FORMIA – Cultura, diversità, bellezza: sono tre delle parole d’ordine emerse dall’incontro con Luca Trapanese – promotore e operatore di numerose attività del terzo settore, papà adottivo di Alba, bambina con la sindrome di Down, nonchè assessore al Welfare del Comune di Napoli, guidato dal sindaco Gaetano Manfredi. Un evento – “Diversità: a che punto siamo?”, che sabato sera ha richiamato decine di persone nella cornice della villa comunale di Formia – pensato come un confronto dalla consigliera comunale di Formia, Imma Arnone, e dal suo gruppo “Guardare Oltre”, con le diverse realtà associative del territorio – Aipd Sud Pontino, cooperativa “Nuovo Orizzonte”, cooperativa “Erasmus”, “Basket4ever”. Un confronto allargato ad un ospite come Luca Trapanese, che del settore è chiaramente esperto.
Un’esperienza che parte da lontano; accademica, legata allo studio, sì, ma forgiata da una vita condotta all’insegna di un’attitudine che oggi gli fa dire di essere “sempre stato padre”, nella misura in cui si è sempre dedicato al prendersi cura degli altri, e di aver operato una sorta di chiusura del cerchio con l’ingresso in famiglia di Alba. E’ per questo che “cultura” – quando si affronta l’argomento “disabilità” – diventa una chiave di partenza imprescindibile: l’approccio alle vite di tutti – tutti fortemente “diversi”, “belli” e “imperfetti” – richiedono attenzione e un atteggiamento scevro da pregiudizi e predisposto all’inclusione. Questo faciliterebbe il modo di vedere, pensare e – automaticamente – affrontare la realtà: perchè non sono le ambizioni di ognuno a doversi forzatamente omologare, tutt’al più sono le condizioni di partenza a doverlo essere affinchè tutti possano esprimere il meglio di ciò che sono. Siano essi Down, affetti da una qualunque patologia o – paradossalmente – bassi, alti, biondi o mori.
D’altra parte questo sarebbe più semplice da impostare laddove non si fosse persa la teoria del “villaggio” per crescere un bambino: dove nessuno viene lasciato da solo e tutti hanno le loro responsabilità nella crescita di ogni figlio che viene al mondo. Questo presupposto
lascerebbe meno spazio alla solitudine che talvolta, ancora oggi,
accoglie coloro i quali diventato genitori di bambini con patologie o sindromi. Una condizione che a Formia, per diversi anni, è stata arginata da genitori propositivi che si sono affiancati ad altri, cercando così di camminare insieme.
E’ chiaro che molto è stato fatto, a Formia, come altrove: in città c’è una “Consulta per la disabilità”, oggi presieduta da Franca Masiello; ci sono esperienze lavorative come l’ “Happy Bar” o quelle inaugurate dall’Istituto “A. Celletti” di Formia o dalle Cooperativa; ci sono esperienze sportive importanti con il “Basket4ever”; c’è un laboratorio come il “TeatraLIS”, centri diurni e così via ma c’è tanta strada da fare ancora a tutti i livelli, soprattutto quando si parla di “Dopo di Noi”.
Una definizione un po’ triste nella misura in cui pare rimandare ad un’indipendenza forzata dalla fisiologica morte dei genitori di ragazzi disabili, ma la verità è che la loro autonomia dovrebbe essere una condizione a cui lavorare a prescindere.
L’evento è, dunque, diventato un momento di condivisione di criticità, aspettative e progettualità, partendo dall’assunto che ha evidenziato Luca Trapanese che i concetti di disabilità, diversità e inclusione debbano essere maneggiati con ancora più cura dalla società e dall‘azione politica che deve imparare a tradurli trasversalmente ad ogni settore. Da par suo, nel contesto locale, la consigliera Arnone si è invece detta pronta ad accogliere le istanze recepite nell’occasione e di farsene portavoce con la sua azione amministrativa.