SABAUDIA – La direzione generale dell’Asl di Latina si è costituita parte civile venerdì nelle battute iniziali dell’udienza preliminare in cui, davanti il Gup Pierpaolo Bortone, rischiano il processo cinque persone con le ipotesi di reato di iIlecita prescrizione di farmaci ad azione stupefacente, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, frode processuale, falso e truffa ai danni dello Stato.
Una farmacista di Sabaudia, un avvocato ed altre due persone furono coinvolte il 25 maggio 2021 nell‘operazione “No Pain” che, coordinata dai Carabinieri dei Nas, culminò con l’arresto del medico e la sospensione dei tre professionisti per la durata di un anno. Secondo l’accusa il medico di medicina generale avrebbe rilasciato illecitamente, per finalità non terapeutiche, a 222 assistiti di nazionalità indiana impiegati nel settore agricolo, circa mille prescrizioni mediche a carico del servizio sanitario nazionale per oltre 1500 confezioni di un farmaco stupefacente.
L’obiettivo – ed è stata questa la conclusione investigativa della Procura e del sostituto procuratore Valerio De Luca – non sarebbe stato quello di curare patologie degli assistiti ma consentire ai braccianti di sopportare la fatica di turni pesantissimi di lavoro nel settore agricolo. Le indagini hanno accertato come le esenzioni del ticket sanitario avessero causato anche un danno erariale al servizio sanitario per 24.128 euro così come il medico abbia prescritto farmaci in realtà mai consegnati ai pazienti intestatari delle ricette, il cui costo veniva rimborsato però alla farmacista di Sabaudia.
Nei confronti del legale è stato ipotizzato, in particolar modo, il reato di frode processuale in concorso con il medico. E’ accusato di aver rilasciato un falso certificato a favore di un suo cliente finito in carcere. La documentazione gli riconosceva una patologia psichiatrica a causa della quale sarebbe stata definita incompatibile la sua detenzione in carcere. Proprio il legale ha chiesto di essere interrogato per specificare che prima dell’episodio contestato dalla Procura non aveva mai incontrato il medico al quale si era rivolto soltanto per ottenere una certificazione per il Tribunale di sorveglianza che attestasse i problemi psichiatrici del suo cliente.
Se l’udienza preliminare entrerà nel vivo l’11 novembre prossimo, il medico ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato e lo scorso giugno è stato condannato a 5 anni e quattro mesi di carcere.