SABAUDIA – L’altra faccia della stessa medaglia, quella del caporalato e dello sfruttamento del lavoro nel settore agricolo della provincia di Latina. Ne è convinto il sociologo e giornalista Marco Omizzolo rivelando la notizia di un suicidio, avvenuto nella giornata di lunedì, di un bracciante impegnato in un’azienda agricola di Sabaudia. Aveva soltanto 24 anni Jaspreet, un ragazzone di nazionalità indiana che ha deciso di farla finita impiccandosi all’interno della struttura produttiva in cui lavorava da tempo. Forse non ha retto la disperazione il bracciante 24enne, forse stanco, soprattutto dal punto di vista psicologico, dei durissimi turni di lavoro cui era sottoposto.
A cercarlo di capirlo sono ora i Carabinieri della Compagnia di Latina che hanno avviato specifici accertamenti per stabilire un eventuale collegamento tra il lavoro svolto dal 24enne e la decisione di mettere in atto l’insano gesto. La notizia del suicidio rivelata da Marco Omizzolo sui social non ammette commenti: “Un altro ragazzo indiano di 24 anni si è suicidato in una azienda agricola di Sabaudia– ha scritto sulla sua pagina facebook – Ancora una volta, non a caso, per impiccagione. È una strage che cade proprio il giorno che ricorda una delle peggiori tragedie del Mediterraneo avvenuta nel 2013 a largo di Lampedusa. Anche all’epoca io c ero. Omicidi via terra e via mare. ‘Siamo tutti colpevoli’ diceva Dostoevskij. Aveva ragione. Siamo tutti colpevoli, nessuno escluso. Questa battaglia per la democrazia abbiamo deciso di perderla. Caro Jaspreet perdonaci. O forse, meglio, perseguita le nostre coscienze per sempre”.
Le indagini dei Carabinieri sono appena agli inizi ma la decisione di Jaspreet di farla finita non è purtroppo isolata. Un altro bracciante indiano si tolse la vita. La tragedia si verificò nel giugno 2020 quando un giovane di 25anni si impiccò sempre ad una corda e sempre in cima alla scala dell’alloggio che condivideva con altri connazionali.