FROSINONE – “Gabriele Bianchi non ha mai colpito il povero Willy, il fratello Marco sì lungo il fianco sinistro del corpo. Per questo motivo vanno assolti per non aver commesso il fatto. In alternativa va derubricato il reato di omicidio volontario in omicidio preteritenziale”. E’ terminata così l’arringa dell’avvocato Massimiliano Pica, uno dei due legali dei fratelli Gabriele e Marco Bianchi in quella che è stata la penultima udienza del processo per il delitto di Willy Monteiro Duarte, il cuoco di 19 anni di Paliano ucciso di botte nella notte tra il 5 ed il 6 settembre 2020 in pieno centro a Colleferro.
E’ stato chiaro sin dalle prime battute l’orientamento dell’intervento del difensore dei fratelli Bianchi: contestare il contenuto della requisitoria dei Pm Francesco Brando e Giovanni Taglialatela che avevano chiesto per i fratelli di Artena la condanna all’ergastolo e 24 anni di carcere, con le attenuanti, per gli altri due imputati, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. L’avvocato Pica non ha voluto commentare le valutazioni fatte nell’udienza di giovedì scorso dei legali di quest’ultimi due giovani secondo i quali i fratelli Bianchi con le loro dichiarazionie e testimonianze decise a tavolino li avrebbero coinvolti per alleggerire le rispettive posizioni. Se Gabriele ha sempre ribadito la sua estraneità all’aggressione mortale di Willy, il fratello Marco è stato il primo – a dire dell’avvocato Pica – ad assumersi le sue responsabilità e, cioè, di aver colpito sul fianco il 19enne primancora che lo stabilisse nella sua autopsia il 9 settembre 2020 il medico legale incaricato dalla Procura di Velletri, il professor Saverio Potenza. L’accademico – ha aggiunto l’avvocato Pica – nella sua relazione conclusiva non ha mai parlato di un calcio frontale subito da Willy che è morto per un’insufficienza cardio respiratoria provocata dalle percosse. “La lesività è sulla parte sinistra del corpo della vittima dove infatti troviamo i segni – ha aggiunto ancora il difensore mentre la mamma di Willy, scuotendo la testa, si portava le mani sul viso.
L’arringa difensiva di Pica si è conclusa con un monito rivolto alla Corte d’assise, di leggere “attentamente” tutte le carte del processo in prospettiva della sentenza che, fissata inizialmente per il 14 luglio, è stata anticipata dal presidente Francesco Mancini al 4. Nella notte dell’omicidio – ha concluso Pica – “la visibilità era scarsa o del tutto assente, era impossibile per i testimoni distinguere i ragazzi, i colpi. I fratelli Bianchi hanno pagato lo scotto di una pressione mediatica e, dunque i deve cercare di non lasciarsi condizionare, di vedere effettivamente quello che è accaduto”.
Si tratta di un appello sintetizzato dalle dichiarazioni spontanee rilasciate nella fasi iniziali dell’udienza da Gabriele Bianchi: “Non sono io il responsabile della morte di Willy. In passato posso aver commesso errori, ma vi prego di credermi che Willy non l’ho toccato con un dito. Willy e la sua famiglia meritano giustizia. La Procura mi ha descritto per quello che non sono – ha aggiunto – Non sarei stato in grado, anche volendo, di fare ciò di cui mi si accusa”. A deciderlo il 4 luglio saranno due magistrati togati ed alcuni giudici popolari.
INTERVISTA Massimiliano Pica, legale difensore Marco e Gabriele Bianchi