FROSINONE – Nicolò non soffriva di alcuna patologia pregressa. A questo primo ed importante risultato è giunta l’autopsia che, disposta dalla Procura della Repubblica di Frosinone, è stata eseguita nella giornata di martedì presso l’istituto di medicina legale del policlinico universitario “Agostino Gemelli” di Roma. L’esame autoptico è durato diverse ore e vi hanno partecipato, oltre al professor Antonio Oliva in qualità di principale consulente della Procura a fianco di un anamo-patologo e di uno specialista di terapia intensiva pediatrica, tre periti nominati dalla famiglia del piccolo Nicolò attraverso gli avvocati Christian Alviani ed Alessandro Petricca ed altri indicati dagli attuali otto indagati. Sono otto e si tratta di medici e infermieri in servizio presso i reparti dello “Spaziani” di Frosinone – Rianimazione, pediatria e pronto soccorso – in cui era stato ricoverato il bambino di Alatri.
L’autopsia non ha risolto il mistero circa la causa del decesso di Nicolò: non aveva effettuato il vaccino anti Covid 19 ma c’era una ragione. Il pediatra aveva sconsigliato la somministrazione di questa profilassi per timore che il bambino fosse allergico a qualche farmaco. Ora saranno determinanti gli esami istologici e di laboratorio che il professor Oliva dovrà compiere prima di presentare in Procura entro i prossimi 90 giorni l’esito dell’autopsia. Intanto la salma del bambino deceduto è stata restituita alla famiglia per lo svolgimento dei suoi funerali, in programma molto probabilmente mercoledì nella stessa chiesa si era svolta lunedì sera una veglia di preghiera che si è svolta nella serata di lunedì. Intanto vanno avanti le indagini della Squadra Mobile di Frosinone sulla morte del piccolò Nicolò.
Sulla sua morte è stata aperta un’inchiesta da parte della Procura di Frosinone per capirne le ragioni. La famiglia, ovviamente sconvolta, non riesce a capacitarsi di questa morte e vuole capire che cosa sia successo al suo piccolo, se poteva essere salvato oppure no. Il bambino – come ha spiegato l’Asl di Frosinone – in una nota, è arrivato al pronto soccorso dove è stato classificato con un codice verde, poi portato in pediatria dove le sue condizioni sono peggiorate in modo repentino. Per l’azienda sanitaria non c’erano le condizioni per trasferirlo. Una ricostruzione fortemente contestata dalla famiglia, che si è rivolta appunto a due avvocati, Cristian Alviani e Alessandro Petricca, per chiedere che venga fatta piena luce sulla morte del loro bambino.