Cronaca

Terracina / “Free Beach”, il Deputato europeo Nicola Procaccini: “dimettermi? perchè dovrei?” [VIDEO]

TERRACINA – “Terracina è utilizzata dai nostri avversari politici per attaccare frontalmente Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia e la sua classe dirigente. Quella esplosa è una bomba ad orologeria? Sono contento che qualche dubbio lo nutriate anche voi giornalisti”. E’ terminata così una lunga conferenza stampa del deputato europeo ed ex sindaco di Terracina Nicola Procaccini ad una settimana esatta da quando i Carabinieri e la Guardia Costiera su mandato del Gip del Tribunale di Latina Giorgia Castriota, nell’ambito dell’inchiesta “Free Beach” sulle concessioni facili nel settore balneare e sulla gestione tutt’altro che ortodossa del demanio marittimo, hanno notificato sei ordinanze d’arresto ai domiciliari, sette provvedimenti interdittivi dai pubblici servizi e dalle attività imprenditoriali per indagare, con le più disparate ipotesi di reato, 57 persone.

Procaccini è il primo ad essere consapevole che questa inchiesta della Procura di Latina ha terremotato un comune, il suo, che, gestito in prima persona dal 2011 al 2019, era stato plasmato, attraverso l’elezione della sua ex vice Roberta Tintari alle amministrative del 2020, a sua immagine e somiglianza. L’ex sindaco di Terracina è indagato per turbativa d’asta ed indebita induzione a dare o a promettere utilità ma, rifugiandosi molte spesso in un sorriso condito però “di tanta amarezza”, è stato categorico su un punto: “Il modello Terracina non è stato e non sarà scalfito da questa inchiesta giudiziaria che, com’è giusto che sia, deve andare avanti. Per me non è un’opinione ma un fatto certificato da tre appuntamenti elettorali della mia comunità – Mi rendo conto che questo modello è stato sporcato e ci sarà bisogno del tempo per ripulirlo. La verità però arriva, a volte tarda un po’, ma arriva – ha cadenzato queste parole rivolgendosi lo sguardo al padre Massimo, per diversi anni anch’egli Gip e magistrato di punta presso il Tribunale di Latina – Me lo insegnano la mia cultura giuridica e la mia famiglia. Personalmente non ho nulla da temere. E l’ho spiegato a più riprese in questi giorni a Giorgia. Dimettermi dall’incarico di deputato europeo? E perché dovrei? Se riusciste a spiegarmelo voi – perché io non vedo un motivo per farmi da parte. Anzi…”.

La conclusione della conferenza stampa – sintetizzata nell’intervista video allegata – è stata un ‘continuum’ della prima parte dell’affollato e teso incontro con i cronisti organizzato nello stesso locale, l’Open Cart Cafè” che per Nicola Procaccini ha rievocato momenti più belli e gioiosi ma disertato dai vertici provinciali e regionali del suo partito. Uno su tutti la schiacciante vittoria elettorale di Roberta Tintari alle elezioni amministrative del settembre 2020. Si svolsero in anticipo rispetto alla conclusione del secondo mandato amministrativo dell’ex portavoce della leader nazionale di Fdi.

Procaccini nel giugno 2019 fu eletto parlamentare europeo ma da quel momento “l’aria nella mia città si è fatta improvvisamente pesante – ha confessato – La presentazione di alcuni esposti e i social hanno cominciato a promuovere un’azione di delegittimazione che ho avvertito nei miei riguardi ma anche nei confronti di un’amministrazione democraticamente eletta dai cittadini. Vi faccio un esempio su tutti: posso avere percepito 40mila euro per finanziare la campagna elettorale del 2019 sulla scorta di una illazione circolata in una pescheria di Terracina? Io non so nulla, non è a conoscenza la Procura perché, in caso contrario, mi avrebbe dovuto indagare per corruzione o voto di scambio e intanto questa chiacchiera finisce per diventare il titolo di qualche giornale nazionale che ha inaugurato la sua speciale campagna elettorale contro la leader nazionale del mio partito. Io a tutto questo, credetemi, non ci sto e lo dico pubblicamente”.

Procaccini dovrebbe averlo detto venerdì scorso anche a due dei quattro pm che hanno chiesto al Gip Castriota l’emissione dell’ordinanza cautelare nell’ambito dell’operazione “Free Beach”. “E’ vero, sono stato ascoltato dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dal sostituto Procuratore Valentina Giammaria ai quali ho fatto rivelare due circostanze – aveva esordito il deputato europeo di Fdi – E’ dovuto trascorrere un anno e mezzo dalla presentazione dei provvedimenti cautelari chiesti dalla Procura alla loro emissione. E, poi, sono intercettato in tutte le salse e non c’è stato uno stralcio di autorizzazione inviata al parlamento europeo di cui faccio parte. Di sicuro non si trattava di intercettazioni casuali, dal momento che le stesse ricorrevano ripetutamente tra me e altre persone con cui avevo un abituale rapporto amministrativo e politico”.

