FROSINONE – Il Dna ed i telefonini per arrivare alla verità dell’omicidio di Romina De Cesare, la barista di 36 anni di origini molisane massacrata dal suo ex fidanzato, Pietro Ialongo, nell’appartamento in cui viveva in via del Plebiscito a Frosinone. In quest’ottica il Gip del Tribunale del capuologo ciociaro Antonello Bracaglia Morante, accogliendo due istanze della difesa dell’omicida reo confesso, ha disposto altrettanti incidenti probatori, il cui svolgimento, in contraddittorio, si svolgerà il prossimo 23 settembre. I rispettivi incarichi sono stati conferiti alla presenza del magistrato titolare del fascicolo, il sostituto Procuratore Barbara Trotta e – secondo quanto è trapelato – le operazioni peritali inizieranno già la prossima settimana. Saranno impegnati due consulenti del Tribunale. Il primo è il maggiore dei Carabinieri dei Ris, Cesare Rapone che, tornando sulla scena del crimine, dovrà estrapolare eventuali tracce biologiche presenti nell’appartamento condiviso dai due ragazzi, sui loro indumenti e sull’utilitaria che, di proprietà di Romina, Ialongo aveva utilizzato per recarsi a San Felice Circeo e a Sabaudia nel tentativo – come dichiarato ai Carabinieri di Latina – di togliersi la vita annegando.
Il secondo incidente probatorio riguarderà i telefonini in uso a Romina e a Pietro. In quest’ottica è stato nominato l’informatico forense Vincenzo Coros che dovrà soprattutto catalogare i messaggi, quelli tradizionali e whattsapp, dietro i quali potrebbe esserci il possibile movente della mattanza. Il legale di Ialongo, l’avvocato Vincenzo Mercolino, sta valutando l’ipotesi di nominare immediatamente periti di parte in entrambe le operazioni, le cui conclusioni saranno oggetto del contradditorio in programma subito dopo l’estate.
Ialongo si trova tuttora recluso nel carcere di Latina e per la sua difesa la sua detenzione è incompatibile rispetto al suo precario quadro psichiatrico. L’avvocato Mercolino, venerdì, nell’ultimo giorno utile, ha presentato due distinti ricorsi al Tribunale del Riesame avverso le ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ordine prima del Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario e poi, quando gli atti sono stati trasferiti a Frosinone, dal collega del Tribunale del capuologo ciociaro Bracaglia Morante. La difesa dell’omicida reo confesso punta all’attenuazione della misura cautelare e, cioè, che sia associato ad una Rems, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza riservata agli autori di reati affetti da disturbi mentali o sociale pericolosi, oppure benefici degli arresti domiciliari presso un’abitazione di proprietà di famiglia che per motivi di opportunità non è ubicata a Cerro al Volturno, la località d’origine sia di Ialongo che della povera Romina.