TERRACINA – La decisione dovrà assumerla nelle prossime ore o comunque entro lunedì, giorno in cui scatteranno gli interrogatori di garanzia davanti il Gip del Tribunale di Latina Giorgia Castriota. Entro quel giorno il sindaco di Terracina Roberta Tintari, raggiunta martedì da un’ordinanza cautelare ai domiciliari con le accuse di turbata libertà degli incanti in concorso e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, dovrà far sapere se continuare a guidare o meno un comune terremotato da un’inchiesta della Procura che ha evidenziato non poche illegittimità nel rilascio e gestione delle concessioni balneari e la realizzazione di alcune opere pubbliche sul demanio.
Roberta Tintari se dovesse optare per le dimissioni immediate, il comune di Terracina verrebbe commissariato in attesa delle elezioni amministrative che si svolgerebbero solo nella prossima primavera. In caso contrario il sindaco attenderà di risolvere i suoi guai giudiziari e il comune di Terracina verrebbe guidato dal suo attuale “vice” Patrizio Avelli, l’ex capogruppo di Fratelli d’Italia che ha fatto sapere alla sua maggioranza consiliare di essere pronto a rivestire il ruolo di traghettatore.
La decisione della Tintari di dimettersi o meno interessa direttamente il suo legale, l’avvocato Dino Lucchetti, soprattutto per verificare la sua immediata strategia difensiva. Più di tutti sta verificando il contenuto delle voluminosa ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari notificata dalla Guardia Costiera e Carabinieri anche all’ex vicesindaco Pierpaolo Marcuzzi (avvocato Giulio Mastrobattista), al presidente del consiglio Gianni Percoco (difeso dall’avvocato Emilio Marigliani), ai funzionari comunali Corrado Costantino e Alberto Leone e all’imprenditore Giampiero La Rocca. Anche loro sono attesi davanti il Gip Castriota lunedì mattina per l’interrogatorio di garanzia ed è probabile che, alla stessa stregua del sindaco di Terracina, possano avvalersi della facoltà di non rispondere per poi impugnare al Riesame il provvedimento cautelare del Gip Castriota.
Martedì mattina invece sarà il turno della prime quattro persone – Ivo Di Sauro, Raffaele Graziani, Giuseppe Zappone e Giuseppe Mosa (assistiti dagli avvocati Adelindo Maragoni, Vincenzo Macari, Toni De Simone e Marco Popolla) – raggiunte dall’interdizione per un anno dai pubblici uffici e dalle attività imprenditoriali. Il giorno dopo ci sarà invece l’interrogatorio di garanzia per Davide Di Leo, Caro Michele Sinapi e Alfredo Smaltini.
Il Gip Castriota è stato molto duro sul conto del sindaco Terracina che, “ottimamente inserita all’interno del sistema dì collusioni e interferenze tra imprenditoria e amministrazione comunale di Terracina, è stata capace di intessere rapporti dì natura collusiva con numerosi imprenditori, diretti a deviare il corretto esercizio della funzione pubblica, al fine dì soddisfare la sfera di interessi dei privati in cambio dì appoggio elettorale”. L’ordinanza d’arresto, a tal riguardo, prende in prestito il contributo economico ai balneari per il servizio collettivo di salvataggio, una storia “che ha consentito di porre in risalto, in maniera lampante ed emblematica, le relazioni di reciproca convenienza tra amministratori pubblici e imprenditori locali”. Questo contributo, erogato a favore degli imprenditori balneari associati alla cooperativa Mare Monti, fu quantificato in 80mila euro senza indire alcuna procedura pubblica e “sarebbe servito, alla Giunta Tintari, per ottenere consensi in vista delle successive consultazioni elettorali”. La conclusione accertata dalla Procura e condivisa dal Tribunale: la lista “Cambiamo con Toti” – il cui coordinatore provinciale era lo stesso Marcello Masci (amministratore della cooperativa) – aveva promosso la ricandidatura a sindaco della Tintari per le elezioni amministrative dell’autunno 2020.
Insomma l’allora vice sindaco di Terracina aveva già dimostrato di “disporre della connivenza di colleghi, ai quali si è rivolta non solo per soddisfare richieste illegittime del proprio elettorato ma anche per soddisfare interessi del fratello a scapito degli interessi della collettività. In tal senso, ha mostrato di saper disporre della res publica a vantaggio dì interessi privati, facendo mercimonio della propria funzione e infrangendo il rapporto di fiducia con chi le ha accordato il potere pubblico”.
Un altro episodio nel mirino della Procura a carico della Tintari riguarda invece un verbale di deliberazione, poi sottoposto al voto unanime della Giunta, in cui venivano riportate false attestazioni. Un altro ancora la distruzione, ordinata dalla stessa Sindaca, del verbale di una riunione convocata in merito alla situazione di abusivismo accertata all’Arena del Molo, oggetto peraltro di alcuni sequestri operati nell’ambito dell’operazione della Guardia Costiera e Carabinieri.
Tutti episodi ed elementi che per il Gip Castriota potrebbero consentire alla Tintari di reiterare nei comportamenti delittuosi, “posto che la natura, il numero e le modalità di realizzazione delle condotte illecite contestati appaiono sintomatiche di una personalità spregiudicata e particolarmente propensa al reato pur di soddisfare i propri interessi”.