FORMIA – La mancata realizzazione del porto turistico “Marina di Cicerone” a Formia continua ad essere causa di guai per tre ex responsabili e per un ex funzionario della ripartizione urbanistica del comune. Dopo la loro messa in mora i quattro hanno ricevuto in questi giorni la conclusione delle indagini con l‘ipotesi di danno erariale, di circa tre milioni e mezzo di euro. Hanno avuto un termine di venti giorni per chiedere di esseree interrogati o presentare le loro memorie prima che Procura regionale presso la Corte dei Conti, alla luce di un’inchiesta promossa dalla Guardia di Finanza che ha monitorato la procedura iniziata 12 anni fa, possa chiedere il loro rinvio a giudizio.
A realizzare l’opera sarebbe dovuta essere, attraverso un progetto di finanza, la società romana “Gruppo Ranucci Finanziaria e partecipazione srl”. I tre ex dirigenti ed il funzionario del settore urbanistica del comune di Formia sono stati citati per l’importo della valanga di incarichi e di consulenze conferiti, a funzionari comunali e a tecnici ester-ni, nell’ambito del tentativo, poi abortito, di dotare la città di un moderno approdo turistico nello specchio di mare antistante Molo Vespucci.
La Procura regionale presso la Corte dei Conti con questa inchiesta ha voluto censurare l’operato dello stesso comune che prima ha offerto la sua disponibilità tecnico amministrativa nei confronti del soggetto privato per poi finire nel mirino dello stesso gruppo imprenditoriale vicino all’ex Senatore Pd Raffaele Ranucci. La società “Marina di Cicerone nel corso del tempo ha fatto dietro front proponendo al Tribunale Civile di Cassino un risarcimento danni di 3 milioni e 29mila euro per la mancata realizzazione del nuovo porto turistico.
Insomma per il comune di Formia, dopo il danno anche la beffa, “addolcita” da un’ordinanza dello stesso Tribunale che ha proposto alle parti di sottoscrivere un accordo bonario di quasi 500 mila euro. In effetti il comune è stato invitato a restituire soltanto la quota incassata 12 anni fa – una sorte di fidejussione, per rilasciare – cosa mai avvenuta – la concessione demaniale. Questa richiesta venne ritirata dal gruppo Ranucci che rinunciò a realizzare il porto , oltre ad essere anti economico, alla luce del parere contrario della Capitaneria di porto di Gaeta ed il mancato arrivo della “Vas” speciale della Regione Lazio.