CASSINO – Serena Mollicone si trovava o meno all’interno della pizzeria “Lo Sfizio” di Isola Liri nelle ore del 1 giugno 2001 in cui scompariva e veniva uccisa? Una ragazza somigliante alla studentessa di Arce, Stefania Vatini, ora 44enne di Monte San Giovanni Campano ha risposto di no.
Rispetto alle dichiarazioni dell’ex titolare del locale, Loredana Spalvieri, la donna ha escluso questa ipotesi affermando di aver lavorato quel giorno in un negozio di abbigliamento di Sora. Questa nuova audizione, la 45°, del processo per il delitto di Arce ha confermato che quello della teste Spalvieri sia stato un scambio di persona. Stefania Vatini l’ha spiegato: il suo fidanzato dell’epoca, Ruggiero Quaglieri, con cui sarebbe stata avvistata non aveva l’orecchino, l’acne sul viso e i capelli ricci. Il suo ragazzo i capelli li aveva lisci. Conosceva Serena invece un fornitore della pizzeria, Massimiano Vano, semplicemente andava a ripetizione di francese da papà Guglielmo. In udienza l’uomo ha prima detto di aver visto Serena nella pizzeria la mattina del 1 giugno 2001. Incalzato dal Pm Siravo, Vano ha rettificato affermando di aver visto per l’ultima volta Serena nella pizzeria alle 18.30 circa “di un venerdi dell’aprile 2001”.
Le fasi, drammatiche, delle dichiarazioni di Santino Tuzi del 28 marzo e del 9 aprile 2008, quando rivelò per poi ritrattare la presenza di Serena Mollicone il 1 giugno 2001 nella caserma dei carabinieri di Arce, sono state analizzate sul piano scientifico da due consulenti della famiglia Mottola, lo psicologo forense Enrico Delli Compagni ed il criminologo Carmelo Lavorino.
Il brigadiere suicida di Sora – a loro dire- non ha saputo reggere la pressione subita sull’importanza investigativa delle dichiarazioni rese che ha ritrattato prima e riconfermato poi. Tuzi, alle prese già con alcuni problemi personali e familiari, è rimasto prigioniero di se stesso, una situazione che, sul punto di precipitare dal punto di vista penale, ha reso il carabiniere assai fragile.
“Nel secondo interrogato – ha specificato Delli Compagni – Tuzi ha chiesto aiuto e la disponibilita’ di un avvocato che gli fu negata”. Ma poteva essere evitato il suicidio dell’11 aprile 2008? Secondo lo psicologo forense della famiglia Mottola un suicidio “non avviene dall’oggi al domani. Santino, che aveva una visione negativa di se e del mondo circostante, decise di togliersi la vita quale via di fuga per evitare di affrontare una situazio-ne ormai deteriorata e irrecuperabile”. Per Delli Compagni ha formulato una sua verita’ processuale: “Il Maresciallo Quatrale non ha mai influenzato la ritrattazione di Tuzi”.
Il professor Carmelo Lavorino e’ andato oltre. Tuzi era si sospettato ma era un “Carabiniere leale, onesto, intelligente e dedito al suo lavoro” e, pertanto, “non avrebbe mai accettato il ruolo di coprire l’assassino o gli assassini di Serena” che con la vittima hanno avuto un “attaccamento deviato”.
Una bordata iniziale alla Procura di Cassino è arrivata quando Lavorino ha lamentato un’insufficiente attività investigativa per personalizzare le poche impronte digitali che, rinvenute sul nastro adesivo con cui immobilizzato il corpo di Serena, non appartengono a nessuno dei cinque imputati sotto processo. Lavorino ha precisato che le stesse impronte non furono riferibili a Carmine Belli che venne scagionato dopo tre gradi di giudizio. L’assassino o gli assassini sono rimasti “soggetti ignoti”.
Il dibattimento doveva concludersi mercoledì ma il presidente Massimo Capurso ha chiesto ed ottenuto per lunedì prossimo una nuova udienza. Saranno sentiti un’altra sosia di Serena – Sabrina Pede – ed il presunto fidanzato- Stefano Domi – avvistati sempre il 1 giugno nella pizzeria di Isoli Liri. Un fuori programma che slitta al 1 luglio la requisitoria del pm Maria Beatrice Siravo cui seguiranno il 4 gli interventi delle parti civili, il 6 ed 7 delle difese, l’11 le repliche e, finalmente, il 15 luglio con l’attesa sentenza.