Esprimendo la sua “totale ed incondizionata solidarietà a Roberta Tintari, persona degnissima ed onesta”, l’ex sindaco di Terracina ha deciso di entrare nel merito delle accuse che gli vengono mosse. Sono praticamente due. Nella prima è indagato di turbativa d’asta in ordine alla Piano di salvataggio collettivo risalente al 2019. Procaccini non era più sindaco perché dimissionario dopo l’elezione a Bruxelles ma aveva accettato di “dare una mano” all’amministrazione guidata dalla sua ex vice rivestendo l’incarico di assessore all’attuazione del programma del Comune. Il progetto di salvataggio collettivo era stato approvato dalla Capitaneria di Porto di Terracina con l’ordinanza numero 58/2019, su proposta della cooperativa Mare e Monti, condivisa e sottoscritta dalle organizzazioni sindacali di categoria, il Sib ed il Cna.

Successivamente l’Ufficio Circondariale Marittimo di Terracina ha notificato al Comune di Terracina l’approvazione del “Piano di Salvataggio Collettivo”. Il piano consisteva nel salvataggio balneare con postazioni fisse e bagnini su tutte le spiagge di Terracina, sia quelle in concessione a privati che libere o in concessione al Comune. Pertanto il Comune doveva contribuire in quota parte al finanziamento del piano approvato dalla Capitaneria di porto. L’attività era stata regolarmente svolta e “il Comune – ha aggiunto Procaccini – ne ha beneficiato in termini di sicurezza pubblica, di attrattività turistica, e per il mantenimento della bandiera blu. Al momento di erogare il contributo si generò un empasse amministrativo con riguardo all’individuazione del beneficiario e all’importo da corrispondere”.

Secondo alcuni dirigenti comunali il contributo doveva essere erogato direttamente nei confronti della cooperativa Mari e Monti, secondo altri nei confronti delle organizzazioni sindacali, le uniche ad aver avuto una interlocuzione diretta con l’ente comunale attraverso la richiesta, protocollata, di erogazione del contributo. Seguirono mesi di ipotesi, consultazioni e riunioni per individuare la soluzione più giusta e legalmente corretta quando la Giunta il 31 dicembre con la delibera 252 stabilì di erogare il contributo alle organizzazioni sindacali e nella misura di 48mila euro, comprensiva di Iva, per l’affidamento diretto dei servizi. “Personalmente non ho mai preso parte a quella giunta poiché, come si evince dal verbale, mi trovavo a Strasburgo e dunque ero assente. Curiosamente ciò non viene rilevato nell’ordinanza, mentre attraverso una lunga sequela di intercettazioni telefoniche indirette ed ambientali veniva rilevato il mio legittimo interesse amministrativo e politico affinché si trovasse una soluzione all’empasse amministrativo, senza violare la legge”. La conclusione fu un’altra: il Comune di Terracina non ha mai erogato il contributo poiché i sindacati balneari, essendo associazioni senza scopo di lucro, non disponevano di un proprio conto corrente. “Il Comune – ha aggiunto l’ex sindaco – ha usufruito dell’attività di salvataggio balneare sulle spiagge di propria competenza, senza aver mai pagato neppure un centesimo di euro”.

La seconda ipotesi accusatoria per la quale Procaccini è sott’inchiesta riguarda l’induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo l’accusa avrebbe indotto con modi bruschi una dipendente comunale, Graziella Falovo (“una mia amica carissima peraltro”) a rilasciare indebitamente un’autorizzazione per l’installazione di alcuni gonfiabili in mare, in qualità di ex sindaco e membro del parlamento europeo. Procaccini da buon figlio di magistrato e avvocato ha subito evidenziato “un errore macroscopico”. La discussione non può che essere avvenuta anteriormente alla data del 10 giugno 2019, “probabilmente negli ultimi giorni di maggio 2019”. Al’epoca dei fatti Procaccini non era ancora deputato (la proclamazione è del 2 luglio 2019), mentre era certamente e a tutti gli effetti sindaco di Terracina.

“Questa discussione, una delle tante avute durante il mio mandato da sindaco, si definisce – ha ossservato Procaccini – dunque nel normale rapporto di collaborazione tra il capo dell’amministrazione comunale ed una sua dipendente della stessa che, secondo me, deve ringraziare per quel rimbrotto”. La signora Falovo avrebbe preteso l’acquisizione della residenza nel Comune di Terracina da parte del titolare dell’Oasi Sea Park per il rilascio dell’autorizzazione per l’installazione di un piccolo parco acquatico nella zona dell’Arena del Molo: “La dipendente, sicuramente in buona fede, ha rischiato di commettere una palese omissione in atti di ufficio qualora non avesse considerato sufficienti le altre tre opzioni previste in un Decreto Ministeriale del 2007. Una di queste prevede che il richiedente potesse anche non essere residente a Terracina. Mi si accusava ora di aver chiesto il rispetto della legge e di realizzare un’attività turistica pubblica da cui la città e i suoi turisti avrebbero tratto un importante beneficio. Ciò che rende questa accusa inconsistente è, tra l’altro, anche il fatto che l’autorizzazione sia stata rilasciata dalla stessa dipendente il 10 giugno, solo dopo che il richiedente era stato costretto a prendere la residenza a Terracina. Quindi secondo il suo errato convincimento. Il reato per cui sono indagato, a seguito del mio legittimo rimprovero a una dipendente comunale, prevede – ha alzato la voce Procaccini – una pena carceraria da 6 a 10 anni. Qualcuno mi dica se un sindaco di un qualunque comune d’Italia può permettersi di correre un rischio del genere nell’esercizio del suo mandato elettivo….”

INTERVISTA Video Nicola Procaccini, parlamentare europeo Fratelli d’Italia

 

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