SABAUDIA – Arrestata nell’ambito dell‘operazione “Dune” sulle gare d’appalto pilotate e sulle concessioni ‘facili” al comune di Sabaudia, l’ex sindaco Giada Gervasi può lasciare dopo tre mesi i domiciliari ma almeno per un periodo non potrà risiedere nella sua città. Lo ha deciso venerdì il Gip del Tribunale di Latina Giorgia Castriota che, accogliendo una richiesta del legale dell’ex primo cittadino, l’avvocato Giovanni Lauretti, ha disposto anche l‘interdizione per un anno dai pubblici ufficiali nei confronti dell’ex primo cittadino.
Lo stesso Gip ha revocato i domiciliari – scattati il 21 febbraio scorso – per l’ex assessore ai Lavori Pubblici del comune Innocenzo D’Erme che, residente a Latina, non potrà dimorare a Sabaudia. Il provvedimento segue la decisione della Procura della Repubblica di dispoeew per gli indagati di quest’inchiesta lo svolgimento del giudizio immediato che scatterà il prossimo 8 settembre davanti la terza sezione penale del Tribunale di Latina.
Il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e i sostituti Antonio Sgarrella e Valentina Giammaria, bypassando lo svolgimento dell’udienza preliminare, hanno sottolineato la granicità dell’aspetto probatorio e, in particolare, la valenza delle intercettazioni in cui la stessa ex prima cittadina raccontava le pressioni fatte ai dirigenti degli uffici e agli assessori per fargli approvare le concessioni. Il processo riguarderà l’ex sindaco, l’ex assessore Innocenzo Angelo D’Erme, l’ex consigliere comunale Sandro Dapit, l’ex direttore generale del Comitato Sabaudia “MMXX”, Luigi Manzo, il funzionario comunale Giovanni Bottoni e il tecnico Erasmo Scinicariello.
Tutti dovranno rispondere di turbativa d’asta per alcune gare relative all’organizzazione della tappa del mondiale di canottaggio ritenute dagli inquirenti pilotate. L’ex sindaco Gervasi dovrà difendersi dall’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità per le presunte pressioni, a membri della sua giunta in particolare, relative a salvare alcune concessioni balneari affidate a persone a lei vicine, o come in altri casi arrivando a presunte minacce per evitare la revoca dell’autorizzazione a concessioni di beni demaniali. Coinvolte nell’operazione “Dune” sono complessivamente 30 persone: amministratori pubblici, Carabinieri e imprenditori locali, a vario titolo, indagati per associazione per turbativa di gare di appalti pubblici, falso ideologico, corruzione, false fatturazioni, peculato, abuso d’ufficio.