LATINA – Almeno dieci episodi di estorsione, tutti portati avanti con le modalità tipicamente mafiose. Sono stati quelli da cui sono partiti gli agenti della Squadra Mobile di Latina, dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti, e che mercoledì al termine delle indagini sono culminate con quindici ordinanze di custodia cautelare all’interno del clan Ciarelli. Estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, tutto aggravato dal metodo mafioso.
Sono questi i reati a vario titolo che hanno spinto il Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Capitale, ad emettere i provvedimenti. Ad operare in mattinata anche gli elicotteri, le unità cinofile ed il reparto prevenzione crimine, oltre agli agenti delle squadre mobili di Perugia, Teramo, Siracusa e Lecce, con l’ausilio della Polizia Penitenziaria. Come detto, tutto è partito dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che indicavano i nomi di imprenditori e commercianti, vittime di usura ed estorsione da parte dei Ciarelli. Associate a ciò erano arrivate anche dichiarazioni che ricostruivano alcune dinamiche criminali presenti e passate su Latina e provincia.
Le estorsioni, secondo le accuse, seguivano dinamiche note: intimidazioni, riferimenti a spese relative ai processi da pagare per chi era in carcere, minacce di ritorsioni violente. Ed in molti casi, dice la Polizia, le vittime non hanno denunciato proprio per timore. Inoltre è emerso anche come alcuni componenti della famiglia Ciarelli, secondo le accuse, dietro pagamento si occupino della protezione dei detenuti in carcere, mettendoli al sicuro da violenze o ritorsioni. Un altro elemento che avvalora il fatto che il carcere non ha indebolito i Ciarelli, dice la polizia, è stato l’utilizzo di un account Facebook “Puro Sangue Ciarelli”, utilizzato per chiedere soldi nei confronti di imprenditori, commercianti o semplici cittadini, alcuni dei quali già vittime scoperte dall’operazione Caronte.
Sul territorio invece ad operare c’erano i rampolli che, secondo le accuse, fino alla scorsa estate hanno imperversato tra le zone della movida ed in alcuni stabilimenti balneari, con aggressioni e minacce per entrare nei locali o consumare gratis. Inoltre i poliziotti sostengono che all’interno dell’appartamento di un avvocato di Latina, occupato abusivamente, alcuni membri della famiglia Ciarelli avevano messo su una base logistica per una attività di spaccio di cocaina, portata avanti per mantenere i familiari detenuti.