Difese all’attacco mercoledì nella nuova e, per certi versi, drammatica udienza del processo per la morte di Sara Basso, la morte della 13enne originaria di Supino ma residente a Morolo annegata il 12 luglio 2018 nella piscina del “Grand Hotel Virgilio” di Sperlonga dove stava trascorrendo una breve vacanza con i suoi genitori. Davanti il giudice monocratico del Tribunale Francesco Valentini è stato più volte incalzato l’ex manutentore della piscina che, indagato inizialmente per concorso in omicidio colposo dal sostituto procuratore Valerio De Luca, è uscito di scena dalla vicenda dopo l’archiviazione richiesta dalla stessa Procura.
L’uomo, di Gaeta, ha smentito di svolgere questo incarico riferendo di aver fornito soltanto i ricambi per la gestione della piscina ogniqualvolta gli veniva richiesto. Il tecnico, inizialmente difeso dall’avvocato Pasquale Di Gabriele, dimostrò inoltre l’assenza di un qualsivoglia contratto in base al quale avrebbe svolto quel ruolo nel luogo di questa immane tragedia. I legali dei tre imputati, gli avvocati Vincenzo e Matteo Macari e Massimo Signore, hanno mostrato al Tribunale di Latina alcune fatture emesse dal teste in base alle quali avrebbe svolto invece l’incarico di manutentore della piscina killer.
In aula, poi, sono stati interrogati un ex dipendente dell’albergo di Sperlonga – fu il primo a gettarsi in acqua nel tentativo di salvare Sara – ed un ispettore dell’Asl di Latina, secondo il quale la struttura ricettiva aveva realizzato la piscina sulla scorta delle disposizioni normative in vigore all’epoca. Sul banco degli imputati ci sono tuttora Mauro Di Martino e Francesco Saverio Emini, rispettivamente di 45 e 72 anni, amministratore di fatto e amministratore legale della società proprietaria dell’albergo di Sperlonga teatro della tragedia, ed Ermanno Corpolongo, 76 anni di Itri, in qualità di costruttore della piscina.
Secondo l’accusa la bambina sarebbe stata risucchiata dal bocchettone di aspirazione della piscina non riuscendo più a risalire a galla a causa di una forza pari a 480 chilogrammi. Il processo per l’audizione di altri testi della difesa proseguirà il prossimo 30 novembre, il cui svolgimento è stato contrassegnato dalle risultanze dei periti della Procura, i professori Remo Calzona e Gabriele Novembri, secondo i quali la tragedia insomma sarebbe stata provocata dagli errori di progettazione sia dell’impianto che della struttura. I consulenti delle difese, il professor Marco Scarselli e l’ingegner Daniele Sparagna sono arrivati ad una conclusione: la griglia di filtraggio dell’acqua si è spaccata per usura provocando l’effetto di potente aspirazione dell’impianto asservito alla vasca di idromassaggio.