulle sue tracce.
Proprio nell’ambito di questa ricostruzione giornalistica è intervenuta anche l’avvocato di Formia (Lt) Emanuela Di Marco, in quanto membro dell’associazione nazionale “Penelope – Associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse”, nata nel 2002 – da un’idea di Gildo Claps, fratello di Elisa Claps, scomparsa a Potenza nel 1993 (trovata morta dopo diciassette anni) – con lo scopo di dare sostegno a tutte le persone che si ritrovano catapultate nel limbo della scomparsa.
Il legale, referente dell’associazione per il Sud Pontino, ma per la quale è giunta da poco anche la nomina a Consigliere associativo regionale, per il Lazio, entrando così a far parte del Direttivo della sezione territoriale regionale, ha sottolineato la possibilità di valutare alcuni elementi per arrivare eventualmente a chiedere la riapertura formale del caso.
“Sono contenta di questa nomina legata all’impegno profuso per far conoscere l’associazione Penelope e il suo lavoro nel Sud Pontino” – ha commentato la sua elezione a Consigliere associativo regionale l’avvocato Di Marco, che si sta occupando del caso di Giuseppe Ruggiero, la quale ha anche aggiunto: “l’impressione è che ci sia un po’ più di attenzione sulle scomparse, ma c’è ancora molto da lavorare, soprattutto su quel tempo prezioso che riguarda le prime ore e sulla necessità di non classificare subito i casi come allontanamneti volontari, perdendo così attimi importanti in virtù di un possibile ritrovamento”.
Amici e parenti – la moglie Maria Civita nel frattempo è venuta a mancare – continuano a chiedersi che fine abbia fatto Giuseppe Ruggiero, del quale è stato ritrovato solamente il mezzo a due ruote rosso e bianco a bordo del quale era solito muoversi – guadagnandosi così anche l’appellativo di “nonno rock” – e sul quale pare sia stato visto anche prima della scomparsa.
La telefonata ad una donna dal distributore di carburanti, una lettera anonima giunta dopo l’archiviazione del caso – riportate durante la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” – sono elementi che fanno ancora sperare chi tiene a cuore le sue sorti nella possibilità di una risposta. Intanto è nata – ad opera del figlio di “Zio Peppuccio” – anche una pagina social dedicata alla tragedia “Zio Peppuccio, dove sei?”.