FORMIA – Sono stati già perdonati dai genitori di Romeo Bondanese – Domenico e Civita – ma resta grave, ingiustificabile, il loro gesto commesso la sera di martedì grasso 2021. Non si è spenta l’eco a Formia della sentenza – definita all’unisono “ingiusta” – del Gup del Tribunale di Minorenni di Roma, Efisia Gaviano, che aveva deciso l’ammissione alla prova, per la sola durata di due anni, nei confronti del 17enne di Casapulla ritenuto l’autore dell’accoltellamento mortale dello studente formiano frequentante l’istituto nautico “Giovanni Caboto” di Gaeta.
Dovranno affrontare, invece, un percorso di recupero per un anno gli altri tre giovani casertani che – secondo l’accusa formalizzata dal sostituto procuratore Maria Perna – parteciparono alla rissa che precedette l’omicidio. Nei riguardi dei quattro giovani, dopo la decisione del Tribunale dei minorenni, a distanza di qualche giorno non è affatto tenero un parroco di Formia diventato un insostituibile punto di riferimento per tante famiglie e giovani in difficoltà. Si tratta di don Mariano Salpinone, il sacerdote del villaggio Don Bosco che dal primo minuto, dopo il delitto di ponte Tallini, è stato vicino ai genitori di Romeo e a tanti giovanissimi sotto shock per l’immagine tragedia provocata dal delitto di un 17enne come tanti.
In un lungo e cadenzato intervento sui social don Mariano Salpinone è stato duro, categorico ma anche misericordioso. “La punizione – ha detto – non deve essere demonizzata perché resta un periodo importante per capire la gravità del gesto di cui questi ragazzi sono stati responsabili. Io spero che utilizzino al meglio questo tempo. Una lezione gli è stata fornita subito dopo la tragedia dai genitori di Romeo che, nonostante l’irreparabile perdita di un figlio, sono stati davvero unici ed impeccabili a perdonarli”.
Per il padre spirituale della famiglia Bondanese, tuttavia, per l’omicida di Romeo due anni di volontariato da trascorrere in alcune parrocchie del casertano “possono e non devono diventare un contrappeso rispetto ad una sentenza emessa da un sistema, quello della giustizia minorile in Italia, definito “profondamente ingiusto”. Questi ragazzi, che non vanno lasciati soli, devono dimostrare di aver capito la lezione di aver sbagliato. Due anni sono tanti come potrebbero risultare anche pochi”.
INTERVISTA Don Mariano Salpinone, parroco Villaggio Don Bosco