TERRACINA – Dopo la bufera giudiziaria, il ricorso anticipato alle urne. E’ quello che avverrà al comune di Terracina dopo le prevedibili dimissioni che Roberta Tintari ha rassegnato dall’incarico di sindaco. Ha deciso di lasciare (forse definitivamente) la politica forse dopo un nuovo incontro che ha avuto con il suo legale, l’avvocato Dino Lucchetti, lo stesso che è stato il primo ed l’unico ad avvicinarla all’interno della sua abitazione in località Calcatore a poche ore dal blitz all’alba di Carabinieri e Guardia Costiera che le avevano notificato un’ordinanza cautelare ai domiciliari con le grave ipotesi accusatorie di turbata libertà degli incanti in concorso e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.
Roberta Tintari ha deciso di rassegnare le dimissioni dall’incarico di sindaco – ottenuto nel settembre 2020 dopo una cavalcata trionfale culminata con la vittoria al ballottaggio contro il leghista Valentino Giuliani – alla vigilia dell’interrogatorio di garanzia in programma lunedì davanti il Gip del Tribunale di Latina Giorgia Castriota dove compariranno le altre persone finite ai domiciliari: dall’ex vicesindaco Pierpaolo Marcuzzi (avvocato Giulio Mastrobattista) al presidente del consiglio Gianni Percoco (difeso dall’avvocato Emilio Marigliani), dai funzionari comunali Corrado Costantino e Alberto Leone all’imprenditore Giampiero La Rocca.
La bereve nota con cui ha annunciato le sue dimissioni l’ex sindaco (ormai) di Terracina l’ha concordata con il suo stesso legale difensore, chiamato ora a tentare di ridimensionare il castello accusatorio avallato dal Gip Castriota ma costruito dal Procuratore aggiunto Carlo La Speranza e dai sostituti procuratori Giuseppe Buontempo, Valentina Giammaria e Antonio Sgarrella. E l’obiettivo, duplice, è chiaro: “tutelare la serenità familiare e la possibilità di difendersi dalle accuse con maggiore libertà”.
Insomma l’ex sindaco Tintari intende collaborare con l’autorità giudiziaria? Su questo argomento l’avvocato Dino Lucchetti preferisce non commentare: “Lo decideremo nei prossimi giorni”. Ma la decisione della Tintari di lasciare il comune di Terrracina dopo 22 mesi (a cui si aggiungono altri 15 mesi intercorsi dalle dimissioni dell’ex sindaco e neo deputato europeo di Fdi Nicola Procaccini) è un gesto inequivocabile per tentare di modificare la sua pesante posizione processuale potendo contare di raggiungere tre elementi sufficienti per ottenere la revoca o l’attenuazione degli arresti domiciliari: la reiterazione del reato, l’inquinamento delle prove ed il pericolo di fuga.
Di Certo, il giudizio del Gip Castriota – davanti al quale la Tintari potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere- non era stato tenero nei confronti dell’ormai ex sindaco di Terracina, accusata di “disporre della connivenza di colleghi, ai quali si è rivolta non solo per soddisfare richieste illegittime del proprio elettorato ma anche per soddisfare interessi del fratello a scapito degli interessi della collettività. In tal senso, ha mostrato di saper disporre della res publica a vantaggio dì interessi privati, facendo mercimonio della propria funzione e infrangendo il rapporto di fiducia con chi le ha accordato il potere pubblico”.
Per il giudice questi elementi rendono dunque palese il pericolo che l’indagata possa reiterare nei comportamenti delittuosi, “posto che la natura, il numero e le modalità di realizzazione delle condotte illecite contestati appaiono sintomatiche di una personalità spregiudicata e particolarmente propensa al reato pur di soddisfare i propri interessi”.