LATINA – Iniziano venerdì davanti il Gip del Tribunale di Roma, e non di Latina, gli interrogatori di garanzia nei confronti dei quindici destinatari delle altrettante ordinanze di custodia cautelare che, richieste dalla Direzione distrettuale antimafia della Capitale, sono stati emesse nei confronti di componenti del clan Ciarelli con le pesanti ipotesi accusatorie di estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, tutto aggravato dal metodo mafioso.
Gli interrogatori di garanzia sono molto attesi per verificare la prima risposta processuale degli indagati al contenuto delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che avevano indicato i nomi di imprenditori e commercianti, vittime di usura ed estorsione da parte dei Ciarelli. Le estorsioni, secondo l’accuse, seguivano dinamiche note: intimidazioni, riferimenti a spese relative ai processi da pagare per chi era in carcere, minacce di ritorsioni violente. Ed in molti casi le vittime non hanno denunciato proprio per timore. Inoltre è emerso – lo si evince dall’ordinanza del Gip – come alcuni componenti della famiglia Ciarelli, secondo le accuse, dietro pagamento di somme di danaro si fossero occupati della protezione dei detenuti in carcere, mettendoli al sicuro da violenze o ritorsioni o, attraverso un account facebook, di chiedere soldi nei confronti di imprenditori, commercianti o semplici cittadini, alcuni dei quali già vittime scoperte dall’operazione “Caronte”.
E dalle ordinanze di custodia cautelare emerge, sulla scorta delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, un’alleanza che il gruppo di Campo Boario avrebbe stretto un accordo con il clan Lo Piccolo per fronteggiare e bloccare l’espansione dei Casalesi a Latina. “La famiglia Ciarelli – ha raccontato il pentito Renato Pugliese ai magistrati della Dda – diede ospitalità a Latina per circa un anno, tra il 1994 ed il 1995, a due latitanti della famiglia Lo Piccolo”