MINTURNO – Nella tardissima serata di martedì il Tribunale del Riesame di Roma ha totalmente accolto la linea difensiva dell’Avvocato Pasquale Cardillo Cupo e ha letteralmente strappato l’ordinanza di custodia cautelare emessa in danno di Carmine Brancaccio, accusato di essere complice del fratello Giuseppe nella sparatoria avvenuta a Scauri nel ristorante “La Nueva Moet” avvenuta lo scorso 28 aprile.
Il GIP Perna del Tribunale di Cassino, non credendo ad una parola dell’indagato durante il suo interrogatorio in carcere applicò all’uomo la custodia cautelare in carcere per il duplice tentativo di omicidio unitamente al fratello Giuseppe.
L’Avvocato Cardillo Cupo, tuttavia, certo dell’innocenza del suo assistito, dava seguito ad una serie di investigazioni difensive che documentavano come Carmine Brancaccio fosse stato assente al momento della lite presso la società di scommesse sportive tra la vittima ed il fratello, fornendo al Riesame la prova che Carmine quel pomeriggio fosse uscito per acquistare delle figurine Panini per il giovane figlio presso l’edicola a Piazza Rotelli dove incontrava solo casualmente il fratello che gli chiedeva un passaggio alla Nueva Moet senza svelargli le sue reali intenzioni.
Ma elemento ancor più determinante e sorprendente è stata certamente la produzione di alcune conversazioni su WhatsApp ed una telefonata dallo stesso effettuata la sera stessa della sparatoria ai Carabinieri di Scauri per incontrarli spontaneamente, sempre a piazza Rotelli, intorno alle 21.30.
Infatti, tra gli elementi che indussero il GIP del Tribunale di Cassino a dubitare dell’innocenza di Carmine Brancaccio figurava un verbale dei Carabinieri di Scauri che parlava di tentativo dell’indagato di sottrarsi alle sue responsabilità e di continue ricerche dello stesso che solo in tarda serata si concretizzavano nel suo arresto a Piazza Rotelli.
Dura in aula la difesa contro questa circostanza al Riesame, dove all’udienza di lunedì l’avvocato Cardillo Cupo produceva le prove del contrario e l’immediata rimessione in libertà dell’indagato per totale assenza di gravi indizi a suo carico, essendosi limitato a dare un passaggio al fratello, incontrato casualmente sulla Via Appia al ritorno dall’edicola.
Dall’analisi delle ultime chiamate del telefono, prodotto dalla difesa, emergeva chiaramente una telefonata di Carmine Brancaccio ai Carabinieri di Scauri la sera del fatto privando così di credibilità la circostanza del suo tentativo di dileguarsi.
Nella tarda serata, quasi nottata di martedi, la decisione del Tribunale della Libertà di Roma: Carmine Brancaccio non doveva essere neanche arrestato e va immediatamente rimesso in libertà per totale assenza di gravità indiziaria a suo carico. Nessuna misura cautelare in suo danno, neanche la firma.
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