FROSINONE – Deluso. L’avvocato Massimiliano Pica ha fatto fatica a nascondere la sua delusione alcuni minuti dopo la sentenza di primo grado con cui la Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone (presidente Francesco Paolo Mancini) per l’omicidio del 21enne di Paliano Willy Monteiro Duarte ha condannato all‘ergastolo i suoi due assistiti, i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, a 23 anni di carcere Francesco Belleggia e a 21 anni per Mario Pincarelli.
“Attenderemo le motivazioni della sentenza entro i prossimi 90 giorni – ha commentato l’avvocato Pica – ma non si possono eliminare le aggravanti per i fratelli Bianchi e condannarli al massimo della pena. Naturalmente proporremo ricorso in appello perché quello svolto a Frosinone è stato un processo mediatico. Va contro tutti i principi logici. Siamo senza parole. Dissento dalla tesi della Procura. I fratelli Bianchi quando sono scesi dell’auto non hanno avuto alcun istinto violento. Non c’è stato nessun calcio frontale, le prove non ci sono. Marco Bianchi si è subito preso le sue responsabilità dicendo di averlo colpito al fianco. Gabriele non lo ha mai colpito Willy”.
I giudici di primo grado hanno anche disposto una provvisionale di 200 mila euro ciascuno per i genitori di Willy e di 150 mila euro per la sorella. “È una sentenza giusta”, ha commentato Armando, papà di Willy, che si era costituito parte civile attraverso gli avvocati Domenico Marzi e Vincenzo Galassi – Si tratta di una sentenza ineccepibile in linea con le conclusioni del pm – hanno aggiunto i due legali – che legge le pagine processuali con un rigore assoluto e anche un riconoscimento di qualità per quanto riguarda l’attività investigativa iniziale delle forze dell’ordine”.
“La sentenza non ci riporta il nostro amato Willy ma almeno giustizia è stata fatta. Speriamo che gli altri gradi di giudizio confermino le pene”. Domenico Alfieri, sindaco di Paliano, ha commentato, piangendo, la sentenza di condanna della corte di assise di Frosinone con cui sono state accolte quasi integralmente le richieste dei due pm inquirenti, Giovanni Taglialatela e Francesco Brando:”E’ quello che speravamo in relazione al lavoro svolto, ma sappiamo che il giudizio poi si presta a delle variabili e il fatto aveva un contesto e delle sfumature che potevano dare adito a una diversa valutazione. Tuttavia le prove che avevamo prodotto erano, a nostro avviso, assolutamente sufficienti e più che fondate per chiedere quello che abbiamo chiesto”.
La condanna all’ergastolo a due giovani è sempre una sconfitta dello Stato incapace di rieducare e rimettere sulla retta via. Lo ha dichiarato in serata il dj Aniceto che ha commentato così la dura sentenza della Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone: “Non vedo trionfi nella condanna all’ergastolo di due giovani – ha detto Aniceto – La tragedia di Willy è un problema culturale e deve aiutarci a riflettere sul ruolo fondamentale che ha la scuola per combattere la cultura della violenza. Gli insegnanti non devono mai abbassare la guardia su temi bullismo razzismo e droga. Le istituzioni devono interrogarsi ed investire su prevenzione da droga ed alcol; se il povero Willy è morto è anche colpa nostra e di una società creata da una politica violenta, dagli stronzi dei genitori ‘amici’ e di quelli fieri di avere un figlio ‘macho'”.
“Tanta solidarietà ai familiari della vittima – aggiunge Aniceto, testimonial di sani valori in molti programmi tv di successo come quelli di Piero Chiambretti – Leggo commenti sui social network che fanno accapponare la pelle. Tutti felici per la condanna all’ergastolo di due giovani! Ma come siamo diventati cattivi! L’ergastolo ad un giovane è la sconfitta di uno Stato incapace di rieducare e rimettere sulla retta via. Chi parla a sproposito di questa tragedia sicuramente non ha mai frequentato il mondo della notte, la vera casa dei giovani. Fare risse purtroppo è diventata un abitudine. Quasi ogni serata finisce cosi tra alcol, droga e sguardi di troppo alle ragazze… poi ci scappa il morto. Oggi con questa condanna i morti sono diventati tre. Non riuscirò mai a condannare questi giovani sfortunati. Sono i giovani creati da una società che veicola politiche ambigue, giovani che non sanno fare i ‘giovani’ perché nessuno ha insegnato loro come essere ‘giovani’ ed è per questo che molti di loro si trasformano in ‘rifiuti’ della società”.
“Quella notte ero lì, al di là delle scuse e delle giustificazioni sulla poca illuminazione si vedeva bene tutto e ricordo bene, anche se cerco di rimuovere, che hanno infierito tutti e quattro sul mio amico – ha detto Samuele Cenciarelli, testimone nel processo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte e amico del 21enne, ai giornalisti in aula dove era attesa in mattinata la sentenza.
“Ero con Willy quando lo hanno colpito – ha racconta – Quando ho visto il primo calcio ho provato a intervenire, ma sono stato respinto anche io con un calcio. Ora si stanno arrampicando sugli specchi, ma sono colpevoli tutti e quattro e per loro, senza distinzioni, mi auguro sia ergastolo”.