GAETA – Ma Teodolinda Morini è compatibile nel suo ruolo di Vice Sindaco al comune di Gaeta con le deleghe all’edilizia privata, benessere animale, pianificazione e Piano regolatore generale? Il quesito, tutt’altro che Shakesperiano, se lo pone l’ex candidato a sindaco Silvio D’Amante che in un circostanziato post su facebook senza mai citarla chiama in causa pesantemente l’assessore Morini. Lo fa all’indomani di un’ordinanza di sospensione che il dirigente della signora Morini, Massimo Monacelli (ancora per qualche tempo dirigente del settore Riqualificazione urbana del Comune dopo il suo passaggio alla Provincia) ha inviato a suo marito, Pietro Valente, per sospendere alcuni precisi lavori che non brillerebbero in tema di legalità e di ortodossia tecnico-amministrativa.
Nel primo Consiglio Comunale nel primo intervento che fece il candidato sindaco sconfitto D’Amante lo improntò “sulle incompatibilità che tutti gli amministratori, nessuno escluso iniziando da me, avrebbero potuto avere(contenziosi urbanistici, tasse comunali non pagate,anche una semplice multa, )”. L’ex primo cittadino del Pds di Gaeta non a caso aveva invitato la Segretaria generale ad attivare gli uffici al di là di ciò che tutti gli amministratori avessero già comunicato.
“Questo vale anche per parenti stretti o coniugi – scrive ora D’Amante – In caso di contenziosi comprovati,ordinanze urbanistiche di sospensione di lavoro o di abbattimento di manufatti, multe non pagate le conseguenze sono le dimissioni dalla carica. Anche, ma non solo, per opportunità politica”. Questo post al vetriolo l’esponente del Pd l’ha scritto all’indomani dell’ordinanza 263 emessa dall’ingegnere Monacelli il 12 luglio scorso. Rendeva noto un episodio che il 27 giugno scorso verificatosi la mattina in cui l’assessora Morini firmava l’accettazione delle deleghe conferitole dal neo sindaco di Gaeta Cristian Leccese. In quello che sarebbe dovuta essere il suo nuovo assessorato arrivavano i componenti del Nucleo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (il Nipaaf) dei Carabinieri Forestali di Latina per depositare l’esito di un sopralluogo effettuato in via dei Lauri, a Gaeta, il 26 maggio scorso, a poco più di due settimane dal voto amministrativo.
I Carabinieri su un’area di proprietà del marito dell’assessore Morini nell’ambito dei lavori relativi alla ristrutturazione di un preesistente rudere (autorizzati dalla dirigente Stefania Della Notte con il permesso a costruire numero 71 del 1 ottobre 2018 e con una successiva Scia del 28 gennaio 2022), veniva realizzato “un portico avente una superfice di 23,25 metri, posto in aderenza alla struttura esistente, in cemento armato anziché in legno, in diformità – e ora lo ribadisce anche l’ingegner Monacelli – rispetto al parere rilasciato dalla Soprintendenza alle belle arti e paesaggi il 22 luglio 2015 e alla determinazione regionale numero G10599 del 7 settembre 2015″.
Che il marito dell’assessore all’edilizia privata del comune di Gaeta possa essere indagato lo anticipa anche nella sua ordinanza di sospensione dei lavori l’ingegner Monacelli che nel suo provvedimento cita la comunicazione di reato inviata dai Carabinieri Forestali proprio nel sopralluogo nella ripartizione urbanistica del comune il 27 giugno scorso. Si può ipotizzare che il reato possa riguardare la conseguenza di quanto scrive Monacelli nella sua ordinanza di fermo dei lavori: quel portico è stato realizzato in un’area vincolata dal punto di vista paesaggistico. Monacelli naturalmente ha inviato la sua ordinanza di sospensione del cantiere al suo assessore di riferimento (e moglie di Pietro Valente) e per chiedere il suo rispetto ha chiesto l’intervento della Polizia locale, degli stessi Carabinieri Forestali, del sindaco e della segretaria generale. Valente ha avuto anche un ultimatum: di presentare entro 15 giorni – che scadranno il 25 luglio prossimo – “memorie e scritti difensivi”. In caso contrario si “provvederà all’adozione dei provvedimenti consequenziali di conseguenza”. Per il consigliere D’Amante uno è già a portata a di mano: le dimissioni dell’assessora Teodolinda Morini. O almeno.