FROSINONE – Due richieste di condanna all’ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi e altrettante a 24 anni, grazie alle attenuanti generiche, per Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. Così si è conclusa la lunga requisitoria, durata sette ore, del sostituto procuratore Giovanni Taglialatela al termine della drammatica udienza del processo per la morte di Willy Monteiro Duarte, il giovane di 19 anni aspirante cuoco di origini capoverdiane che venne massacrato di botte nella notte tra il 5 ed il 6 settembre in Largo Oberdan a Colleferro. La requisitoria è stata articolata in due fasi davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone cui hanno partecipato i quattro imputati con l’accusa di concorso in omicidio volontario Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, tutti di Artena, oltre alla mamma della vittima, Lucia Monteiro.
Nella prima era intervenuto il Sostituto procuratore Francesco Brando che aveva descritto la vicenda e la soggettività dei quattro imputati. “Il fatto è tanto brutto quanto semplice, avvenuto in 50 secondi di confusione. Una aggressione becera e selvaggia – ha detto il pm Francesco Brando – posta in essere da quattro persone ai danni di un ragazzo di 21 anni”. Degli imputati ha detto: “Parliamo di soggetti al centro in passato di vicissitudini processuali, conosciuti come pericolosi e perché praticano Mma, il più violento tra gli sport di contatto che richiede una certa accortezza da chi lo pratica e conosce le conseguenze dei colpi – ha aggiunto il sostituto procuratore – La prestanza fisica, la preparazione atletica acquisita vengono utilizzate come arma per imporsi e prevaricare sugli altri soggetti coi quali entravano in contatto per annientare il contendente e metterlo in una condizione di impossibilità di reagire, senza pensare alle conseguente dei colpi e indifferenti alla minorata difesa della vittima”.
E ha sottolineato: “Questa abilità era un’arma. La morte di Willy è una tragedia, quello che è successo a lui poteva succedere a chiunque altro si fosse trovato a contatto con quei soggetti. Chiunque altro sarebbe potuto morire al posto di Willy o insieme a Willy. Anche Samuele Cenciarelli – aggiunge il pm Brando – venne colpito con un calcio alla gola, ‘rimasto senza fiato’, come detto da un testimone. I calci vengono dati intenzionalmente a parti sensibili del corpo. Colpi tecnici, violentissimi, dati per provocare conseguenze gravissime“.
Il Pm Brando ha rimarcato come in questa vicenda ci siano stati “da una parte gli aggrediti, dall’altra gli aggressori, soggetti che provocano, soggetti che prevaricano. Che non hanno rispetto per nessuno. Protagonisti acclamati di sceneggiate nei locali, che hanno atteggiamenti paramafiosi“.
Willy era un ragazzo nel pieno dell’inizio della sua vita, che lavorava, aveva intrapreso una carriera per diventare cuoco. Era nel pieno della gavetta e quella sera, alla fine della giornata lavorativa, era andato a prendersi una cosa da bere. Quando l’amico Federico Zurma è stato aggredito, lui è andato a chiedere cosa fosse successo insieme a Cenciarelli. Lo avrebbero fatto tutti e quando capirono che la situazione si era tranquillizzata, stavano per andare via. Erano le 3.23. I fratelli Bianchi stavano arrivando, lo sapevano anche gli altri due imputati. Come sapevano che la situazione si stava mettendo per il peggio. Tutto partì da un calcio violento dato con la pianta del piede a Willy che lo fece finire contro una macchina. Fu un calcio professionale devastante. Quando provò a rialzarsi gli si scagliarono contro e non ebbe più la possibilità di fare niente. Questo lo disse Vittorio Tondinelli, amico stesso dei Bianchi e poi considerato ‘infame’. Insomma, il teste perfetto, che disse anche di aver visto Belleggia colpire la testa di Willy “con un calcio come fosse un pallone”.
Secondo la Procura l’azione che partì con i fratelli Bianchi si trasformò in un’azione unitaria. Insieme si galvanizzarono e Willy non tentò nemmeno di difendersi, perché non gli venne nemmeno concessa la possibilità di farlo. Samuele Cenciarelli provò a difenderlo in modo disperato ma venne colpito alla trachea con un calcio che lo lascia senza respiro e un pugno alla mandibola ben assestato. “Quella sera sarebbe potuto morire anche lui” –ha aggiunto Brando.
Nella seconda parte della requisitoria il Pm Giovanni Taglialatela si è soffermato invece su quella è stata la conseguenza dei fatti, cioè la morte, che poteva essere evitata del cuoco residente a Paliano. Il giovane è morto – ha detto Taglialatela – senza una ragione, semmai ci fosse stata, per futili motivi. Insomma si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Il rappresentante della Procura si è soffermato sulla morte violenta di Willy: “il fatto è durato poco meno di 90”. “Perché è stato ucciso Willy? Cosa diciamo alla madre? – ha aggiunto interrogandosi il dottor Taglialatela – “Non aveva alcuno strumento di difesa, mentre uno gli schiacciava il diaframma, due lo pestavano. E’ stato ucciso senza motivo, perché si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato”.
