VENTOTENE – “Nel 2017 volevo candidarmi sindaco di Ventotene e non l’ho fatto”. Sono parole del candidato sindaco dell’isola Mario Adinolfi con il “Popolo della famiglia” (Pdf) , che ripercorrendo i suoi ricordi legati all’isola pontina risalenti agli anni Ottanta e ai suoi amici di allora, racconta come “qualche giorno fa a quegli amici del liceo, con cui oggi gioco ancora a Fantacalcio”, l’ha detto: “ragazzi, mi candido sindaco a Ventotene. Volete sapere perché?”
“Perché Ventotene è l’Italia, la raffigura perfettamente. Un lembo di terra nel cuore del mediterraneo, carico di millenni di storia dai Greci e Romani al carcere degli antifascisti al Manifesto per gli Stati Uniti d’Europa, dotato dalla natura di una bellezza che toglie il fiato, perfetto per una vacanza, dove si mangia con cibo adatto agli dei e la sera si può far l’amore davanti a panorami unici al mondo. Si può, ma evidentemente lo si fa poco perché a Ventotene le morti sono il triplo delle nascite; la scuola elementare ha una sola classe con un pugno di bambini; la scuola media ha due allievi; le superiori non ci sono, bisogna andar via dall’isola per frequentarle. La sanità non esiste. Il sistema pubblico arranca su tutto, mancano gli addetti. Turismo ce n’è, ma pochissimo rispetto al potenziale, arrivano panfili di miliardari ma attraccano in porto solo per ‘rubarci l’acqua’, mancano alberghi per attrarre la clientela più ricca, tra ottobre e maggio quei pochi che ci sono chiudono proprio e l’isola progressivamente si desertifica pronta a rivitalizzarsi solo nel trimestre estivo, quando a prezzi salati si carpiscono dai visitatori le risorse che serviranno poi per sopravvivere tutto l’anno. Questo ciclo è sorvegliato da una politica che bada alla gestione intangibile dello status quo: un’unica cricca suddivisa in fazioni, tra loro rissosissime, interessate a trangugiare quel po’ di ciccia rimasta attaccata all’osso. Ventotene, Italia. Ditemi se non è vero che, nel piccolo, l’isola ripropone tutti interi i problemi e le opportunità dell’Italia. Di qui la mia passione per questo posto”.
In chiara contrapposizione – tra l’altro palesemente esternata – ai valori di cui è portatore uno dei suoi avversari politici coinvolti in questa corsa elettorale – Luca Vittori per il “Partito gay, Lgbt+, ambientalista, liberale”, Adinolfi prosegue nella sua lunga spiegazione alla volontà di ricoprire il ruolo di Primo Cittadino sull’isola affermando che gli “ piacerebbe avere un piccolo contesto dove sperimentare l’idea società che ha in mente il Popolo della Famiglia: i matrimoni aumentano e non diminuiscono, i neonati sono il doppio dei morti, l’aborto è cancellato dal reddito di maternità, le scuole aumentano le classi invece di chiuderle, la sanità cura (grazie a una piramide demografica finalmente naturale) senza problemi malati e anziani, il turismo diventa ricchezza prodotta dodici mesi l’anno con strutture adeguate, il Pnrr viene usato per rafforzare le strutture pubbliche, migliorare la viabilità con un servizio decente di trasporto pubblico locale, mettere sotto controllo il dissesto idrogeologico che provoca continue frane, gestire in maniera appropriata il ciclo dei rifiuti, far arrivare la fibra per una fruizione internet adatta al ventunesimo secolo, ristrutturare ciò che andrebbe demolito per dare abitazione alle 50 giovani coppie da far sposare in Santa Candida o in piazza Castello davanti al Municipio per far dei nubendi nuovi residenti, azzerare le infinite barriere architettoniche e rendere il luogo pienamente fruibile in sicurezza a bambini, anziani, disabili. Una società così è più felice o peggiore? Ventotene sarà un esperimento sociale e ci darà la risposta”.
E così chiede il sostegno alla sua candidatura, rivolgendo questo appello ai residenti: “ Chiedo ai residenti di Ventotene di compiere un gesto coraggiosissimo: abbandonare la mera rissosa ordinaria gestione dell’esistente e regalarsi una finestra affacciata sul futuro. Leggevo il programma fotocopiato del Partito Gay e pensavo ai danni che fa l’ideologia, ti rende una persona totalmente scollegata dalla realtà. Ma è un danno anche l’iperrealismo concretista del sindaco uscente, il notaio beneventano Santomauro, come del suo rivale, il 75enne pensionato Caputo, in rappresentanza delle famiglie acerrime nemiche dell’uscente dopo essere state sue alleate. A Ventotene (e in realtà all’Italia) serve una visione, serve immaginarsi da qui a vent’anni, serve un Progetto 2042. Io ce l’ho, il Popolo della Famiglia ce l’ha e su questo chiede il voto ai residenti di Ventotene come agli italiani tutti”.
“Sarà durissima. Chi conosce i piccoli contesti sa che il voto è totalmente controllato” – si avvia a conclusione Adinolfi – “So che è così, lo sapevo prima di candidarmi, quindi non lo accamperò a scusante anche se il rischio di chiudere la campagna con zero voti nel carniere c’è. Corro il rischio perché punto sul desiderio di spiccare il volo dell’essere umano. Il nostro programma è il migliore e porterebbe l’attenzione di tutto il mondo su un esperimento sociale senza precedenti in Europa: ripopolare un territorio che pare votato all’estinzione e dimostrare che non è vero il dogma neomalthusiano del ‘meno semo, mejo stamo’, ma anzi è la famiglia numerosa, la vita, i bambini amati e gli anziani curati (non l’aborto e l’eutanasia) a rendere felice oltre che più ricco un popolo”.
Infine annuncia: “Se non sarà nel 2022, tornerò. Il progetto si realizzerà, magari nel 2027 o nel 2032. E, comunque, Ventotene sarà il mio ultimo indirizzo. Sarà congruo entrare nella morte ad occhi aperti, guardando quel mare e quegli infiniti spazi all’orizzonte che sono lì per farci ringraziare Dio di aver donato tanta bellezza a noi e alla nostra vita. Se avete amici residenti a Ventotene, chiedete loro di fare una croce sul simbolo del Popolo della Famiglia domenica 12 giugno. Spero di aver spiegato bene il perché”.