FROSINONE – 408 pagine per offrire un’altra verità sul giallo di Arce, sulla scomparsa e sull’uccisione – avvenuta il 1 giugno 2001 – della 18enne Serena Mollicone. Gli atti, le consulenze e i le arringhe prodotte dai periti e dai difensori degli ormai ex cinque imputati per il delitto della studentessa sono stati raccolti in un volume che, destinato ad alimentare ulteriori polemiche, sarà presentato per la prima volta sabato 8 ottobre, alle 17, presso il Forum Palace Hotel di Cassino cui seguiranno le analoghe iniziative del 15 ottobre presso il Club Nautico di Gaeta e del 21 ottobre presso la libreria Medichino di Roma.
Il volume d’intitola molto semplicemente “Il Giallo di Arce-Omidicio di Serena Mollicone” ed è stato quattro a mani dal criminologo Carmelo Lavorino e dallo psicologo forense, due degli esponenti di punta del collegio difensivo che il 15 luglio scorso al termine di un processo durissimo durato oltre un anno e mezzo e caratterizzato da quasi udienze, ha contribuito all’assoluzione da parte della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino delle cinque persone – Franco, Annamaria e Marco Mottola, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale – imputate per la scomparsa e per l’omicidio di Serena e per i presunti depistaggi compiuti all’indomani della studentessa di Arce e per l’istigazione al suicidio del brigadiere di Sora Santino Tuzi avvenuto nell’aprile 2008.
Di questo volume ne parlfraca il professor Carmelo Lavorino che nell’intervista video allegata illustrata il lavoro processuale compiuto – caratterizzato da una super consulenza che , tra feroci e velenose polemiche, ha contribuito alla clamorosa assoluzione dei cinque imputati. La presentazione del volume avviene alla vigilia della pubblicazione – molto attesa – delle motivazioni con i cui i giudici togati del Tribunale di Cassino, l’ex presidente Massimo Capurso ed il giudice a latere Vittoria Sodani , e quelli popolari hanno assolto “la famiglia Mottola, Quatrale e Suprano” e hanno impedito “un terribile errore giudiziario”.
Per il professor Carmelo Lavorino la sentenza di assoluzione piena del 15 luglio è stata invece la “vittoria della scienza, della logica e dell’intelligenza, della freddezza, della civiltà giuridica e del diritto”. Per quest’ultimo contesta sottolinea l’insostituibile e prezioso operato degli avvocati Francesco Germani, Mauro Marsella, Piergiorgio Di Giuseppe, Enrica Meta, Francesco Candido e Paolo D’Arpino, Cinzia Mancini ed Emiliano Germani che, “nonostante qualche imcomprensione che non poteva non avvenmire come in ogni buona famiglia”, hanno sempre creduto nell’innocenza dei cinque imputati. Lavorino, incalzato, si è riferito all’episodio relativo alla decisione dell’ex Comandante della Caserma di Arce Franco Mottola di evitare l’interrogatorio da parte dei sostituti procuratori Maria Beatrice Siravo e Carmen Fusco e della stessa Corte d’assise del Tribunale ma di rendere dichiarazioni spontanee. Lavorino non condivise questa seconda opzioni e si dimise da portavoce del pool difensivo per poi tornare nei ranghi dopo 24 ore.
Nell’intervista il criminologo di Gaeta spiega perché la Caserma e la porta dell’alloggio sfitto del primo piano della stessa struttura militare di Arce non c’entrino con l’omicidio di Serena. La studentessa non è stata uccisa lì venerdì 1 giugno 2001 e “se la Procura vuole sono pronto a aiutarla – aggiunge Lavorino – per la ricerca del vero assassino”. Lavorino sostiene di comparare le impronte digitali lasciate sul nastro adesivo con cui fu immobilizzato il cadavere di Serena con quelle dell’autore di un altro delitto che nel frattempo è deceduto. “L’opione pubbluca ha il diritto dovere di conoscere la verità dei fatti – ha aggiunto Lavorino – che per anni presa per i fondelli dalla campagna colpevolista, tipo ‘caccia all’untore di manzoniana memoria”. Il criminologo sa che la pubblicazione delle motivazioni alla base delle sentenza d’assoluzione, attesa per il 15 ottobre, sarà il primo momento di “un ritorno di fiamma” della Procura di Cassino che sicuramente produrrà un ricorso davanti la Corte d’assise d’appello di Roma.
“Noi speriamo nell’esclusivo interesse della verità, della famiglia e della memoria di Serena – ha osservato il criminologo – ripartano anche le indagini che sono molto più facili di quanto si creda. Basta abbandonare pregiudizievoli piste che sinora non hanno portato purtroppo a nulla dopo 21 anni. Anzi siamo convinti che Serena, dopo il delitto del 1 giugno 2001, sia stata uccisa altre due volte con l’assoluzione in tre gradi di giudizio di Carmine Belli e con la sentenza di proscioglimento del 15 luglio scorso”.
Di quell’afoso venerdì estivo sono finite negli archivi della cronaca giudiziaria italiana le immagini di quanto avvenne in piazza Labriola subito dopo la sentenza di assoluzione letta dal presidente Massimo Capurso. Fu lo scenario di una caccia all’uomo, tentativi di aggressione e minacce all’indirizzo dei cinque imputati e dei rispettivi legali. Il bersaglio preferito dei contestatori, “di cui siamo tutto”, fu proprio il professor Lavorino che ha confermato come nel giorno in cui saranno rese note le motivazioni dell’assoluzione della famiglia Mottola (“Franco, Marco e Annamaria dopo anni hanno ripreso a vivere una vita normale nella loro Teano ma di questa storia non vogliono sapere più nulla”) di Quatrale e di Francesco Suprano sarà presentato in Procura un esposto per “punire coloro che si erano protagonisti di una gazzarra deplorevole e di pessimo gusto….Non l’avrebbe presa bene la stessa Serena Mollicone”.
INTERVISTA video Carmelo Lavorino, criminologo