Ancora il racconto del Pm Taglialatela: “Willy è stato accerchiato, uno di fronte e due ai lati, è stato preso a calci, schiacciato. Quante gambe devono avere i fratelli Bianchi se sono stati solo loro? Portatemi le prove che abbiano 4 gambe e 8 braccia, ma non è così. Non ci sono elementi che possano dire che Willy si sia difeso. Il suo corpo, che presenta lacerazioni ovunque, è stato usato come fosse un sacco da pugilato”.
A colpire sono stati frontalmente i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, a causa di quella che è stata definita una forma grave di autoesaltazione del proprio ego, cui si sono aggiunti lateralmente Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, quest’ultimo l’unico dei quattro imputati con l’accusa di omicidio volontario in concorso che si trova ai domiciliari per la sua iniziale collaborazione resa ai Carabinieri. Secondo il Pm Taglialatela questa tragedia poteva essere evitata se Willy, dopo il primo colpo di una violenta arte marziale, fosse stata soccorso. E invece Piccarelli e Belleggia hanno partecipato all’aggressione che, provocando pugni e calci, al collo, al torace e all’addome al povero, non ha registrato alcuna forma di difesa e reazione della stessa vittima.
“Marco Bianchi ha mentito sapendo di mentire – ha aggiunto il magistrato – Così Mario Pincarelli, l’unico che si è sottratto all’esame. Fece tre dichiarazioni quando venne arrestato, quando l’accusa diventò omicidio colposo e quando è venuto qui (in aula, ndr) a fare dichiarazioni in dibattimento. Ci ha detto che tutto è partito da uno schiaffo dato da Belleggia a un ragazzino, che i Bianchi arrivarono per mettere pace e riportarlo a casa. Disse di essere inciampato su Willy. Ma un filmato di una telecamera di video sorveglianza ha smentito la sua ricostruzione. Willy è morto per l’azione sinergica di più soggetti, sopraffatto dai 4 imputati che lo hanno picchiato selvaggiamente con colpi micidiali, lui con le braccia scese, dissero i testimoni, non tentò nemmeno di reagire, preso a calci e pugni mentre boccheggiava e annaspava a terra, da solo per 50 eterni secondi prima di morire”.
Insomma quello che è successo in Largo Oberdan poteva succedere a chiunque altro si fosse trovato – ha specificato Taglialatela – con ‘questi soggetti’. Prima della requisitoria il Pm si è rivolto proprio a loro: “Deciderà naturalmente la Corte d’Assise ma anche la pena più severa conterrà una speranza, un ravvedimento, un pentimento. Cambiate, pentitevi, non solo per la vittima in sè, che lo reclama, ma per voi stessi e per chi ci sarà ad aspettare”.
L’udienza è stata arricchita, in conclusione, dagli interventi appassionati dei legali di parte civile, alle quali Taglialatela ha rivolto un ringraziamento per la “dignità e competenza” messe in mostra durante il processo “Il concorso di tutti è evidente e conclamato – ha esordito l’avvocato Domenico Marzi legale di parte civile della famiglia della vittima- La Corte ha l’occasione di verificare le differenza tra due ambienti, quello di chi ha commesso questo delitto atroce e quello di chi è venuto in Italia anni fa e ha lavorato, si è impegnato. Quello che è successo a Willy per mano di queste persone può succedere ai nostri figli”. E prima della sua conclusione un appello dell’avvocato Marzi agli imputati: “Mi auguro per loro – ha detto – che questa lunghissima detenzione li faccia riflettere su quanto commesso e pensare che si può evolvere e diventare migliori”.
Durissimo è stato l’intervento dell’avvocato Massimo Ferrandino, parte civile per il comune di Artena: “Negli imputati non si è mai riscontrato alcun segno di resipiscenza ma anzi scaricabarile. E poi il travestimento di uno degli imputati (il riferimento è a Belleggia, unico ad oggi ai domiciliari è presente a tutte le udienze, ndr), a dispetto della foto segnaletica uno scolaretto in giacca, cravatta e occhialini: uno che invece ha contribuito in modo determinante alla morte di Willy. Si è parlato del branco di Artena, della città della violenza” – ha continuato motivando la richiesta di azione risarcitoria pari a 50mila euro per il Comune – “Parliamo dei titoli di quotidiani anche importanti, mentre in realtà i cittadini hanno timore di queste persone”.
Prima della sentenza del 26maggio il processo proseguirà giovedì prossimo con le arringhe del collegio difensivo composto dagli avvocati Massimiliano e Mario Pica (per i fratelli Bianchi), Loredana Mazzenga (Mario Pincarelli) e Vito Perugini (Francesco Belleggia”.