TERRACINA – L’ex sindaco di Terracina Roberta Tintari ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere nel primo dei sei interrogatori di garanzia fissati nella mattinata di lunedì davanti il Gip del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota nell’ambito dell’inchiesta, tutt’altro che conclusa, denominata “Free Beach”. Era lo stesso magistrato martedì scorso quando, raccogliendo una specifica e voluminosa richiesta del Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dei sostituti procuratori Giuseppe Bontempo, Valentina Giammaria e Antonio Sgarrella, aveva disposto l’emissione di sei ordinanze d’arresto ai domiciliari, sette interdizioni dai pubblici uffici e attività imprenditoriali e la notifica complessivamente di ben 57 informazioni di garanzia contestando sul rilascio delle concessioni balneari e la realizzazione di alcune opere pubbliche sul demanio marittimo reati come il falso, la turbata libertà, la frode, l’indebita percezioni di erogazioni pubbliche e la rivelazione del segreto d’ufficio.
L’ex sindaco di Tintari è stata la prima, in ordine cronologico, a varcare l’aula Gip del Tribunale di piazza Buozzi. L’ha fatto, per un beffardo gioco del destino, nei minuti in cui il Prefetto di Latina Maurizio Falco presentava alla stampa il nuovo commissario Prefettizio del comune di Terracina, il Prefetto Francesco Antonio Cappetta.
L’ex sindaco Tintari è rimasta davvero pochi minuti davanti il Gip Castriota per ribadire – come anticipato nei giorni scorsi – di avvalersi della facoltà di non rispondere. L’ex primo cittadino ha fatto ricorso a questo strumento, previsto dal Codice di procedura penale, condividendo questa scelta con i suoi due legali, gli avvocati Dino Lucchetti e Massimo D’Ambrosio. L’ha fatto presentando la sua lettera di dimissione dall’incarico con un dichiarato intento: ottenere la revoca della misura domiciliare per effetto anche dell’avvenuto commissariamento del comune di Terracina. I sostituti Sgarella e Giammaria intanto espresso parere contrario e il Gip Castriota si è riservato di decidere entro 5 giorni. “Provvederemo pertanto a ricorrere al Tribunale del Riesame, salvo rinuncia al ricorso nel caso in cui la dottoressa Castriota dovesse accogliere la nostra richiesta”- hanno fatto sapere gli avvocati Lucchetti e D’Ambrosio.
Alcuni passaggi della lettera dell’ex sindaco di Terracina sono davvero al vetriolo: “Le contestazioni rivolte nei miei riguardi, oltre che infondate, risultano palesemente errate. Indipendentemente da questo, sento il dovere di tutelare i miei familiari da tutto il fango che si sta riversando anche su di loro, per l’inaudito ma comprensibile clamore di un arresto tanto eclatante quanto ingiusto. Malauguratamente, quando verrò assolta, non ci sarà altrettanto clamore della notizia. Questo ce lo insegna la storia delle cronache giudiziarie. La mia decisione è di evitare nel breve ulteriori dispiaceri per i miei familiari, impedendo, con le mie dimissioni, che i soliti coraggiosi della tastiera possano alimentare l’insaziabile desiderio delle piazze forcaiole di veder punito colui che resta esposto alla pubblica gogna, prima ancora che il processo venga iniziato. Resto fiera del ruolo ricoperto e, soprattutto, orgogliosa del lavoro svolto, sempre con la massima trasparenza ed onestà – ha concluso l’ex sindaco nella lettera consegnata al Gip del Tribunale di Latina al servizio “non facile” della collettività. Cari saluti e in bocca al lupo … Terracina.”
Hanno deciso di rispondere alle domande del Gip alcuni degli altri indagati da martedì scorso ai domiciliari: tra questi l’ex presidente del consiglio comunale Gianni Percoco e l’ex dirigente dell’ufficio demanio del comune Corrado Costantino, rispettivamente difesi dagli avvocati Emilio Marigliani e Luca Giudetti. Si tratta di un provvedimento cautelare, quest’ultimo, notificato anche all’ex vicesindaco Pierpaolo Marcuzzi, al funzionario comunale Alberto Leone e all’imprenditore Giampiero La Rocca.
Tra martedì e mercoledì infine sono attesi davanti il Gip del Tribunale di Terracina le sette persone colpite dalle misure interdittive dai pubblici uffici o dall’attività imprenditoriali o dal divieto di dimora: si tratta di Giuseppe Zappone, Davide Di Leo, Raffaele Graziani, Ivo Di Sauro, Alfredo Smaltini, Carlo Sinapi e Giuseppe Mosa.