FORMIA – Mano pesante del giudice monocratico del Tribunale di Cassino Tania Tavolieri nei confronti di uno dei più noti ed esperti legali del foro di Formia e dell’intero sud pontino. L’avvocato, di 68 anni, è stato condannato con i benefici di legge ad un anno di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 3000 euro per la pesantissima ipotesi accusatoria di patrocinio infedele ai danni dei suoi assistiti. Sullo sfondo di questa clamorosa sentenza c’è una tragica vicenda risalente all’estate 2008 quando lungo la strada regionale Flacca, in località Conca, ai confini dei comuni di Formia e Gaeta, perse la vita la signora Anna Capasso lasciando nella disperazione il marito, Gaetano Manganiello, e i suoi tre figli, Annamaria, Gianluca e Francesco. I familiari più stretti della vittima ma anche altri parenti si rivolsero all’avvocato formiano ed altri due legali per tutelare i rispettivi interessi, sia in sede penale che successivamente in quella civile.
Questa vicenda, seppur tragica, è apparsa normale sino alla condanna ad un anno e mezzo di reclusione per omicidio colposo dell’investitore della donna, C.D.S., lo stesso che fu tra i primi a soccorrere, purtroppo inutilmente, la signora Anna. Quando iniziò nel 2013 davanti l’allora tribunale di Gaeta il contenzioso in sede civile – fu coinvolta la compagnia assicuratrice dell’auto investitore, la “Groupama Assicurazioni” – cominciarono i misteri. L’avvocato formiano ora condannato ad un anno di carcere, a fronte di una transazione proposta dalla compagnia assicurativa, di circa 990 mila euro per tutte le persone danneggiate (furono complessivamente 13), fece firmare ai suoi assistiti un accordo transattivo “peraltro nelle sole pagine 1-6-7” facendo loro credere che quella somma era “accettata a titolo dì mero acconto sul maggiore dovuto senza pregiudizio alcuno sul prosieguo della causa civile”.
Insomma, con un raggiro fu deciso di “accontentarsi” di quanto proposto dalla compagnia assicurativa – gli eredi della vittima rinunciavano di fatto al rimanente 50% del risarcimento danni stabilito in un milione e 800 mila euro dalla sentenza del giudice penale di Gaeta – e l’avvocato formiano decise invece in maniera unilaterale di beneficiare in forma completa degli onorari previsti dalla normativa vigente. Le sue prestazioni professionali però furono liquidate più del dovuto. Alcuni degli eredi della signora Capasso si rivolsero ai Carabinieri per esternare la loro insoddisfazione per il trattamento ricevuto a fronte della decisione di altri familiari (un fratello della vittima), assistiti dall’avvocato Pino D’Amici, di rinunciare alla transazione avanzata dalla “Groupama Assicurazioni” e di formalizzare, invece, una domanda riconvenzionale per chiedere di ottenere più del massimale proposto dalla compagnia assicurativa. Che qualcosa non quadrasse in questa storia lo capirono i Carabinieri ma furono determinanti i nuovi legali degli eredi, gli avvocati Giuseppe Ammendola e Generoso Grasso che, inviando un esposto in Procura a Cassino, permisero al Sostituto procuratore Chiara D’Orefice di aprire un fascicolo sul conto del 68enne avvocato di Formia ipotizzando quanto prevede l’articolo 380 del Codice penale.
Il patrocinio infedele è stato ravvisato perché l’avvocato ora condannato, raggiungendo un’intesa con l’assicurazione a nome e per conto dei suoi assistiti, avrebbe procurato loro un “nocumento” perché gli stessi “non erano intenzionati in alcun modo ad accettare un accordo a tacitazione delle proprie pretese risarcitorie essendo, invece, interessati a proseguire il giudice civile al fine di ottenere un più cospicuo risarcimento del danno subito”.
Il dibattimento penale si è rivelato una “via Crucis” per il legale candidato alle elezioni amministrative dello scorso ottobre al Comune di Formia per la lista di Fratelli d’Italia. Il legale infedele aveva affidato la sua difesa all’esordio del dibattimento all’avvocato Pasquale Cardillo Cupo. La condotta processuale si è rivelata nel tempo assai singolare: il 68enne avvocato formiano ha rinunciato a difendersi sottraendosi sia all’interrogatorio sia a giustificare in qualche modo il suo comportamento. Il giudice Tavolieri, sulla base degli atti processuali in suo possesso – ha innanzitutto accolto completamente la richiesta formulata dalla Procura – ha condannato l’avvocato formiano ad un anno di reclusione e al risarcimento dei danni da liquidarsi in sede civile, gravandolo però fin d’ora del pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 3000 euro per ognuna delle costituite parti civili. La vicenda si è rivelata assai grave ed inverosimile e, dopo la pubblicazione della sentenza di condanna, potrebbe approdare sulla scrivania del presidente dell’Ordine degli avvocati di Latina (di cui è iscritto il 68enne legale di Formia) per l’adozione dei “provvedimenti del caso”.