FORMIA – “Caro Sindaco dopo tanto tempo si torna a parlare di Sport. E’ stata necessaria una interrogazione, presentata peraltro dopo aver atteso invano risposte su sollecitazioni verbali. E’ stato necessario che si richiedesse una discussione in Consiglio Comunale per smuovere qualche coscienza” – è questo l’incipit della lettera che il gruppo formiano “Demos” ha indirizzato al sindaco della città Gianluca Taddeo.
“Ci auguriamo – prosegue la lettera – che si trattino i temi sportivi e le problematiche dei relativi impianti non solo nel senso che sicuramente penseranno coloro che hanno da te ricevuto il compito di occuparsene, consentici, male. Crediamo che sia arrivato il momento in cui solo tu possa prendere in mano la situazione, curarla direttamente e non lasciarla gestire da persone della tua giunta che in campagna elettorale hanno cavalcato l’onda della condivisione su tanti temi per poi azzerarla una volta occupato lo scranno, che stanno riproponendo ancora una volta quanto già tentato dagli stessi nella precedente consiliatura. Purtroppo quando si discute di sport si parla quasi unicamente di impianti sportivi omologati o da omologare e della difficoltà delle società e degli atleti a svolgere tali attività e forse non si vogliono toccare i veri problemi che impediscono ad una comunità di crescere anche sotto l’aspetto sportivo. Una visione riduttiva dello sport e delle sue capacità incidere a livello sociale, economico, ambientale, ecc.. Da tempo ormai lo sport nella sua accezione più ampia fa parte delle politiche del welfare, della salute, rigenerazione urbana, dello sviluppo socio-economico dei territori; svolge un ruolo sociale educativo (è la terza agenzia di formazione dopo la famiglia e la scuola); promuove lo sviluppo sostenibile, l’Agenda 2030 dell’Onu nell’ambito della strategia globale lo cita come elemento significativo per raggiungere buona parte dei 17 obiettivi strategici; è presente nelle strategie complessive dell’Unione Europea (Libro Bianco dello Sport). Caro Sindaco lo sport è patrimonio di tutti”.
“Quasi sempre davanti a questo quadro si conclude che il motivo per cui a Formia non si fa sport è perché mancano gli impianti sportivi, ma è proprio vero che sia questo il problema? La risposta è più complessa, basta volgere lo sguardo verso i paesi del Nord Europa dove 80% della popolazione fa sport e confrontarla con la quantità di impianti sportivi per rendersi conto che il fenomeno non è direttamente proporzionale; invece è evidente che in quei paesi: esistono politiche pubbliche che favoriscono la crescita di una rete dell’associazionismo culturale e ricreativo che svolge in sinergia con quello sportivo una forte azione di promozione culturale e sociale; le città offrono spazi idonei alla pratica sportiva di prossimità; i piani urbani prevedono parchi, spazi verdi, aree informali per le pratiche personali e collettive.
“Allora – spiega ancora Demos nella medesima lettera – proviamo a rivedere gli obiettivi e piani sullo sport. Forse è necessario disapprendere e riapprendere. Forse sarebbe utile abbandonare il significato lessicale di sport così come ce lo hanno presentato e guardare ad una concezione moderna ed estensiva di sport, inclusiva, in cui le scelte vengono fatte dopo aver udito ad analizzato tutte le varie situazioni. Lo sport è oltre la prestazione, oltre la capacità fisica, oltre la condizione sociale, oltre la condizione economica, anzi favorisce la partecipazione, riduce le diseguaglianze sociali, crea pari opportunità. Resta inteso che va valorizzata e premiata anche la buona e sana pratica agonistica, che tante volte ha portato la nostra città ed i nostri atleti ad eccellere nei vari campi, ma ciò va fatto in modo serio, corretto ed imparziale. E per questo motivo va ottimizzata la gestione di tutti gli impianti. Caro Sindaco, per l’utilizzo degli impianti non si possono fare discriminazioni, bisogna prima comprendere il panorama che abbiamo intorno, censire le richieste, parlare i apertamente con tutti gli addetti ai lavori. Gli impianti vanno utilizzati a seconda della richiesta sportiva, richiesta che i tuoi delegati all’uopo preposti non si sono minimante preoccupati di valutare ed analizzare, neppure di visionare, senza attivarsi in alcun senso”.
“Vanno ascoltate le associazioni, le società sportive, gli amatori, le scuole, le parrocchie e tutti gli altri centri di aggregazione, enti del terzo settore ed altre istituzioni. Vanno ad esempio create sinergie con la Provincia per poter utilizzare i suoi impianti in determinati orari, va rimessa in funzione la Consulta dello Sport tanto decantata da tutti ma nello stesso tempo abbandonata da chi la deve far funzionare. Non vanno disattese le linee guida che vengono fornite dagli organi gerarchici superiori in materia di proroga delle concessioni, il tutto per conseguire una uniformità in un panorama sempre più disgregato. Vanno chiarite le situazioni di utilizzo degli impianti , senza penalizzare o bacchettare nessuno, anzi valorizzando i meritevoli, tranquillizzando i gestori e gli utilizzatori tramite una chiara e limpida politica di utilizzo delle strutture, evitando situazioni di monopolio esclusivo che non fanno bene neppure agli affidatari, ponendo gli stessi in condizione di poter dialogare con l’amministrazione e consentendogli di mettere a disposizione di tutti le proprie conoscenze al fine di rendere più agevoli e proficui i rapporti tra le varie realtà sportive”.
E conclude: “Non ci dilunghiamo oltre. Sindaco siamo convinti che tu puoi farlo, prendi per mano i tuoi delegati che decidono e guidali nel ragionamento, aiutali a crescere e fai lor comprendere che non si comanda ma si governa. Fai lor presente che il ricoprire una carica non vuol dire sottrarsi al confronto ed all’analisi delle proposte, non vuol dire fare a proprio piacimento, imporre la propria volontà senza valutare alternative ed escludere a priori qualsiasi atteggiamento di ascolto e confronto. Solo in questo modo forse si può iniziare a ristabilire quel clima di fiducia e rispetto che porterebbe le persone a non essere disilluse, a non rassegnarsi, a riprendere quell’impegno sociale e collettivo che differenzia le civiltà dalle barbarie. La strada che state prendendo è totalmente errata, siamo ancora in tempo per rimediare. Tutto ciò nel massimo rispetto e fiducia nella tua persona e nel tuo ruolo“.